[ 27 ottobre ]
Un confronto più razionale sulla sostenibilità economica dell'euro e sulle conseguenze del suo eventuale superamento può aiutare ad aprire un'altra discussione urgente nel campo del centro-sinistra, a maggior ragione se si porrà l'esigenza di una sua riorganizzazione politica e programmatica dopo la sconfitta di Renzi nel referendum costituzionale.
IL PUNTO è semplice: può un qualsiasi schieramento progressista riproporsi credibilmente alla guida del Paese senza fare un bilancio onesto degli effetti sulla società italiana della scelta più importante che il centrosinistra ha compiuto nell'ultimo ventennio, ossia l'adesione incondizionata al vincolo esterno europeo e al progetto dell'euro?
Se gli economisti discutono sulla praticabilità di un'uscita dalla moneta unica, su altri due punti la discussione scientifica è chiusa, nel senso che le evidenze empiriche conducono univocamente nella stessa direzione: Primo: l'euro è stato costruito in una maniera radicalmente sbagliata, funzionale solo agli interessi della Germania e dei suoi satelliti, ha enormemente accresciuto la divergenza e l'ostilità trai popoli europei e si è rivelato incompatibile con una logica di sana cooperazione politica ed economica su base paritaria fra i diversi Stati. Secondo: l'Italia è uno dei Paesi per i quali la scelta dell'euro ha prodotto gli effetti più negativi.
Basta prendere in considerazione un qualsiasi grafico che illustri comparativamente l'andamento della produttività, della bilancia commerciale, del reddito pro capite o del Pil fra ltalia e Germania prima e dopo l'introduzione della moneta unica per aver un quadro impressionante. Si pensi solo al fatto che ancora nel 2015 l'Italia era l'unico Paese dell'Eurozona, Grecia compresa, in cui il livello del Pil pro capite rimaneva inferiore a quello del 1999, l'anno in cui siamo stati ammessi nella moneta unica e sono stati fissati i cambi tra le diverse valute nazionali.
Di fronte all'evidenza di tale disastro economico e sociale, a cui vanno aggiunti gli effetti sulla qualità della nostra democrazia, le forze progressiste dovrebbero riconoscere apertamente l'errore storico compiuto nell'appoggiare un progetto fallimentare e, ciascuna per la propria parte di responsabilità, chiedere scusa agli italiani. Si tratterebbe, a mio avviso, di un atto politico in grado di riaprire un rapporto con settori della società italiana un tempo vicini alla sinistra e che oggi rischiano di essere consegnati irreversibilmente alla destra xenofoba o all'avventurismo del M5S.
L'ALTRA RIFLESSIONE che si dovrebbe aprire fra gli intellettuali e i politici progressisti, specie tra quelli più impegnati per il No al referendum, riguarda il rapporto fra euro e Costituzione repubblicana.
Se si fa della battaglia referendaria la strada non solo per sconfiggere il renzismo, ma
per restituire alla Costituzione il ruolo di bussola fondamentale dello sviluppo del Paese, è arrivato il tempo di interrogarsi sulla compatibilità fra il progetto di società tracciato dalla Carta costituzionale e quello contenuto nei Trattati europei, su cui il funzionamento della moneta unica si regge. Le famigerate “riforme strutturali' richieste dall'Europa in materia di lavoro, pensioni, sanità, istruzione, risparmio non sono un accidente della storia, ma la diretta conseguenza di un modello economico chiaramente alternativo a quello disegnato nella prima parte della nostra Costituzione e strettamente funzionale al mantenimento della moneta unica.
Decine di studi hanno ormai chiarito che per le economie della periferia dell'Eurozona l'austerità, gli alti livelli di disoccupazione e la conseguente deflazione salariale non sono una condizione transitoria legata a una fase di crisi, ma il presupposto per mantenere le economie di quei Paesi su una linea di galleggiamento dentro la moneta unica, in una situazione in cui essi hanno rinunciato al controllo della leva fiscale e di quella monetaria.
Se non si riconoscono questi dati di realtà, protestare contro la svalutazione del lavoro o invocare il ritorno a un livello di investimenti pubblici incompatibili con i vincoli finanziari della moneta unita significa semplicemente abbaiare alla luna.
PER QUANTO POSSA considerare difficile e rischiosa l'uscita dalla moneta unica, la sinistra non può più permettersi di considerare l'euro un Moloch sovra-ordinato rispetto ai principi costituzionali. Se la vittoria del No al referendum impedirà un ulteriore svuotamento della sovranità democratica nazionale a vantaggio dei poteri tecnocratici europei e rimetterà al centro della politica italiana la Costituzione a tutto tondo; bisognerà mettere in atto una strategia di resistenza costituzionale rispetto a ogni ulteriore trasformazione economica, sociale e democratica imposta dalla logica di funzionamento della moneta unica.
Prendere di nuovo sul serio la Costituzione potrà difendere gli italiani dalle conseguenze dell'euro molto più di quanto abbia fatto la classe politica di destra o di sinistra nell'ultimo ventennio.
* Fonte: Il Fatto quotidiano del 26/10/2016
* Fonte: Il Fatto quotidiano del 26/10/2016
10 commenti:
La cosa vergognosa è che tutti sapevano DA DECENNI.
