20 novembre. In questa rubrica "la sinistra e l'euro" non potevamo mancare di segnalare la posizione di Giulietto Chiesa (nella foto), il gorbacioviano. Nomen omen. Come un Papa in preda ad un mistico delirio lancia una solenne scomunica: l'uscita dall'euro è bollata come una «scorciatoia demagogica», una «risposta reazionaria», una «robaccia di scarto», una «spazzatura reazionaria», un «nazionalismo xenofobo». Leggere per credere.
«A maggio 2014 si vota per un nuovo Parlamento Europeo. Difendere questa Europa è impossibile. È divenuta una struttura autoritaria, che conserva solo un cerimoniale democratico. Maggiordomi, camerieri, camarlenghi, servitori di camera, affaristi, campanari, prostituti, talvolta semplici illusi che vengono guidati per mano da lobby potenti e astute. Che fungono a copertura per poteri che nessuno ha mai eletto e che non desiderano neppure di essere eletti: non ne hanno bisogno per comandare.
Dunque questa Unione Europea è da combattere con tutte le forze di cui disponiamo. Senza alcun dubbio: questa è un'Europa contro i popoli. Un'Europa delle banche e dei mercati. Un'Europa che prepara guerra e si nutre di ingiustizie.
Ma noi non siamo per "nessuna Europa", siamo per "un'altra Europa". E qui è la differenza da tenere alta, come uno scudo che ci impedisca di essere insozzati dagli schizzi di stupidità, nei prossimi mesi. Perché è ormai pieno di partiti e movimenti, in tutti i paesi europei, che puntano direttamente e semplicemente a cancellare l'Europa. In nome non dei popoli, ma di un nazionalismo di ritorno, virulento, ottuso come sempre lo sono i nazionalismi, xenofobo, separatista, bellicoso.
Noi non intendiamo confonderci con questa robaccia di scarto. Ma saremmo ingenui se la sottovalutassimo. Perché cresce come la gramigna, come la spazzatura e i rifiuti che sono ormai troppi. Ed è spazzatura che già cerca di organizzarsi in sistema anch'essa. Da nord a sud cresce dappertutto.
È la risposta reazionaria alla reazione finanziaria che ci governa. Dal partito dei Finnici, al Fronte Nazionale di Marine Le Pen (già in testa ai sondaggi); dal Partito (razzista) della Libertà dell'olandese Geert Wilders, ai Democratici Svedesi, al Vlaams Belang; dallo Jobbik ungherese all'Alba Dorata greca. Per arrivare ai più rispettabili (si fa per dire) Independence Party britannico, e alla Alternative Für Deutschland. L'elenco è più lungo. Ve la figurate un'Europa fatta di staterelli più o meno grandi, che chiudono le frontiere interne, che cominciano a disputarsi territori contesi, che deportano gl'immigrati, che segregano le minoranze etniche e linguistiche al loro interno. Saremmo in un inferno, altro che Erasmus!
Tutti questi partiti e movimenti - l'avrete notato - si muovono con la bandiera innestata dell'uscita dall'Europa e, naturalmente, dall'euro. Ora, tutti sappiamo che l'euro è diventato una tagliola, un cappio scorsoio che c'impicca. Ma che sia l'euro la causa di tutto questo non lo credo. La crisi del debito non è nata con l'euro e uscire dall'euro non ci salverà. Ma l'offensiva contro l'euro è la scorciatoia demagogica più semplice. Tanto semplice che, in Italia, chi la sceglie si troverà a fianco della Lega e di Berlusconi, o dei suoi epigoni. Compagnia sgradevole.
Noi in quella compagnia, insieme ai vari Paragone di turno, che, venendo dalla Lega, si portano dietro tutto il suo liquame, e che adesso cavalcano il ronzino più comodo per darla a bere al gonzo, in quella compagnia non vogliamo andare.
Forse (ma non credo) resteremo in minoranza. Ma - in questo caso - meglio soli che male accompagnati. Io voglio un'Europa democratica e solidale, e giusta e pacifica. E forte abbastanza per contare nell'arena mondiale. La voglio libera da ogni alleanza militare. Nessuno dei nemici giurati dell'Europa e dell'euro dice queste cose. E questa è la ragione principale che mi fa diffidare di loro. Di tutti, siano essi di destra o di sinistra».
