[ 8 dicembre ]
Ci pare necessario ripubblicare un articolo del gennaio dell'anno passato.
I recenti successi elettorali del Front national di Marine Le Pen stanno seminando il panico nel fronte unico degli euristi, di destra e di sinistra. Questi sono terrorizzati all’idea che le prossime elezioni europee consegnino ad esso una clamorosa vittoria. Un simile esito sarebbe il segnale che l’asse carolingio o franco-tedesco, già in crisi, avrebbe imboccato la via del tramonto, con buona pace dell'euro.
Primo: sbarazzarsi dei tabù
Nella sinistra d’Oltralpe prevale, davanti alla valanga lepenista (ma questo vale anche per quella italiana), uno spavento irrazionale, basato a sua volta su di un doppio tabù: quello della sovranità nazionale e quello del fascismo.
In psicanalisi un tabù è un pensiero inammissibile, o un atto proibito; mentre per gli etnologi equivale ad un divieto sacrale di avere contatto con qualcosa o qualcuno.
Per la sinistra, mentre la sovranità nazionale è un pensiero proibito, col fascismo qualsiasi contatto è considerato peccato, quindi proibito anch'esso.
Andiamo dicendo da anni che se non ci liberà di questi tabù, nulla si capisce dei profondi processi sociali e ideologici in atto, e chi nulla comprende ha il destino segnato.
Secondo: capire
Matteo Salvini, a nome di una Lega Nord con l’acqua alla gola, ha strombazzato ai quattro venti l’accordo raggiunto il 15 gennaio scorso a Strasburgo con Marine Le Pen in vista delle elezioni europee. Marine le Pen, da parte sua, ha tenuto il basso profilo, parlando delle “inquietudini comuni”. E lo ha fatto a ragion veduta. Se Salvini si fosse peritato di leggere il vasto e articolato programma del Front National, ovvero l’irrevocabile rifiuto di ogni concezione federalista della nazione e la concezione dura e centralista dello Stato, anche lui sarebbe stato più prudente circoscrivendo il "patto" ad un mero accordo tattico di convenienza.
Questa nostra raccomandazione a studiare attentamente il programma del Front National —per l’esattezza MON PROJECT. POUR LA FRANÇE ET LES FRANÇAIS, sul quale il FN ha condotto la campagna per le presidenziali del 2012— vale a maggior ragione non solo per le sinistre che hanno la tremarella all’idea che i lepenisti vincano le prossime elezioni. Vale anzitutto per le disperse e litigiose forze che in Italia si battono per la sovranità e l’uscita dall’euro e dall’Unione.
Sovranisti che?
Nel campo sovranista, sarebbe colpevole omissione nasconderselo, esistono correnti che guardano con simpatia al Front National. Non parliamo solo di pezzi in libera uscita dal blocco berlusconiano —La Destra di Storace e l’ectoplasma che sta a cavallo tra Fratelli d’Italia, il gruppo di Alemanno e alcuni personaggi di Forza Italia come la Santanché—, parliamo di diverse associazioni anti-euro nate di recente e che non hanno apparentemente contatto alcuno con i cascami politici del berlusconismo. Per alcune di queste, che non nascondono di guardare a destra o addirittura di essere nostalgiche del fascismo, la simpatia per il Front National è, come dire, un riflesso condizionato.
Ci sono anche altre associazioni sovraniste che, pur proclamando ai quattro venti la loro matrice democratica, repubblicana e costituzionale, simpatizzano con il Front National e, seppure a mezza biocca, dicono che lo voterebbero se fossero in Francia.
Mi era già capitato di polemizzare con simili posizioni. Lo feci, alle porte delle presideziali francesi della primavera scorsa, polemizzando col compianto Costanzo Preve, sottolineando che :
I nostri amici sovranisti che si dicono democratici hanno letto e studiato davvero questo programma? Ne dubitiamo, poiché se ne avessero preso visione le cose sono due: o si sbagliano o la loro fede democratica è solo fuffa.
Keynesismo temperato o liberismo moderato?
Tutta la prima parte del programma del Front National è dedicata all’economia ed espone in dettaglio le misure che esso prenderebbe una volta salito al governo.
(1) Sui salari si promette un salario minimo di 1500 €. Il ribasso delle tariffe di gas ed elettricità del 5% [l’energia da fonte nucleare non si tocca, come l’alta velocità, Nda] e dei carburanti alla pompa. Per quanto riguarda il sistema pensionistico si promette un aumento delle pensioni minime portandole a 750€, ristabilendo il diritto alla pensione dopo 40 anni di lavoro o 60 anni di età. Nulla si dice contro il meccanismo contribuitivo vigente in Francia.
(2) Si promette la sovranità monetaria (ritorno al franco con l’euro che diventa “moneta comune”, [supponiamo di conto tra le diverse banche centrali, Nda] e il controllo sui movimenti di capitale.
(3) Per quanto non prometta una politica di piena occupazione (nel programma non c’è alcun accenno ad un piano centrale per il lavoro) si propongono il contrasto delle delocalizzazioni, la protezione delle produzioni francesi, la difesa del commercio al dettaglio contro la grande distribuzione.
(4) Si propone di colpire (senza esagerare però) la bancocrazia e la finanza speculativa. Non si chiede la nazionalizzazione del sistema bancario, né l’abolizione delle banche d’affari. Non si chiede nemmeno che la banca centrale torni in mano allo Stato, ma si afferma che deve prestare soldi al governo senza interessi.
