[ 26 dicembre 2018 ]
Paradossi. Paradossi interessanti.
Paradossi. Paradossi interessanti.
A lorsignori la manovra prima versione proprio non piaceva: conti a loro avviso disastrati, scontro con l'Europa, procedura d'infrazione, spread, spread, spread a volontà. Ma non gli piace neppure la seconda, di versione. Eppure lo scontro con l'Europa è rinviato, la procedura d'infrazione non ci sarà, sui conti c'è il compromesso e lo spread si è calmato.
Dovrebbero esser felici, e invece no. Ora, neppure noi siam contenti, ma perlomeno spieghiamo il perché. E lo facciamo in coerenza con la nostra visione sull'Unione europea (da cui liberarsi) e sugli interessi del popolo lavoratore (da rimettere al centro della scena). Lorsignori invece strepitano. Più precisamente, continuano a strepitare, esattamente come fanno da sette mesi.
Formalmente Pd e Forza Italia hanno ragione a denunciare l'umiliazione del parlamento. Sostanzialmente hanno però torto marcio. Chi è infatti il primo colpevole di quanto accaduto, se non la canea reazionaria che hanno scatenato insieme ai loro pari di ogni ordine e grado?
Vogliamo far l'elenco? Confindustria, potentati economici all'unisono, media sistemici h24, partiti di opposizione e sindacati di regime, senza dimenticarci alcuni battitori "liberi" alla Boeri, alla Visco, alla Cottarelli. Tutti sotto le ali quirinalizie a giocare per i nemici del Paese, annunciando il peggiore dei disastri se si fosse disobbedito a Bruxelles. Ora che con Bruxelles c'è l'accordo la musica non cambia. «Questa manovra è una follia. Ci farà sbattere», dice ad esempio il Calenda, usando le stesse parole adoperate tre mesi fa.
Tutto ciò sarebbe comprensibile ove si dicesse che la manovra non è cambiata, quantomeno non a sufficienza, riconoscendo che in qualche modo Reddito di cittadinanza e "Quota 100" restano. Ma essi dicono l'esatto contrario. Si mettono addirittura a fare i "sovranisti", affermando che la Legge di Bilancio è stata scritta da Bruxelles...
Abbiamo dunque almeno tre paradossi.
Il primo paradosso è che i massimi lacchè dell'oligarchia eurista, quelli del "ce lo chiede l'Europa", ammettono (sia pure a fini polemici ad uso interno) che un problema con Bruxelles esiste. Ed è un problema — udite, udite! — di sovranità. Ma come, non era questo un termine ed un concetto bandito, impronunciabile, comunque disdicevole, roba da barbare bocche populiste?
Il secondo paradosso è che essi non ci dicono se il governo Conte ha ceduto troppo o troppo poco. Se fosse troppo allora darebbero ragione a noi, che questa trattativa non l'abbiam mai vista bene, con ciò ammettendo che la versione numero uno della manovra era migliore, rimangiandosi in questo modo tre mesi di gazzarra. Se fosse troppo poco dovrebbero allora chiedere più sacrifici, più tasse e più tagli, con ciò ingraziandosi un natalizio calcio nel sedere anche da una parte di quella minoranza che stoicamente continua a votarli.
Il terzo paradosso è che se giudicano disastroso il compromesso con la Commissione, essi danno sì un giudizio negativo sull'italico governo, ma pure sui sempre (a lor giudizio) commendevoli killers che quella Cupola eurista compongono. Ai quali non si dedica invece mezzo grammo di critica. Eppure la tregua — con quella "folle manovra che ci farà sbattere", per usare la calendiana prosa — è con loro che è stata sottoscritta.
Come si vede, stando alla logica, tante cose non tornano. Ma non siamo formalisti e sappiamo bene che invece tutto torna. Esattamente come quelle europee, le élite nostrane sono ancora forti, ma ciò non sminuisce affatto il loro stato confusionale. Esse pensano che tutto faccia brodo pur di combattere i barbari populisti, che sanno di non aver ancora normalizzato. E, disponendo dei mezzi che hanno, cercano allora di imbrogliare le carte. Un tempo gli sarebbe stato più che sufficiente per prevalere, oggi la partita è ben più aperta: lorsignori lo intuiscono, ed è per questo che perdono facilmente la testa.