Fonte: Megachip
«A maggio 2014 si vota per un nuovo Parlamento Europeo. Difendere questa Europa è impossibile. È divenuta una struttura autoritaria, che conserva solo un cerimoniale democratico. Maggiordomi, camerieri, camarlenghi, servitori di camera, affaristi, campanari, prostituti, talvolta semplici illusi che vengono guidati per mano da lobby potenti e astute. Che fungono a copertura per poteri che nessuno ha mai eletto e che non desiderano neppure di essere eletti: non ne hanno bisogno per comandare.
Dunque questa Unione Europea è da combattere con tutte le forze di cui disponiamo. Senza alcun dubbio: questa è un'Europa contro i popoli. Un'Europa delle banche e dei mercati. Un'Europa che prepara guerra e si nutre di ingiustizie.
Gorbaciov e Chiesa |
Ma noi non siamo per "nessuna Europa", siamo per "un'altra Europa". E qui è la differenza da tenere alta, come uno scudo che ci impedisca di essere insozzati dagli schizzi di stupidità, nei prossimi mesi. Perché è ormai pieno di partiti e movimenti, in tutti i paesi europei, che puntano direttamente e semplicemente a cancellare l'Europa. In nome non dei popoli, ma di un nazionalismo di ritorno, virulento, ottuso come sempre lo sono i nazionalismi, xenofobo, separatista, bellicoso.
Noi non intendiamo confonderci con questa robaccia di scarto. Ma saremmo ingenui se la sottovalutassimo. Perché cresce come la gramigna, come la spazzatura e i rifiuti che sono ormai troppi. Ed è spazzatura che già cerca di organizzarsi in sistema anch'essa. Da nord a sud cresce dappertutto.
È la risposta reazionaria alla reazione finanziaria che ci governa. Dal partito dei Finnici, al Fronte Nazionale di Marine Le Pen (già in testa ai sondaggi); dal Partito (razzista) della Libertà dell'olandese Geert Wilders, ai Democratici Svedesi, al Vlaams Belang; dallo Jobbik ungherese all'Alba Dorata greca. Per arrivare ai più rispettabili (si fa per dire) Independence Party britannico, e alla Alternative Für Deutschland. L'elenco è più lungo. Ve la figurate un'Europa fatta di staterelli più o meno grandi, che chiudono le frontiere interne, che cominciano a disputarsi territori contesi, che deportano gl'immigrati, che segregano le minoranze etniche e linguistiche al loro interno. Saremmo in un inferno, altro che Erasmus!
Con Di Pietro ai tempi de L'Ulivo |
Tutti questi partiti e movimenti - l'avrete notato - si muovono con la bandiera innestata dell'uscita dall'Europa e, naturalmente, dall'euro. Ora, tutti sappiamo che l'euro è diventato una tagliola, un cappio scorsoio che c'impicca. Ma che sia l'euro la causa di tutto questo non lo credo. La crisi del debito non è nata con l'euro e uscire dall'euro non ci salverà. Ma l'offensiva contro l'euro è la scorciatoia demagogica più semplice. Tanto semplice che, in Italia, chi la sceglie si troverà a fianco della Lega e di Berlusconi, o dei suoi epigoni. Compagnia sgradevole.
Noi in quella compagnia, insieme ai vari Paragone di turno, che, venendo dalla Lega, si portano dietro tutto il suo liquame, e che adesso cavalcano il ronzino più comodo per darla a bere al gonzo, in quella compagnia non vogliamo andare.
Forse (ma non credo) resteremo in minoranza. Ma - in questo caso - meglio soli che male accompagnati. Io voglio un'Europa democratica e solidale, e giusta e pacifica. E forte abbastanza per contare nell'arena mondiale. La voglio libera da ogni alleanza militare. Nessuno dei nemici giurati dell'Europa e dell'euro dice queste cose. E questa è la ragione principale che mi fa diffidare di loro. Di tutti, siano essi di destra o di sinistra».
Fonte: Megachip
14 commenti:
La storia dell'Europa dei popoli la si sente anche dalle parti di Lega, FN e liquame vario.
Ma Chiesa lo sa?
Demetrio
DE Gaulle, che Roger Peyrefitte asseriva essere di origini ebraiche, avrebbe voluto "l'Europa delle Patrie" secondo criteri che personalmente mi sento di condividere specie con quel che sta accadendo di un'Europa fatta a fette commestibili per le lobby di turno. Stalin, il Grande Stalin (la seconda guerra mondiale l'avrebbe vinta qualcun altro se non ci fosse stato Stalin) fu accusato di "nazionalismo" e per questo suo atteggiamento fu "fatto fuori". Stalin si sentiva "russo" oltre che comunista ed era ogoglioso della sua nazionalità. Voler abolire le "patrie" porta alla disgregazione dell'Umanità e preparare la strada per un dominio universale ferreo, spietato e disumano senza prospettive di libertà per i sottomessi schiavizzati.