(5) Sulla fiscalità si propone un sistema progressivo semplificato per le imposte sul capitale, un regime di agevolazione per le piccole e medie imprese, una mini-parimoniale e un ribasso dell’IVA sui prodotti di prima necessità.
Si tratta, come ognuno può capire, di un progranna all’insegna di un keynesismo temperato, molto temperato. L’obbiettivo centrale non è la piena occupazione (è evidente la preoccupazione di conservare una quota di disoccupati così da tenere sotto controllo le spinte salariali), mentre non c’è traccia di nazionalizzazioni, né dell’idea che lo Stato debba essere il perno attorno a cui deve girare l’economia.
Se mi è consentito: un keynesismo temperato che può ben sfociare in un liberismo temperato. Un programma attentamente calibrato per sfondare a sinistra e conquistare voti nel proletariato e nel ceto medio, ma senza spaventare affatto la borghesia, se non i suoi settori apertamente speculativi, e nemmeno la Germania e i centri oligarchici dell’Unione europea. Il grosso di queste misure sono tuttavia ampiamente condivisibili. Un eventuale governo popolare, contestualmente all’uscita dall’euro, non potrebbe che applicarle.
Tutto qui? magari!
Le dolenti note
Il programma continua, anzi la parte più corposa viene dopo. Vediamo.
(6) Sull’immigrazione e l’accesso alla cittadinanza (naturalizzazione) si propone una radicale modifica dell’attuale Jus soli, ovvero condizioni molto più severe per ottenere la cittadinanza —si chiede apertamente l’assimilazione degli stranieri. Gli immigrati, pur legalizzati, che si trovino senza lavoro, saranno “incitati” a tornare nel loro paese d’origine. I clandestini o coloro che si “mantegono illegalmente” [anche quelli che vivono alla giornata o lavorano precariamente?, Nda] saranno immediatamente espulsi. Le aziende saranno obbligate ad assumere anzitutto i cittadini francesi. Ogni legge che prevede di regolarizzare i clandestini sara soppressa. Gli stranieri che fossero condannati al carcere saranno espulsi e dovranno scontare la pena nei loro paesi d’origine. Saranno infine, udite! udite!, vietate tutte le manifestazioni “ di appoggio ai clandestini”.
Misure draconiane che, per chi frequenta anche solo un poco, lo Stato di diritto, significa de facto la sua pur camuffata soppressione. Solo due esempi. Espellere uno straniero dopo una condanna di primo grado significa ledere i suoi diritti alla difesa, tra cui l’appello ad un’altra corte. Come potrà appellarsi un cittadino straniero gettato in una prigione lontana dalla Francia?
Il divieto di manifestare per i diritti degli immigrati illegalmente entrati nel paese è un provvedimento inaudito, apertamente fascista. Ogni regime autoritario fa il primo passo per rompere la diga dello Stato di diritto infilandosi in una faglia. Dopo il primo, c’è il secondo, poi il terzo e così via. E quando la resistenza non s’arrende ecco il pretesto per giustificare poteri speciali e un regime di dittatura.
(7) “Una politica di tolleranza zero sarà instaurato sull’insieme del territorio nazionale”. Aumenti delle pene, privazione dei diritti sociali ai condannati a pene superiori ad un anno, più poteri ai corpi di polizia, aumento degli effettivi dei corpi repressivi, aumento deil numero dei magistrati, avvio di un vasto piano carcerario per ottenere 40mila nuovi posti: Dulcis in fundo: ristabilimento della pena di morte e nessuno sconto di pena ai condannati all’ergastolo.
Tutto il capitolo sulla “sicurrezza” è undelirio sicuritario. Ne vien fuori unoStato di polizia in perenne Stato d’eccezione, che usa il pugno di ferro contro tutte le forme di anomalia e “devianza” sociale.
Il limes oltre il quale c’è la repressione di ogni forma di antagonismo sociale è sottolissimo.
(8) E’ dentro questa cornice sicuritariache il Front National inscrive lo specchietto per le allodole della “democrazia diretta”, ovvero della centralità dei referendum, che a malapena maschera una coerente concezione plebiscitaria e populista-totalitaria della democrazia. Scontata è dunque la difesa del sistema presidenzialistico, con la possibilità di un solo mandato. Inquietante la giustificazione: “ L’elettoralismo è diventato una vera piaga per il nostro paese”
(9) Per quanto riguarda la forza armata il Front National propone un grande programma di riarmo della Francia, la difesa e lo sviluppo della sua deterrenza nucleare, il rafforzamento della filiera industriale militare. E’ in questa cornice che si promette l’uscita della Francia dalla NATO. Qui non si tratta solo della famigerata grandeur française, o di semplice nazionalismo, ma di un vero e proprio richiamo al revanchsimo nazionale e allo sciovinsimo imperialista.
(10) Siamo quindi ai cosiddetti “diritti civili”. Il Front national si oppone ai matrimoni omosessuali come al diritto d’adozione da parte di coppie omosessuali. Sì invece ai PACS. Propone quindi politiche di incoraggiamento della natalità delle famiglie patriarcali mononucleari. Per finire FN liscia il pelo alla consolidata tradizione secolarista e laicista tipica della tradizione francese, proponendo non solo il rifiuto di ogni finanziamento statale a qualasiasi comunità religiosa, ma pure il divieto categorico di ostentazione di simboli religiosi in ogni luogo pubblico (scuole, uffici, mezzi di trasporto, ecc.), un divieto che, secondo chi scrive, lede pesantemente un diritto fondamentale, quello alla manifestazione del proprio pensiero, oltre che alla effettiva libertà di culto, e quindi calpesta quelli di minoranze importanti (come quella islamica).
