[ 1 dicembre ]
Le mistificazioni dei crociati della “guerra santa” trovano terreno fertile nella crisi economica e nelle politiche che la determinano. Come il gold standard britannico fu foriero del primo conflitto mondiale, l’eurozona tedesca è la levatrice degli odierni imperialismi europei
Difendere i valori della cristianità contro orde di musulmani intenzionati a soggiogare l’Europa. Chiudere le frontiere e respingere gli immigrati per impedire l’accesso ai terroristi. Partecipare ai bombardamenti e inviare truppe per reagire agli attentati. Con gradazioni diverse, ognuna di queste proposizioni costituisce una miscela di opportunismo, ignoranza e follia. In Italia, i più indefessi fabbricatori di tali mistificazioni sono Salvini e i suoi maestri di pensiero magico. La loro bussola politica può esser sintetizzata nel grido “usciamo dall’euro ed entriamo in guerra santa”. Un binomio istruttivo, se non altro per ricordarci che da quel nefando accrocco di destra che è la moneta unica, costoro sarebbero capaci di farci uscire ancor più a destra.
I novelli crociati, tuttavia, non si trovano solo tra le fila delle forze xenofobe. Le mistificazioni guerrafondaie si ritracciano ormai persino in alcuni editoriali del Corsera. L’obiettivo non è nuovo: persuadere un governo riluttante a lanciarsi in un’altra disastrosa avventura bellica. E’ il proposito di una borghesia egemone ottenebrata da sé stessa, pronta a calpestare il ripudio costituzionale della guerra pur di tenere un ruolo nella tragedia che da tempo si consuma tra le macerie mediorientali. “Nous laissez faire” è il suo vero motto: “lasciateci fare”. La storia evidentemente non insegna. La deflazione investe oggi non soltanto i salari, ma a quanto pare anche le coscienze.
Per provare a riaccendere qualche lume suggerisco la rilettura di un saggio di Lucio Caracciolo per più di un verso premonitore, pubblicato subito dopo la strage di Charlie Hebdo. In esso si legge: “proprio perché il terrorismo è un pericolo permanente, dobbiamo sfuggire all’ingranaggio della paura che ci spinge ad arroccarci in spazi recintati ma mai impenetrabili, a scambiare i migranti per orde nemiche che starebbero invadendo il Bel Paese, tra le cui pieghe si infiltrerebbero squadre di attentatori. Salvo poi lanciarci in campagne militari destinate a scavare nuove buche sulla sabbia, da cui scaturiranno nemici più agguerriti e numerosi di quelli che avremo eliminato. La lotta al terrorismo implica determinazione fredda, paziente” (Limes, 1/2015). Parole da sottoscrivere, oggi più di ieri. Perché il confondere l’immigrato col terrorista è una bieca falsificazione del reale. E perché, guarda caso, i suoi propugnatori sono gli stessi che della crisi occupazionale e salariale cercano un capro espiatorio nella libera circolazione di persone, mentre furbescamente glissano sulle cause principali, come l’indiscriminata libertà di movimento dei capitali o la liberalizzazione commerciale senza freni. Xenofobia liberista, così potremmo definirla. La sinistra sarà pure evaporata, ma la peggiore destra esiste ed è in ottima salute.
Lo scritto di Caracciolo è interessante anche perché muove da un’evidenza ampiamente documentata in ambito scientifico, ma che nel dibattito politico risulta sottaciuta: esiste un legame stringente tra le relazioni monetarie internazionali, i connessi orientamenti di politica economica e le dinamiche della geopolitica. L’autore si riferisce alla partita in gioco tra Stati Uniti e Cina, ma il nesso è generale e riguarda pure l’Europa. Un regime monetario interno votato alla crisi permanente, alla divaricazione degli squilibri sociali e alla distruzione economica di interi territori, rappresenta un gigantesco alimentatore di consensi verso una politica estera di guerra. Di questa ovviamente il terrorismo costituisce il detonatore, ma le condizioni oggettive che la favoriscono sono determinate dalla politica economica deflattiva imposta dagli interessi prevalenti dell’unione monetaria. Come il gold standard britannico fu foriero del primo conflitto mondiale, l’eurozona tedesca è la levatrice degli odierni, confliggenti imperialismi europei.
* Fonte: Emiliano Brancaccio
8 commenti:
Questa è la linea.
Redwolf
La sinistra fa sempre più ridere.
A Roma Civati NON sosterrà Fassina ma il radicale Magi che era nella lista Marino.
Quindi sosterrà il rappresentante di un movimento che si vantava di essere liberista (il loro slogan era. liberali, liberisti e libertari). Che cacchio i sinistra sarebbe se passa dal liberista Renzi al liberista radicale?