La sovranità popolare democratica che viene vista come il più becero dei nazionalismi, che dire? Nulla se non che Chiesa si dimostra, come già in passato, intellettualmente limitato quando non in malafede (come nel mettere in ridicolo l'analisi critica sull'undici settembre deviandola dalle motivazioni politiche ed economiche).
Pigghi
Una cosa è vera: il potere degli oligopoli e delle loro banche, che ha vinto col ricatto il potere politico, viene da lontano, da oltreatlantico, nella sua formulazione attuale della BC "indipendente" (che il malconsigliato Grillo da per verità acquisita, nel suo ondeggiare autolesionista).
Il gusto della truffa come degenerazione del delirio di onnipotenza della finanza è tipicamente anglosassone, connaturato con la loro versione dell'impero.
Ma prima? Dove pescano le radici della grande truffa ideologica?
Nel vecchio occidente precolombiano, e poi sottotraccia ancora per secoli, fino a sfociare nel sionismo poi incistatosi negli USA, ma sempre con la connivenza della vecchia Europa, dei suoi "poteri forti", quando ancora si nascondevano dietro la politica.
Oggi non si nascondono più, hanno stravinto, proprio nel momento in cui hanno raggiunto e superato la sostenibilità ambientale, ignorandola completamente.
Questo è da capire, che il potere economico non ha più nulla da condividere col nazionalismo "becero" del secolo scorso, non lo può e non lo vuole più cavalcare, lasciandoci l'opportunità di riscoprire l'amor di Patria nella sua accezione più autentica, quella di tappa intermedia tra l'amor proprio e l'amore per il tutto, per la vita comune su un piccolo pianeta.
E sì, si tratta ora proprio di credere, una cosa o l'altra. E sperare che dal letame nascano i fior.
Poi però bisogna anche essere realisti e guardarsi intorno, riscoprendo l'est, come unica via d'uscita dal trappolone epocale.
non è che si può leggere questo delirio all'inizio dei lavori dell'assemblea di Chianciano?giusto per far vedere a tutti a che punto è la notte nella sinistra radicale italiana.In Grecia il KKE è per l'uscita, e pure la minoranza di Syriza;in Spagna ne stanno discutendo seriamente;in Portogallo il Partito Comunista è per l'uscita;addirittura Lafontaine,che pure aveva salutato positivamente l'euro,ne ha tratto le conseguenze.Ora spunta Giulietto Chiesa con una sequela di invettive alla Scalfari,senza uno straccio d'argomento:n uomo che si è guadagnato (secondo me meritatamente)un ruolo di punto di riferimento nella sinistra radicale italiana,non può fare un'uscita come questa
Questo è il mio duro commento allo scritto di Giulietto Chiesa. Duro perché non è accettabile che chiunque (ripeto: chiunque) si opponga a questa UE (che lo stesso Chiesa definisce indifendibile) venga descritto come un razzista e un reazionario. Poche volte mi sono inkazzato come questa, per questo concludo il video invitando Giulietto Chiesa ad "andare ai giardinetti con il cane". In genere non sono così "violento", ma questa volta mi è veramente saltata la mosca al naso.
Che Chiesa, anche se non allineato al mainstream, non fosse il più affidabile dei giornalisti l'ho sempre pensato. Questo suo articolo mi ha dato fastidio (ma meno della sparata di Grillo sull'indipendenza della banca centrale).
Che fosse pro Gorbacev invece lo scopro solo adesso ma in fondo non mi stupisce. Certo anche io ai tempi ero pro Gorbacev, ma non ero ai suoi livelli, ero giovane e non ci capivo un omissis. Che dire, prima Chiesa era per la decrescita (in)felice della Russia ed oggi è per la decrescita (in)felice dell'Italia. Mi associo all'invito ad andare ai giardinetti, potrà coltivare il suo orticello urbano da decrescista.
L'EUR è una valuta, non è l'Europa. Politiche fiscali ecc.. Europee possono benissimo (anzi meglio) essere attuate in un'Europa con le Nazioni federate che hanno dei cambi flessibili.