Di qui la concezione nazionalista e centralista di uno Stato forte, come quando si stabilisce che la Costituzione sarà modificata ficcandovi il principio per cui “La Repubblica non riconosce alcuna comunità” se non la propria.
Conclusioni
I sovranisti italiani che si dicono di fede democratica e che, alla leggera, strizzano l’occhio al Front National sono avvertiti. Ora sanno quale’è la Francia a cui aspira Marine Le Pen. Accetterebbero essi, in Italia, di aiutare una simile forza a salire al governo? Accetterebbero essi a cuor leggero di ottenere l’uscita dall’euro in cambio della democrazia e deii diritti di libertà? Infine: dal momento che siamo in molti a propugnare la nascita di un Comitato di Liberazione Nazionale per tirar fuori il Paese dalla gabbia eurista, accetterebbero essi un sodalizio o un’alleanza politica con una simile forza reazionaria? Che fine farebbero i vostri giuramenti sulla Costituzione?
Un’ultimo pensiero corre ai seguaci della teoria secondo cui sarebbe destituita di fondamento ogni “dicotomia destra-sinistra”. Forse la sinistra si è eclissata, ma l’inabissamento di uno dei due poli non è la scomparsa della polarità, non è la fine della dicotomia, è la vittoria di un polo sull’altro. L'avanzata del Front National, verace partito della destra più dura e reazionaria, si spiega appunto con l’inganno ideologico che esso non è né di destra né di sinistra.
Occorre stare attenti alle trappole semantiche, che precedono quasi sempre la capitolazione politica.
Ci pare necessario ripubblicare un articolo del gennaio dell'anno passato.
I recenti successi elettorali del Front national di Marine Le Pen stanno seminando il panico nel fronte unico degli euristi, di destra e di sinistra. Questi sono terrorizzati all’idea che le prossime elezioni europee consegnino ad esso una clamorosa vittoria. Un simile esito sarebbe il segnale che l’asse carolingio o franco-tedesco, già in crisi, avrebbe imboccato la via del tramonto, con buona pace dell'euro.
Primo: sbarazzarsi dei tabù
Nella sinistra d’Oltralpe prevale, davanti alla valanga lepenista (ma questo vale anche per quella italiana), uno spavento irrazionale, basato a sua volta su di un doppio tabù: quello della sovranità nazionale e quello del fascismo.
In psicanalisi un tabù è un pensiero inammissibile, o un atto proibito; mentre per gli etnologi equivale ad un divieto sacrale di avere contatto con qualcosa o qualcuno.
Per la sinistra, mentre la sovranità nazionale è un pensiero proibito, col fascismo qualsiasi contatto è considerato peccato, quindi proibito anch'esso.
Andiamo dicendo da anni che se non ci liberà di questi tabù, nulla si capisce dei profondi processi sociali e ideologici in atto, e chi nulla comprende ha il destino segnato.
Secondo: capire
Matteo Salvini, a nome di una Lega Nord con l’acqua alla gola, ha strombazzato ai quattro venti l’accordo raggiunto il 15 gennaio scorso a Strasburgo con Marine Le Pen in vista delle elezioni europee. Marine le Pen, da parte sua, ha tenuto il basso profilo, parlando delle “inquietudini comuni”. E lo ha fatto a ragion veduta. Se Salvini si fosse peritato di leggere il vasto e articolato programma del Front National, ovvero l’irrevocabile rifiuto di ogni concezione federalista della nazione e la concezione dura e centralista dello Stato, anche lui sarebbe stato più prudente circoscrivendo il "patto" ad un mero accordo tattico di convenienza.
Questa nostra raccomandazione a studiare attentamente il programma del Front National —per l’esattezza MON PROJECT. POUR LA FRANÇE ET LES FRANÇAIS, sul quale il FN ha condotto la campagna per le presidenziali del 2012— vale a maggior ragione non solo per le sinistre che hanno la tremarella all’idea che i lepenisti vincano le prossime elezioni. Vale anzitutto per le disperse e litigiose forze che in Italia si battono per la sovranità e l’uscita dall’euro e dall’Unione.
Sovranisti che?
Nel campo sovranista, sarebbe colpevole omissione nasconderselo, esistono correnti che guardano con simpatia al Front National. Non parliamo solo di pezzi in libera uscita dal blocco berlusconiano —La Destra di Storace e l’ectoplasma che sta a cavallo tra Fratelli d’Italia, il gruppo di Alemanno e alcuni personaggi di Forza Italia come la Santanché—, parliamo di diverse associazioni anti-euro nate di recente e che non hanno apparentemente contatto alcuno con i cascami politici del berlusconismo. Per alcune di queste, che non nascondono di guardare a destra o addirittura di essere nostalgiche del fascismo, la simpatia per il Front National è, come dire, un riflesso condizionato.
Ci sono anche altre associazioni sovraniste che, pur proclamando ai quattro venti la loro matrice democratica, repubblicana e costituzionale, simpatizzano con il Front National e, seppure a mezza biocca, dicono che lo voterebbero se fossero in Francia.