Che poveri fessi.
e pensare che qualche coglione aveva detto che con questi fascisti avremmo dovuto costruire un comitato di liberazione nazionale anti-euro. Brancaccio alla conferenza di Roma giustamente disse che gli accordi tattici li puoi fare pure col diavolo, ma prima bisogna prima capire chi sei, che identità hai, quali obiettivi generali porti, quali soggetti pretendi di rappresentare. Rifugiarsi dietro un'indistinta coalizione no-euro, con questi rapporti di forza, sarebbe la manna per i fascisti e la morte per qualsiasi cosa si voglia dire di sinistra. Bisogna attaccare l'euro senza lasciare un millimetro a Salvini e ai "maestri di pensiero magico" Borghi e Bagnai. Paolo
Il nemico è il liberismo che, nella sua patria elettiva la UE, quattro libertà estese anche al mondo extra UE:
La libertà di movimento dei capitali
La libertà di movimento delle merci
La libertà di movimento dei servizi
La libertà di movimento delle persone
Se non saremo capaci di restituire allo Stato il controllo di questi fattori, nessuno escluso, mai otterremo una ben più importante libertà, quella dal bisogno e con essa una reale democrazia.
Ecco quale dovrebbe essere il nostro obiettivo, scevro da populismi e demagogia.
Il tutto senza menzionare i presunti quattromila fedeli al califfato che da più fonti si danno per partenti alla volta delle città occidentali con lo scopo di effettuare attacchi a sciame contro obiettivi di ogni genere.
No, manca due obioettivi senza i quali nulla ha senso: la "non indipendenza" della Banca Centrale e farla finita con la privartizzazione dell'emissione di moneta.
NOn si fanno i quantitative easing sperando che le banche vogliano prestare agli imprenditori, non è una loro scelta, deve farlo lo Stato anche a tassi agevolati soprattutto in recessione.
Le banche hanno come scopo il loro utile mentre lo Stato ha come scopo (dovrebbe avere) il "bebne comune".
Queste cose, soprattutto i beni comuni e in particolare "la moneta come bene comune" sono i veri obiettivi di impatto.
Uscire dall'euro senza questi due punti non significa niente e infatti può far finta di appropriarsene anche un Salvini.
Con quei due punti come fattori chiave di un programma uno sa che non si può più mentire come la Lega o ciurlare nel manico come il M5S.
Sono uno di questi coglioni.
l' uomo di sinistra che ha contezza del problema sovranità, sconta un ritardo comunicativo importante nell'acquisizione e nella difesa del ruolo centrale dei principi della Carta Costituzionale, che era è rimane una Costituzione impregnata dei valori storici della sinistra e del cattolicesimo democratico.
Non aver saputo sottolineare la relazione tra l' abbandono di quei valori e la progressiva contaminazione con i disvalori del liberismo di matrice anglosassone è colpa grave.
Questo è il motivo principale che ha ridotto la sinistra ad un ruolo marginale nel nostro Paese ed inefficace negli altri paesi di matrice greco-latina.
Il sovranismo a sinistra non ha sfondato e le potenzialità attrattive sono scarse, nonostante i lodevoli sforzi dei compagni di MPL ( spero di sbagliarmi ).
Mentre la destra è ideologicamente, storicamente e ,oserei dire, nostalgicamente predisposta ad una facile identificazione tra sovranismo e nazionalismo/autarchia/totalitarismo.
Brancaccio, che per altro stimo, non può negare che una eccessiva e forte identitarietà necessariamente riduce le possibilità di proselitismo; la situazione Italiana non può prescindere dalle aspirazioni sovraniste ben piu radicate a destra.
So benissimo che in questo sovranismo di destra si nasconde di tutto: secessionismo leghista, nazionalismo fascista, nostalgie monarchiche; è quindi necessario distinguere alcuni punti fondamentali per non essere identificati col terribile termine di rossobrunismo; il punto fondamentale è inchiodare le forze reazionarie alla difesa e restaurazione della Costituzione Democratica del 48 da cui sono state sconfitte e che hanno sempre avversato, solo in questo modo la sinistra potrà assumere l' egemonia culturale di qualsiasi alleanza tipo CNL.
Ippolito, ancora co' sta cazzata del CLN? Ma vogliamo renderci conto che entrare in un ipotetico CLN oggi significa essere spolpati vivi dai fasci? Non ci sono scorciatoie! Brancaccio lo ha detto in tutti i modi e i fatti gli stanno dando ragione. Seguire la linea: costruire una ipotesi di politica economica realmente di sinistra, mettercela tutta per aggregare intorno ad essa. Solo se si dimostra di esistere intorno a idee forti, solo allora si possono fare e disfare le alleanze tattiche. Redwolf
I processi si governano dal di dentro, dal di fuori si subiscono. Ovviamente molto dipende dalle personalità e dalla forza numerica che si riesce a creare attorno ad un progetto. Possiamo aspettare, per carità, ma di fronte non abbiamo un progetto bensì un problema e quindi solo un obiettivo.
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