Quindi si prova a insinuare nel lettore l'idea di alternative inconciliabili, come se l'Europa sparisse, come se non potesse più governare o indirizzare, per il solo fatto che tutti avessero le loro valute Nazionali.
Come peraltro avevano prima.
O forse L'EURATOM e la CECA che furono progetti Europei e anche organici ebbero bisogno dell'EUR?
Certo sparirebbe questa Europa, che ha rovinato Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Spagna, Italia e tra un po' anche la Francia. Ma non l'Europa,. Sparisce l'Europa prona e schiava della BCE, sparisce l'Europa inchiodata al diktat di una valuta e di tassi stupidamente uniformi per economie differenti, un'Europa di un'elite bancaria non eletta da nessuno con un contorno di pura rappresentanza che si occupa perlopiù della misura dei fagiolini, e in realtà non conta nulla.
E CIOE' NON COM' ERA E COME E' SEMPRE STATA L'IDEA ORIGINARIA DELL'EUROPA NE' COME SI E' MOSSA L'EUROPA FIN DALL'INIZIO, PRIMA DI CAMBIARE ROTTA CON MAASTRICHT, CHE E' STATO IL TRADIMENTO DELL'IDEA ORIGINARIA DELL'EUROPA.
a giulie'... LA PASTICCAAAAA!!!!
antonio.
a giulie', fatte na cultura:
http://storify.com/LegaNoEuro/euro-e-democrazia-tra-farsa-e-tragedia-tutte-le-am
x tutti: la kattiva ungheria "de destra":
http://scenarieconomici.it/grillo-sovranita-monetaria-e-orbanomics/
antonio.
Dopo l'esperienza di questa Europa, se si riuscisse ad uscirne con sforzi e con battaglie (speriamo), ancora per un bel po' di tempo, a sentir parlare d'Europa , alla gente dotata di un po' di consapevolezza storica, si rizzeranno in capelli.
Sono in gran confusione, e a tutti i commentatori e a Chiesa vorrei porre una domanda:nei prossimi anni lo scontro politico-economico-commerciale(speriamo non militare) con l'Asia e l'America, in Europa chi e come lo si dovrà sostenere?La Patria oggi vale come sentimento comune durante i campionati mondiali di calcio:una emotività, e basta, non una dimensione ideale e culturale.E allora?
Le posizioni di Chiesa sono esemplificative di una sinistra esangue (per non dire esanime), totalmente appiattitasi sul regime plutocratico che proclamava di combattere e sui suoi Ideenkleider umanisti.
Adesso che comincia a sentirselo tremare sotto i piedi questa sinistra per ridere getta la maschera e si prodiga in sua difesa. E' sempre lo stato d'eccezione a rivelare l'identità del sovrano e, con essa, quella dei suoi manutengoli.
Ma è tutta un'umanità occidentale, insenilita e svirilizzata, che assieme a Chiesa si aggrappa all'esistente, perché - come accade agli anziani - sa di non avere più energie per costruire il nuovo.
A onor del vero Giulietto è il promotore responsabile di questo Manifesto, che invito tutti a leggere attentamente:
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=78369&typeb=0&Un-manifesto-europeo
Un'altra doverosa correzione ai giudizi degli altri commentatori è quella sull'attribuzione di Giulietto alla sinistra radicale, mentre ho assistito personalmente (alquanto annoiato ultimamente, a dirla tutta) a estenuanti discussioni sulla posizione di Alternativa, che ripudia il dualismo destra-sinistra nella sua accezione attuale, posizione che ha come corollario la critica al linguaggio stesso della sinistra radicale (ad es. visto che risulta incomprensibile dalle nuove generazioni). Bella forza direte voi! No, non è per niente così, Giulietto in cuor suo è quello che è sempre stato, ma riconosce un emergenza ben più importante alla quale ispirarsi, sacrificando tutto ciò che rispetto ad essa risulta secondario.
Almeno, questa è la mia interpretazione, giusta o sbagliata che sia, che piaccia o che non piaccia.
Nel merito della questione euro invece Giulietto non si schioda da questa sua posizione, che secondo me è contraddittoria col suddetto Manifesto (cioè con se stesso), e che è un di cui della scala di priorità sopra menzionata.
Ovviamente non sono d'accordo, da tempo, e proprio su questo ultimo articolo sono entrato definitivamente in rotta di collisione. Mi rimane però il dubbio su quale sia il livello di consapevolezza dei meccanismi economici, e relative conseguenze sull'economicidio italiano, che ha portato a radicalizzare questa contrapposizione.
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