Leggete questo sconvolgente passaggio del 1966 da "Tragedy and hope" di Carroll Quigley
“The powers of financial capitalism had a far-reaching aim, nothing less than to create a world system of financial control in private hands able to dominate the political system of each country and the economy of the world as a whole. This system was to be controlled in a feudalist fashion by the central banks of the world acting in concert, by secret agreements arrived at in frequent meetings and conferences. The apex of the systems was to be the Bank for International Settlements in Basel, Switzerland; a private bank owned and controlled by the world’s central banks which were themselves private corporations. Each central bank… sought to dominate its government by its ability to control Treasury loans, to manipulate foreign exchanges, to influence the level of economic activity in the country, and to influence cooperative politicians by subsequent economic rewards in the business world.” - Carroll Quigley, Tragedy And Hope
È veramente molto interessante leggerti!
Complimenti davvero per il post
Noi di sinistra non dobbiamo chiedere scusa per l'euro, dobbiamo chiedere scusa perché abbiamo permesso l'ascesa di Berlusconi,Bossi e Grillo
Grazie per la condivisione et complimenti per il blog!
Caro D'Attorre, prima di accettare le tue scuse...
(chi scrive da 6 anni non riesce a trovare un porcoddio di lavoro, dei molti che ho fatto e potrei fare: autista cdek, muratore, bagnino, cameriere etc;
ma, come tutti i salariati, da molto prima ha sentito l'effetto "insinuante" dell'euro: lo stipendio da autista stagionale di bus era stato tradotto pari pari da lire 1.800.000 a 900 eu, mentre al bar la prima colazione della stagione estiva 2002, durante la prima sosta al capolinea, fu tradotta, nonostante le mie proteste, da lire 4.000 a 4 eu)
potresti provare anche tu misurarti con la questione che forse più delle altre ha arrovellato le menti in questo ed altri ambiti?
Chiedendoti con noi, visto da sx, se:
1a) l'euro è frutto di una valutazione tecnica sbagliata con la quale la sinistra europea si è gratuitamente suicidata;
1b) l'euro è frutto di una valutazione tecnica sbagliata con la quale la sinistra europea si è affatto gratuitamente suicidata;
e, visto da dx, se:
2a) l'euro è uno strumento di governo asettico, poiché mettendo da parte i limiti della politica (i piccoli e corruttibili politici...notare la curiosa vicinanza degli eurocrati all'enfasi sull'etica delle posizioni grilline), permette la massima espressione in chiave neo-liberale alla razionalità del mercato.
2b) l'euro è uno strumento di governo affatto tecnico e grondante ideologia;
Se la questione è ben posta:
In quanto classe dirigente di sx, e se ti riconosci nella tesi del primo caso (1a), non aver paura di sentirti uno di noi, un coglione, anche se meno orgogliosi di esserlo rispetto all'accezione berlusconiana: ti parla uno che vi ha votato, per appartenenza, perché illuso dall'antiberlusconismo foste i meno peggio, perché l'Europa unita avrebbe prevenuto altre Gladio, e poi perché uno dei tanti che ha abboccato alla retorica spinelliana di Ventotene e alle stronzate della "PICCOLA italia e della GRANDE CINA" (del piccolo piccolo piccolissimo democristiano Prodi).
Se ritieni esserci del vero anche nelle altre tesi potresti per favore collaborare con noi (in basso a sx) a individuare le responsabilità politiche o di altra natura da parte di enti o entità nel crimine in atto (economicidio)?
Servirebbe a scongiurare di farci commettere, in un futuro drammaticamente sempre più pressante, lo stesso errore di mal riposta fiducia.
Diversamente...scusami tu (voi, Si), nel caso mi leggessi, e goditi il prestigio e/o i vantaggi continuando a svolgere il ruolo al quale, a questo punto, sembrerebbe non possa proprio sottrarti.
Francesco (52)
Grazie Alfredo.
L'importante è iniziare, il popolo di sinistra è li che vi aspetta. Da anni ormai.
Diffondete e "FATE PRESTO"
@Peter Yanez
Voi del PD dovete studiare. O siete tutti ignoranti?
Cosa c'entrano Berlusconi, Bossi, Grillo ecc.?
I capi della "sinistra" sapevano, e hanno tirato dritto.
Per tua conoscenza leggi cosa diceva il TUO presidende che non perde occasione poer ritirarsi dignitosamente. Uomini senza dignità.
https://www.rivieraoggi.it/2013/01/03/157542/napolitano-era-contrario-a-questo-euro-rafforza-la-germania-penalizza-i-paesi-deboli/
https://www.youtube.com/watch?v=VeO26zqkf2U
errata corrige:
nel commento del 27/10 delle 18:58:
3cani mi fanno notare che la parola "affatto": "Non ha per sé stesso valore negativo; è perciò ritenuto scorretto l’uso del semplice a., non raro nelle risposte, col senso di «niente affatto, no davvero».
perciò nei due casi dove ho usato la parola "affatto" andrebbe preceduta dalla parola "niente".
ma forse si era capito...
francesco
B,B e G non ci sarebbero stati se non ci fosse stata la convergenza verso l'euro, prima, e l'euro stesso, poi.
Posta un commento