Mi era già capitato di polemizzare con simili posizioni. Lo feci, alle porte delle presideziali francesi della primavera scorsa, polemizzando col compianto Costanzo Preve, sottolineando che :
«Il sovranismo nazionale di per sé, se non è una convenzione semantica, è solo un concetto che, calato nella pratica, può assumere diverse forme, e alle forme corrispondono diversi contenuti. Il sovranismo può essere revanchista, reazionario, sciovinista, razzista, fascista e imperialista, come appunto quello del Fronte Nazionale francese, o può essere, al contrario, democratico, antimperialista, socialista, internazionalista e rivoluzionario. Tra i più accaniti sovranisti, ad esempio, si annoverano nord-americani e israeliani, di cui speriamo Preve non nutrirà alcuna ammirazione —e che non vorrà, per una tarda infatuazione di matrice idealistica dello Stato-nazione, porre sullo stesso piano dei patriottismi cubano o palestinese».Certi sovranisti nostrani commettono lo stesso errore di Preve, si fermano alla superfice, all’apparenza. Preve confessava che basava il suo giudizio solo sulla lettura di un recente libro della Le Pen (Pour que vive la France) mentre come si sa non bisogna mai giudicare qualcuno da ciò che cice di sé stesso. Non lesse con la dovuta attenzione il programma politico del Front National.
I nostri amici sovranisti che si dicono democratici hanno letto e studiato davvero questo programma? Ne dubitiamo, poiché se ne avessero preso visione le cose sono due: o si sbagliano o la loro fede democratica è solo fuffa.
Keynesismo temperato o liberismo moderato?
Tutta la prima parte del programma del Front National è dedicata all’economia ed espone in dettaglio le misure che esso prenderebbe una volta salito al governo.
(1) Sui salari si promette un salario minimo di 1500 €. Il ribasso delle tariffe di gas ed elettricità del 5% [l’energia da fonte nucleare non si tocca, come l’alta velocità, Nda] e dei carburanti alla pompa. Per quanto riguarda il sistema pensionistico si promette un aumento delle pensioni minime portandole a 750€, ristabilendo il diritto alla pensione dopo 40 anni di lavoro o 60 anni di età. Nulla si dice contro il meccanismo contribuitivo vigente in Francia.
(2) Si promette la sovranità monetaria (ritorno al franco con l’euro che diventa “moneta comune”, [supponiamo di conto tra le diverse banche centrali, Nda] e il controllo sui movimenti di capitale.
(3) Per quanto non prometta una politica di piena occupazione (nel programma non c’è alcun accenno ad un piano centrale per il lavoro) si propongono il contrasto delle delocalizzazioni, la protezione delle produzioni francesi, la difesa del commercio al dettaglio contro la grande distribuzione.
(4) Si propone di colpire (senza esagerare però) la bancocrazia e la finanza speculativa. Non si chiede la nazionalizzazione del sistema bancario, né l’abolizione delle banche d’affari. Non si chiede nemmeno che la banca centrale torni in mano allo Stato, ma si afferma che deve prestare soldi al governo senza interessi.
(5) Sulla fiscalità si propone un sistema progressivo semplificato per le imposte sul capitale, un regime di agevolazione per le piccole e medie imprese, una mini-parimoniale e un ribasso dell’IVA sui prodotti di prima necessità.
Si tratta, come ognuno può capire, di un progranna all’insegna di un keynesismo temperato, molto temperato. L’obbiettivo centrale non è la piena occupazione (è evidente la preoccupazione di conservare una quota di disoccupati così da tenere sotto controllo le spinte salariali), mentre non c’è traccia di nazionalizzazioni, né dell’idea che lo Stato debba essere il perno attorno a cui deve girare l’economia.
Se mi è consentito: un keynesismo temperato che può ben sfociare in un liberismo temperato. Un programma attentamente calibrato per sfondare a sinistra e conquistare voti nel proletariato e nel ceto medio, ma senza spaventare affatto la borghesia, se non i suoi settori apertamente speculativi, e nemmeno la Germania e i centri oligarchici dell’Unione europea. Il grosso di queste misure sono tuttavia ampiamente condivisibili. Un eventuale governo popolare, contestualmente all’uscita dall’euro, non potrebbe che applicarle.
Tutto qui? magari!
Le dolenti note
Il programma continua, anzi la parte più corposa viene dopo. Vediamo.
(6) Sull’immigrazione e l’accesso alla cittadinanza (naturalizzazione) si propone una radicale modifica dell’attuale Jus soli, ovvero condizioni molto più severe per ottenere la cittadinanza —si chiede apertamente l’assimilazione degli stranieri. Gli immigrati, pur legalizzati, che si trovino senza lavoro, saranno “incitati” a tornare nel loro paese d’origine. I clandestini o coloro che si “mantegono illegalmente” [anche quelli che vivono alla giornata o lavorano precariamente?, Nda] saranno immediatamente espulsi. Le aziende saranno obbligate ad assumere anzitutto i cittadini francesi. Ogni legge che prevede di regolarizzare i clandestini sara soppressa. Gli stranieri che fossero condannati al carcere saranno espulsi e dovranno scontare la pena nei loro paesi d’origine. Saranno infine, udite! udite!, vietate tutte le manifestazioni “ di appoggio ai clandestini”.
Misure draconiane che, per chi frequenta anche solo un poco, lo Stato di diritto, significa de facto la sua pur camuffata soppressione. Solo due esempi. Espellere uno straniero dopo una condanna di primo grado significa ledere i suoi diritti alla difesa, tra cui l’appello ad un’altra corte. Come potrà appellarsi un cittadino straniero gettato in una prigione lontana dalla Francia?
Il divieto di manifestare per i diritti degli immigrati illegalmente entrati nel paese è un provvedimento inaudito, apertamente fascista. Ogni regime autoritario fa il primo passo per rompere la diga dello Stato di diritto infilandosi in una faglia. Dopo il primo, c’è il secondo, poi il terzo e così via. E quando la resistenza non s’arrende ecco il pretesto per giustificare poteri speciali e un regime di dittatura.