Dovrebbero esser felici, e invece no. Ora, neppure noi siam contenti, ma perlomeno spieghiamo il perché. E lo facciamo in coerenza con la nostra visione sull'Unione europea (da cui liberarsi) e sugli interessi del popolo lavoratore (da rimettere al centro della scena). Lorsignori invece strepitano. Più precisamente, continuano a strepitare, esattamente come fanno da sette mesi.
Formalmente Pd e Forza Italia hanno ragione a denunciare l'umiliazione del parlamento. Sostanzialmente hanno però torto marcio. Chi è infatti il primo colpevole di quanto accaduto, se non la canea reazionaria che hanno scatenato insieme ai loro pari di ogni ordine e grado?
Vogliamo far l'elenco? Confindustria, potentati economici all'unisono, media sistemici h24, partiti di opposizione e sindacati di regime, senza dimenticarci alcuni battitori "liberi" alla Boeri, alla Visco, alla Cottarelli. Tutti sotto le ali quirinalizie a giocare per i nemici del Paese, annunciando il peggiore dei disastri se si fosse disobbedito a Bruxelles. Ora che con Bruxelles c'è l'accordo la musica non cambia. «Questa manovra è una follia. Ci farà sbattere», dice ad esempio il Calenda, usando le stesse parole adoperate tre mesi fa.
Tutto ciò sarebbe comprensibile ove si dicesse che la manovra non è cambiata, quantomeno non a sufficienza, riconoscendo che in qualche modo Reddito di cittadinanza e "Quota 100" restano. Ma essi dicono l'esatto contrario. Si mettono addirittura a fare i "sovranisti", affermando che la Legge di Bilancio è stata scritta da Bruxelles...
Abbiamo dunque almeno tre paradossi.
Il primo paradosso è che i massimi lacchè dell'oligarchia eurista, quelli del "ce lo chiede l'Europa", ammettono (sia pure a fini polemici ad uso interno) che un problema con Bruxelles esiste. Ed è un problema — udite, udite! — di sovranità. Ma come, non era questo un termine ed un concetto bandito, impronunciabile, comunque disdicevole, roba da barbare bocche populiste?
Il secondo paradosso è che essi non ci dicono se il governo Conte ha ceduto troppo o troppo poco. Se fosse troppo allora darebbero ragione a noi, che questa trattativa non l'abbiam mai vista bene, con ciò ammettendo che la versione numero uno della manovra era migliore, rimangiandosi in questo modo tre mesi di gazzarra. Se fosse troppo poco dovrebbero allora chiedere più sacrifici, più tasse e più tagli, con ciò ingraziandosi un natalizio calcio nel sedere anche da una parte di quella minoranza che stoicamente continua a votarli.
Il terzo paradosso è che se giudicano disastroso il compromesso con la Commissione, essi danno sì un giudizio negativo sull'italico governo, ma pure sui sempre (a lor giudizio) commendevoli killers che quella Cupola eurista compongono. Ai quali non si dedica invece mezzo grammo di critica. Eppure la tregua — con quella "folle manovra che ci farà sbattere", per usare la calendiana prosa — è con loro che è stata sottoscritta.
Come si vede, stando alla logica, tante cose non tornano. Ma non siamo formalisti e sappiamo bene che invece tutto torna. Esattamente come quelle europee, le élite nostrane sono ancora forti, ma ciò non sminuisce affatto il loro stato confusionale. Esse pensano che tutto faccia brodo pur di combattere i barbari populisti, che sanno di non aver ancora normalizzato. E, disponendo dei mezzi che hanno, cercano allora di imbrogliare le carte. Un tempo gli sarebbe stato più che sufficiente per prevalere, oggi la partita è ben più aperta: lorsignori lo intuiscono, ed è per questo che perdono facilmente la testa.
