[ 7 novembre 2017 ]
Risultati attesi, quelli emersi dalla urne siciliane? Mica tanto.
Erano nell'aria sia la tenuta dei Cinque Stelle che la vittoria dell'Armata Brancaleone capeggiata da Musumeci.
Inattesa, per le proporzioni, la batosta presa dal Pd renziano. Più seri del previsto i flop di Alfano, e quello della sinistra sinistrata che va da D'Alema e Fratoianni includendo Rifondazione comunista.
Non solo il Pd esce accoppato dalle urne, schiantano entrambi i suoi alleati, quello sul fianco destro come quello sinistro (e al di là delle ciance un buon risultato di Mdp era auspicato dalle élite dominanti).
E' stato fatto a pezzi il disegno di un blocco politico-sociale che avrebbe dovuto fare da argine ai..."populismi", quello pentastellato e quello di destra. Ciò che avrà pesanti ripercussioni sul quadro politico generale.
Le urne siciliane hanno intonato il de profundis per Matteo Renzi. Lo spaccone toscano è oramai un morto che cammina. Per le élite cupolari dominanti che considerano il Pd la loro essenziale protesi politica è un bel problema. Esse avevano messo nel conto, già dopo la sconfitta al referendum di un anno fa, che Renzi era un leader debole. Ora sono costrette, in vista delle elezioni politiche, dato che vogliono che il Pd resti il baricentro del potere, a sbarazzarsene e mettere al suo posto qualcun altro. Ma chi?
Non c'è in vista un Macron 2.0, visto che il primo, il Matteo appunto, è giunto a fine corsa.
Un problema drammatico per l'élite eurista italiana, quella che dopo il "golpe dello spread", defenestrato Berlusconi, ha tenuto le redini del Paese, sottoponendolo alle terapie euro-tedesche, per nome e per conto delle oligarchie plutocratiche globali. L'establishment cercherà disperatamente una soluzione, ma ha bisogno di tempo e per questo non è escluso che si spostino le elezioni 2018 da marzo a maggio.
Chi governerà dopo le prossime elezioni?
LorSignori avevano messo nel conto un altro "governo delle larghe intese", ma con il Pd in posizione centrale. Ora che questa ipotesi è più aleatoria che mai si getteranno nelle braccia del Cavaliere? No, non si fidano per niente, anche perché la coalizione di centro-destra andrebbe in frantumi alla prima prova seria.
E di prove serie, l'Italia, ne avrà diverse nei prossimi mesi. Ammesso e non concesso che una nuova tempesta economica recessiva non ci piombi addosso nel prossimo futuro, si dovrà fare i conti con le strette che chiederanno Berlino e Bruxelles, sul debito pubblico, sul sistema bancario. L'eurocrazia metterà chi salirà al governo con le spalle al muro: se l'Italia vorrà far parte del nocciolo duro della Ue dovrà adottare nuove draconiane misure antipopolari.
Per questo l'élite fa gli scongiuri all'idea che sia il Movimento 5 Stelle ad andare al governo. A chi comanda, il M5S serve come sfogatoio e calmiere dell'indignazione popolare, di dargli le chiavi di palazzo Chigi non ci pensano nemmeno.
Ecco dunque che, se le urne in primavera ci consegnassero, come sono certo, un tripolarismo di storpi, quindi un quadro ad alta instabilità politica e istituzionale, un nuovo commissariamento dell'Italia diventa altamente probabile, ma questa volta in una forma ancora più brutale di quanto avvenne con Monti. La troika in Italia?
Il Paese entra dunque, chiusa la parentesi renziana, in una nuova fase di forti fibrillazioni. Questo ci dicono anzitutto le elezioni siciliane ove quella venuta dalle urne fosse, come sembra, la tendenza generale destinata ad affermarsi.
Risultati attesi, quelli emersi dalla urne siciliane? Mica tanto.
Erano nell'aria sia la tenuta dei Cinque Stelle che la vittoria dell'Armata Brancaleone capeggiata da Musumeci.
Inattesa, per le proporzioni, la batosta presa dal Pd renziano. Più seri del previsto i flop di Alfano, e quello della sinistra sinistrata che va da D'Alema e Fratoianni includendo Rifondazione comunista.