(7) “Una politica di tolleranza zero sarà instaurato sull’insieme del territorio nazionale”. Aumenti delle pene, privazione dei diritti sociali ai condannati a pene superiori ad un anno, più poteri ai corpi di polizia, aumento degli effettivi dei corpi repressivi, aumento deil numero dei magistrati, avvio di un vasto piano carcerario per ottenere 40mila nuovi posti: Dulcis in fundo: ristabilimento della pena di morte e nessuno sconto di pena ai condannati all’ergastolo.
Tutto il capitolo sulla “sicurrezza” è undelirio sicuritario. Ne vien fuori unoStato di polizia in perenne Stato d’eccezione, che usa il pugno di ferro contro tutte le forme di anomalia e “devianza” sociale.
Il limes oltre il quale c’è la repressione di ogni forma di antagonismo sociale è sottolissimo.
(8) E’ dentro questa cornice sicuritariache il Front National inscrive lo specchietto per le allodole della “democrazia diretta”, ovvero della centralità dei referendum, che a malapena maschera una coerente concezione plebiscitaria e populista-totalitaria della democrazia. Scontata è dunque la difesa del sistema presidenzialistico, con la possibilità di un solo mandato. Inquietante la giustificazione: “ L’elettoralismo è diventato una vera piaga per il nostro paese”
(9) Per quanto riguarda la forza armata il Front National propone un grande programma di riarmo della Francia, la difesa e lo sviluppo della sua deterrenza nucleare, il rafforzamento della filiera industriale militare. E’ in questa cornice che si promette l’uscita della Francia dalla NATO. Qui non si tratta solo della famigerata grandeur française, o di semplice nazionalismo, ma di un vero e proprio richiamo al revanchsimo nazionale e allo sciovinsimo imperialista.
(10) Siamo quindi ai cosiddetti “diritti civili”. Il Front national si oppone ai matrimoni omosessuali come al diritto d’adozione da parte di coppie omosessuali. Sì invece ai PACS. Propone quindi politiche di incoraggiamento della natalità delle famiglie patriarcali mononucleari. Per finire FN liscia il pelo alla consolidata tradizione secolarista e laicista tipica della tradizione francese, proponendo non solo il rifiuto di ogni finanziamento statale a qualasiasi comunità religiosa, ma pure il divieto categorico di ostentazione di simboli religiosi in ogni luogo pubblico (scuole, uffici, mezzi di trasporto, ecc.), un divieto che, secondo chi scrive, lede pesantemente un diritto fondamentale, quello alla manifestazione del proprio pensiero, oltre che alla effettiva libertà di culto, e quindi calpesta quelli di minoranze importanti (come quella islamica).
Di qui la concezione nazionalista e centralista di uno Stato forte, come quando si stabilisce che la Costituzione sarà modificata ficcandovi il principio per cui “La Repubblica non riconosce alcuna comunità” se non la propria.
Conclusioni
I sovranisti italiani che si dicono di fede democratica e che, alla leggera, strizzano l’occhio al Front National sono avvertiti. Ora sanno quale’è la Francia a cui aspira Marine Le Pen. Accetterebbero essi, in Italia, di aiutare una simile forza a salire al governo? Accetterebbero essi a cuor leggero di ottenere l’uscita dall’euro in cambio della democrazia e deii diritti di libertà? Infine: dal momento che siamo in molti a propugnare la nascita di un Comitato di Liberazione Nazionale per tirar fuori il Paese dalla gabbia eurista, accetterebbero essi un sodalizio o un’alleanza politica con una simile forza reazionaria? Che fine farebbero i vostri giuramenti sulla Costituzione?
Un’ultimo pensiero corre ai seguaci della teoria secondo cui sarebbe destituita di fondamento ogni “dicotomia destra-sinistra”. Forse la sinistra si è eclissata, ma l’inabissamento di uno dei due poli non è la scomparsa della polarità, non è la fine della dicotomia, è la vittoria di un polo sull’altro. L'avanzata del Front National, verace partito della destra più dura e reazionaria, si spiega appunto con l’inganno ideologico che esso non è né di destra né di sinistra.
Occorre stare attenti alle trappole semantiche, che precedono quasi sempre la capitolazione politica.
17 commenti:
Veramente la separazione fra banche commerciali e banche di investimento è un pallino del FN che quest'estate ha polemizzato con forza contro i tentativi furbetti di far passare una finta legge di separazione.
Vi metto un link
http://www.frontnational.com/2015/05/systeme-bancaire-prive-pour-une-veritable-reforme-patriote-les-deputes-eurosceptiques-font-echouer-un-texte-en-trompe-loeil-sur-une-pseudo-separation-bancaire-en-commission-des-affaires-econo/
Inoltre Marine Le Pen si è dichiarata contraria all'intervento militare in Siria
http://www.frontnational.com/syrie-sarkozy-voulait-cette-guerre-hollande-la-fera-signez-la-petition-contre-lengagement-de-la-france-en-syrie/
Non so a quando risale quel programma che avete linkato ma si tratta come sapete bene del riassunto molto sommario di una visione politica che da tempo ha acquistato una sua maturità compiuta.
Non sono di destra, sono di sinistra, se volete faccio pubblica professione di credo nella differenza fra destra e sinistra ma il primo dato di fatto di cui bisogna prendere coscienza, per chi vuole davvero un movimento di popolo, è capire dove batte in un determinato momento storico il cuore dei cittadini.