LA FRANCIA CHIAMA, L'ITALIA RISPONDE
3 commenti:
Silvio per tutelare i suoi splendidi pargoli ( cioè Mediaset) attacca prima la manovra ("come la fai la sbagli") poi terremoto e terrorismo (colpa secondo la sua propaganda rispettivamente di Salvini e di Conte!!!!) poi i preti compatti contro il Governo anche quelli messi in prima pagina (a proposito qualcuno ricordi a Feltri che nei loro paesi con 5 euro ne fai mangiare due, li curi e li fai pure studiare mentre da noi con 40 ne schiavizzi uno e i soldi se li prendono i parassiti delle associazioni). E' LA SOLITA FUFFA MEDIATICA PER FAR PERCEPIRE IL GOVERNO DEBOLE UNO PSEUDOSCANDALO DIETRO L'ALTRO (ricordate? è il Silvio style!). Idem le fuffe buoniste del PD ormai votato solo dai benestanti e da qualche pensionato rincoglionito.
Il RDCitt sono 6 miseri miliardi per i poveracci mentre ogni anno le banche UE a colpi di interesse (TASSI DECISI DA LORO GRAZIE ALLE REGOLE UE..) ne lucrano 10 volte tanto per la gioia di Tajani e di Berlusconi che cala le braghe (nostre) per i suoi pargoli.
Mar.Gian.
I tagli all’indicizzazione delle pensioni più basse (ovvero agli aumenti collegati al costo della vita) faranno risparmiare 10 miliardi nei prossimi tre anni, mentre il taglio alle pensioni d’oro farà risparmiare 0.2 miliardi nei prossimi: praticamente il governo prende 10 miliardi dalle tasche di chi ha lavorato tutta la vita e 0,2 ai ricchi; nel frattempo dal 1 gennaio 2019 si andrà in pensione con 5 mesi in più, da 66 anni e 7 mesi a 67 anni, alla faccia della cancellazione della Fornero.
Mettere le mani nelle tasche di chi lavora (o ha lavorato) non passa mai di moda.
Come lo vogliamo chiamare questo? quarto paradosso?!
"Tutto torna".
Oscar
Caro Oscar,
molte cose sono criticabili nella Legge di Bilancio 2.0.
E' paradossale però che le critichi chi ha voluto affossare in tutti i modi la prima versione della manovra. La verità è che se non si esce dalla gabbia dell'euro più di tanto non si potrà mai fare.
Detto questo cerchiamo però di essere precisi sul tema delle pensioni, che giustamente ti sta a cuore:
1) Nel triennio la minor spesa per lo Stato derivante dai tagli alla rivalutazione delle pensioni - misura, sia chiaro, a nostro avviso sbagliata - sarà di 2,2 miliardi (700 milioni all'anno), non di 10 miliardi come scrivi.
2) Ovviamente - e ci mancherebbe che così non fosse! - la misura inciderà in misura assai più forte sulle pensioni alte, piuttosto che su quelle basse.
3) Se fino a 1.512 euro lordi non vi sarà nessuna decurtazione, ti riporto i tagli che ho calcolato per alcune fasce superiori. Con un lordo mensile di 2.000 euro il taglio sarà di 38 centesimi al mese. Con un lordo di 2.300 il taglio sale a € 1,5. Con 2.600 euro si arriva ad una decurtazione di 2,9 euro al mese. Il mio giudizio resta comunque negativo, ma queste sono le cifre.
4) Infine sull'età pensionabile. E' vero che la porcheria dell'adeguamento all'aspettativa di vita (che viene peraltro dalla riforma Dini del 1995) rimane. Ma è pur vero che "quota 100", pur con tutti i suoi limiti, apre un varco sia per chi potrà usufruirne, sia più in generale per tutti i lavoratori, perché si sarà comunque messo in discussione il dogma austeritario che sulle pensioni prevede solo un progressivo peggioramento, tanto in termini economici quanto per l'età pensionabile.
In ogni caso noi non siamo gli avvocati difensori del governo, tantomeno dei suoi arretramenti quando sono effettivamente tali. Ma un minimo di obiettività, specie in mezzo al can di tutti i poteri sistemici, davvero non farebbe male.
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