Non solo il Pd esce accoppato dalle urne, schiantano entrambi i suoi alleati, quello sul fianco destro come quello sinistro (e al di là delle ciance un buon risultato di Mdp era auspicato dalle élite dominanti).
E' stato fatto a pezzi il disegno di un blocco politico-sociale che avrebbe dovuto fare da argine ai..."populismi", quello pentastellato e quello di destra. Ciò che avrà pesanti ripercussioni sul quadro politico generale.
Le urne siciliane hanno intonato il de profundis per Matteo Renzi. Lo spaccone toscano è oramai un morto che cammina. Per le élite cupolari dominanti che considerano il Pd la loro essenziale protesi politica è un bel problema. Esse avevano messo nel conto, già dopo la sconfitta al referendum di un anno fa, che Renzi era un leader debole. Ora sono costrette, in vista delle elezioni politiche, dato che vogliono che il Pd resti il baricentro del potere, a sbarazzarsene e mettere al suo posto qualcun altro. Ma chi?
Non c'è in vista un Macron 2.0, visto che il primo, il Matteo appunto, è giunto a fine corsa.
Un problema drammatico per l'élite eurista italiana, quella che dopo il "golpe dello spread", defenestrato Berlusconi, ha tenuto le redini del Paese, sottoponendolo alle terapie euro-tedesche, per nome e per conto delle oligarchie plutocratiche globali. L'establishment cercherà disperatamente una soluzione, ma ha bisogno di tempo e per questo non è escluso che si spostino le elezioni 2018 da marzo a maggio.
Chi governerà dopo le prossime elezioni?
LorSignori avevano messo nel conto un altro "governo delle larghe intese", ma con il Pd in posizione centrale. Ora che questa ipotesi è più aleatoria che mai si getteranno nelle braccia del Cavaliere? No, non si fidano per niente, anche perché la coalizione di centro-destra andrebbe in frantumi alla prima prova seria.
E di prove serie, l'Italia, ne avrà diverse nei prossimi mesi. Ammesso e non concesso che una nuova tempesta economica recessiva non ci piombi addosso nel prossimo futuro, si dovrà fare i conti con le strette che chiederanno Berlino e Bruxelles, sul debito pubblico, sul sistema bancario. L'eurocrazia metterà chi salirà al governo con le spalle al muro: se l'Italia vorrà far parte del nocciolo duro della Ue dovrà adottare nuove draconiane misure antipopolari.
Per questo l'élite fa gli scongiuri all'idea che sia il Movimento 5 Stelle ad andare al governo. A chi comanda, il M5S serve come sfogatoio e calmiere dell'indignazione popolare, di dargli le chiavi di palazzo Chigi non ci pensano nemmeno.
Ecco dunque che, se le urne in primavera ci consegnassero, come sono certo, un tripolarismo di storpi, quindi un quadro ad alta instabilità politica e istituzionale, un nuovo commissariamento dell'Italia diventa altamente probabile, ma questa volta in una forma ancora più brutale di quanto avvenne con Monti. La troika in Italia?
Il Paese entra dunque, chiusa la parentesi renziana, in una nuova fase di forti fibrillazioni. Questo ci dicono anzitutto le elezioni siciliane ove quella venuta dalle urne fosse, come sembra, la tendenza generale destinata ad affermarsi.
2 commenti:
Commento equilibrato che sottoscrivo. Ma il m5s di Di Maio dà più garanzie a Bruxelles che a noi. Dobbiamo lavorare per rimescolare le carte
A.C. (Siena)
caro A.C.
certo che dobbiamo "rimescolare le carte", che come ogni operazione politica coraggiosa implica dei rischi.
Che si possono ridurre al minimo solo a patto di tener duro sui principi ed avere un gruppo dirigente strategico sperimentato.
I principi ci sono, ma in quanto a gruppo strategico che "da le carte" da rimescolare siamo molto indietro. Troppo infantilismo politico in mezzo a noi, troppe mezze tacche pseudo-sovraniste, troppi narcisismi patologici....
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