Oggi non batte a sinistra e solo per le colpe gravissime della sinistra stessa quindi dato che la vera partita politica, che sarà durissima, comincerà solo dopo che il bubbone sarà scoppiato, se devono essere quelli del FN a farlo scoppiare mentre noi ce ne dimostriamo incapaci bisogna solo che prenderne atto e prepararsi alla fase successiva.
Ma il FN non è becero fascismo, non è liberismo oligarchico, non è un partito venduto ai dominanti.
Spero che la sinistra saprà fare di meglio e non solo limitarsi alla critica un po'altezzosa
(che purtroppo rischia di passare per critica rosicona finché non si ottiene un consenso elettorale paragonabile a quello delle destre).
Moreno Pasquinelli scrive: "Per finire FN liscia il pelo alla consolidata tradizione secolarista e laicista tipica della tradizione francese, proponendo non solo il rifiuto di ogni finanziamento statale a qualasiasi comunità religiosa, ma pure il divieto categorico di ostentazione di simboli religiosi in ogni luogo pubblico (scuole, uffici, mezzi di trasporto, ecc.), un divieto che, secondo chi scrive, lede pesantemente un diritto fondamentale, quello alla manifestazione del proprio pensiero, oltre che alla effettiva libertà di culto, e quindi calpesta quelli di minoranze importanti (come quella islamica)."
Caro Moreno, pur condividendo nella sostanza il tuo articolo, soprattutto perché condivido le inquietudini che suscita in me il "sovranismo di destra", in questo caso non sono assolutamente d'accordo con te. Cosa dovrebbe fare uno Stato, dare contributi alle confessioni religiose in quanto tali? E perché? In che misura, inoltre, tali contribuzioni dovrebbero essere versate? Per quali fini? Perché mai in una scuola, in un ospedale, in un ufficio comunale, dovrebbero essere ammesse (a parte gli uffici personali, e non aperti al pubblico, dei dipendenti: in tal caso se la vedrebbero gli occupanti di tali uffici) immagini religiose?
Perché parli di "un divieto che, secondo chi scrive, lede pesantemente un diritto fondamentale, quello alla manifestazione del proprio pensiero, oltre che alla effettiva libertà di culto, e quindi calpesta quelli di minoranze importanti (come quella islamica)"? Forse che avere una credenza religiosa è una caratteristica che, in qualche modo, prevale rispetto all'essere vegetariani o carnivori, o per il sesso libero? Pensi che debba essere consentito, per fare una provocazione, esporre in un ufficio pubblico i simboli dei satanisti? Non è forse, il satanismo, una religione?
Io penso che lo Stato (sempre scritto con la maiuscola) debba essere assolutamente neutrale rispetto alle convinzioni religiose (e non solo) dei cittadini. A mio avviso lo Stato deve essere fedele solo e soltanto alla Costituzione. La quale, lo ricordo perché le Costituzioni sono l'esito normativo di "atti di forza" che sanciscono e cristallizzano, per un certo periodo di tempo (finché sono in vigore), l'equilibrio delle forze in campo, si limita a definire il campo di gioco della politica. Dunque i cittadini sono sì liberi di esprimere le propie idee e convincimenti, ma NON possono farlo dentro il perimetro dello Stato (ad esempio negli uffici pubblici), mentre questo diritto DEVE essere garantito fuori da esso. Questa è, amio parere, l'essenza del laicismo. L'alternativa essendo uno Stato confessionale, con le conseguenze che ne derivano.
Non solo in economia, ma anche in politica e nel diritto costituzionale, "non ci sono pasti gratis": occorre fare una scelta. La mia, come ben sa chi mi conosce, è quella del laicismo dello Stato.
Anche perché, se si consentisse l'esposizione di simboli religiosi negli uffici pubblici, allora rivendicherei il mio diritto ad esporre in classe la copertina del primo numero di Play boy (anche quella è una religione, o no?). Se skerza, ovviamente...
Questa cosa dell'ostentazione dei simboli religiosi è delirante.
Capisco che un professore cattolico non possa mettersi a fare proselitismo con gli alunni ma che i ragazzini non possano venire con il loro velo, la loro kippah, la loro croce e che non possano addirittura portarli nei mezzi pubblici è una assurdità.
Non ci si rende conto che si impedisce ai cittadini di coltivare un senso di comunità tradizionale il che significa alla lunga inibire a priori qualsiasi opposizione spingendo verso un'omologazione tanto più ricattatoria quanto più subdola e difficile da decifrare.
Il ragionamento è questo: i valori che coincidono con la laicità dello Stato sono "pubblicamente condivisibili" quindi ostentabili e "pubblicamente celebrabili". I valori invece che sono "particolari" - quindi che "non sono omologabili" - proprio per questa non omologabilità diventano valori da ostentare solo in luoghi e momenti deputati. La non omologabilità invece di essere una ricchezza viene messa sotto sorbeglianza.
Questo provoca due conseguenze: la prima illustrata dalla significativa frase di Fraioli che scrive che se uno espone un simbolo religioso allora lui può esporre la copertina di Playboy; quindi l'imposizione della religione della "laicità di Stato omologante" porta a considerare sullo stesso piano il privatistico desiderio onanistico e il culto religioso comunitario. Secondo questa visione evidentemente già interiorizzata da alcuni religione e il semplice privato "life style" davanti alla legge sono la stessa cosa. Follia pura.
La seconda che si rende impossibile la composizione delle differenze comunitarie; le religioni esistono ma se i simboli sono sottoposti a interdetto è ovvio che tutto il dissenso politico più profondo si riverserà come una marea interamente sulla religione ( e ce ne stiamo accorgendo... ) che quindi diventa terreno di rivendicazione e contrapposizione invece che di incontro.
Incontro che la laicità dello Stato impedisce invece di favorire poiché si pone essa stessa come unica religione "esercitabile" in pubblico ossia pone l' "omologabilità" come unico criterio della condivisibilità - e quindi della verità e bontà - di un valore finendo per convogliare automaticamente tutti i desideri di ribellione su quelle religioni che ingenuamente crede di rendere innocue.
Le religioni non si possono rendere innocue, l'unica cosa che si può costringerle a fare è di diventare "terreno di incontro di costruzione del nuovo" ma per questo bisogna rispettarle e riconoscerne non solo la funzione sociale ma anche il reale contenuto spirituale di cui la laicità dello Stato è priva.
Detto questo la mia personale idea è che se la sinistra non ritrova le radici cristiane che sotto molti aspetti ha, a dispetto di un materialismo probabilmente inesistente (Preve), si troverà surclassata da una destra molto meno preparata scientificamente ma dotata di una capacità molto maggiore di "sentire e pensare" come il popolo.
Caro Fiorenzo,
non mi aspettavo un simile assist, ma ti ringrazio.
Ci si sente meno soli.
Per il resto sottoscrivo gli ammonimenti dell'articolo, il delirio sicuritario del FN, pur senza giustificare scomposte grida "al fascismo al fascismo", qualificano sicuramente FN come una forza politica nettamente di destra.
Intanto sulla questione euro sono da sempre tutt'altro che chiari.
Essendo contrari ad azioni unilaterali la loro retorica antieuro, una volta eventualmente al governo, rischia di tradursi in un contesto di inazione.
Questo vale anche per tutti quelli che in Italia dicono di volersi disfare dell'euro salvando però l'appartenenza alla UE.
Resterebbe in vigore il TFUE, e gli articoli da 123 a 125 regolano l'utilizzo della BC anche per quei paesi che negoziarono una clausola opt-out circa l'adesione all'euro: hai la tua divisa nazionale ma la BC è comunque indipendente e non autorizzata a funzionare come acquirente marginale dei propri titoli di stato. Cioè puoi avere la lira, la corona, il fiorino il franco o quel che vuoi; lo Stato continuerà in ogni caso a finanziarsi alle condizioni imposte unilateralmente dal mercato dei capitali.
Questa, da sinistra, è la parte più "sugosa" del recupero della sovranià monetaria.
Escluso questo non abbiamo neanche un temperato keynesismo, ma un temperato liberismo appunto: ai mercati dei capitali restano in mano le redini.
Ciò che resta in concreto è la possibilità di difendersi e/o attaccare agendo sulla svalutazione del cambio.
Cosa che da sinistra va valutata come importante strumento difensivo, ma da destra lasciando le redini in mano al mercato dei capitali, significa non uscire dalla logica del mercantilismo.
Non voler subire il mercantilismo tedesco è giusto, praticarlo in proprio no.
E' il mercantilismo che è sbagliato in generale.
C'è poi il problema benissimo sottolineato dell'apparato repressivo.
E qua c'è da dire che l'Hollande che ha fatto prolungare lo stato di emergenza, prospettando anche che alcune delle sue sconce misure diventino strutturali attraverso riforma costituzionale, si è posto sul piano del FN.
Solo che quando ti poni sul piano e sul terreno di un avversario annullando l'esistenza di alternative politiche, tra quelli che ancora vanno a votare la scelta giustamente cade sull'originale invece che sulla brutta copia.
[ P.S. Onta ed imperituro disonore sul PCF che ha votato lo stato di eccezione, Bravi invece quelli di PdG che oltre ad aver messo in discussione il loro eurismo sono stati anche l'unica forza politica francese a contestare l'estensione dello stato di eccezione ]
Ora una cosa di cui tenere conto è che se sovrapponiamo una cartina della Francia con i livelli di diseguaglianza economica, o degli indici di disoccupazione ed una col risultato del FN, esse sono sostanzialmente sovrapponibili.
Il vero dramma sta qui.
Ed il senso di questo vero dramma, nel risultato elettorale di questo novello poujadismo d'oltralpe, è il suicidio della sinistra.
Cito un mio commento a caldo di qualche giorno fa: < Se la sinistra si impegna per 20 anni "a combattere il populismo" invece che a combattere sperequazioni e disparità, il risultato è che i poveri voteranno un qualunquista perchè della sinistra sentiranno di non potersi fidare più.
La Francia è il suicidio compiuto e definitivo delle sinistre europeiste e social-liberiste, che per vent'anni hanno impoverito i poveri ed arricchito i ricchi blaterando giustificazioni tipo "lo fate per il sogno Europeo", o ancora, "si ma adesso avete il progetto Erasmus" ( e dopo, una vita di precarietà. Bell'affarone ).
Dopo 20 anni il voto è andato a chi non ha mai chiesto ai più poveri di fare sacrifici in nome di queste fregnacce.
Ed ora i più poveri verranno ugualmente messi in croce, facendo leva su altri argomenti.
Ma il suicidio di chi ha immolato le proprie classi sociali di riferimento in nome di *FREGNACCE*, beh, questo resta.>
Che il Front National sia una formazione di destra non è in discussione.
Però scusate, è difficile affermare che la Le Pen NON sia stata chiara sulle questioni dell'Euro e della dipendenza/indipendenza della Banca Centrale rispetto al Tesoro.
Sull'Euro ha detto e ripetuto che appena dovesse salire al potere, il suo primo atto di governo sarebbe chiedere al Ministro dell'Economia di avviare le procedure per il ripristino della valuta nazionale.
Per quanto riguarda il ruolo della Banca Centrale, ha affermato che sarebbe sottoposta al vincolo di finanziare lo Stato ad interessi zero.
Questi due provvedimenti coincidono sostanzialmente con la sovranità monetaria.
Io posso capire che si dubiti della buona fede della Le Pen, che si dica in buona sostanza: "queste sono solo parole, alla prova dei fatti non farà nulla di tutto ciò".
Ma le parole sono chiarissime, direi limpide.
E' sacrosanto criticare il Front National per ciò che rappresenta, nonchè per quella parte di programma che in effetti è apertamente totalitaria (penso in particolare alla repressione del diritto di manifestare su certi argomenti), ma a mio avviso non ha senso imputargli colpe che NON ha, in questo caso la chiarezza programmatica.
Finanziare lo stato ad interessi zero è una fumosa definizione che elude l'essere realmente concreti dicendo "dipende dal ministero del tesoro".
Inoltre l'unico modo per creare le condizioni di una dissoluzione negoziata dell'eurozona - cosa sulla quale FN insiste dicendo anche che non bisogna uscir da soli - è essere pronti a sostenerla e portarla avanti anche unilateralmente, e di mi dispiace su questo FN è tutt'altro che chiaro, anzi.
Poi c'è il problema del securitarismo repressivo etc.
Piuttosto, secondo me, è importante capire alcuni aspetti del profilo politico di FN.
Marine Le Pen, politica estremamente abile - e certamente radicalmente di destra - dopo la netta rottura politica col padre ha dato ad FN un tipo di profilo politico che può veramente permetterle espansione. Cosa che in effetti, purtroppo, sta avvenendo.
Riconoscere che un politico sia veramente di alto rango non significa affatto condividerne le tesi.
E l'amara constatazione con la quale sento si debba fare i conti è che purtroppo la Le Pen, come politica, è abile. E' capace. E' di rango. E chi dovrebbe essergli contraltare nell'intero continente è purtroppo un nano.
Ma in che modo ha dato al partito un profilo che può farlo espandere?
Si sta dando lo stesso tipo di profilo politico del generale de Gaulle.
La Francia non è un paese anticattolico, ma è tuttavia un paese fortissimamente laico nel quale questa idea è profondamente radicata. De Gaulle era un fervente cattolico, nel privato, ma era assolutamente per la neutralità confessionale della Repubblica.
La Le Pen ha assunto il medesimo tipo di profilo politico; dopo gli attentati di Parigi non ha fatto sciacallaggio come i Salvini di casa nostra, ma ha piuttosto detto che per assimilare in blocco l'Islam agli attentatori bisogna essere sciocchi o in malafede, e difende il profilo laico della Francia.
In questo modo, stante l'assenza di una sinistra di massa che rappresenti i più poveri, la sua pervasività nei blocchi sociali storici della sinistra è molto facilitata.
Al vandeano ed alquanto apertamente razzista Le Pen padre tutti avrebbero votato contro al secondo turno. Col profilo politico di Le Pen padre alle presidenziali al massimo si poteva arrivare secondi.
Ma con la laica Le Pen figlia.....chi dai ceti popolari non la voterà, avendo escluso un profilo di irricevibilità profonda per i francesi dal proprio taglio politico, comunque non è detto che si opporrà votando chiunque altro pur di non far vincere lei.
In questo modo, purtroppo, Le Pen figlia può vincere.
Questo stesso profilo politico, però, che potrebbe farla definitivamente sfondare "a sinistra" rischia di farle perdere voti tradizionali di destra, destra comunque forte in Francia.
E quindi?
E quindi ora, nel partito, c'è anche "cocca di nonno" ( non altrettanto amata dalla zia ). Le Pen Marion, volto nuovo, fondamentalista islamofoba vandeana.
Un partito che può tirare dentro veramente di tutto.
Sempre che....proprio per questo.....non finisca per esplodere.
Speriamo.
Non capisco cosa ci sia di "fumoso" nell'affermare che la Banca Centrale dovrà finanziare lo Stato ad interessi zero. E' la definizione di dipendenza della Banca Centrale dal Tesoro nella sua accezione più significativa: finanziamento della spesa pubblica senza che esso debba gravare esponenzialmente sul bilancio statale sotto forma di interessi.
Dopodichè non so se nel programma del FN sia previsto che la Banca Centrale torni sotto controllo interamente pubblico, ma immagino di sì.
Sull'eventuale uscita unilaterale dall'eurozona credo che la Le Pen sia invece chiarissima: nel momento in cui afferma che il giorno stesso del suo (eventuale) insediamento lei darà mandato al ministro competente di ripristinare la valuta nazionale, indipendentemente dal consenso degli altri Paesi, cos'altro significa questo se non essere pronti ad un'uscita unilaterale?
Ripeto: alla Le Pen su questi temi si può (legittimamente) non credere. Ma è difficile accusarla di non essere chiara. Al contrario, credo che una delle motivazioni principali della sua ascesa derivi proprio dal fatto di essere molto chiara. Che poi si riveli anche sincera è un altro paio di maniche.
E sì, la Le Pen è una politica di razza. Ricordo l'intervista alla Gruber, che con estrema calma ha letteralmente demolito.
Rappresenta una destra che per molti versi è inquietante, ma non sono sicuro che se dovesse vincere le presidenziali francesi questo dovrebbe venire accolto con un "purtroppo".
Come sempre, in politica vanno anche considerate le alternative.
Che alternative hanno oggi, quei francesi che rivogliono appropriarsi di un'autentica sovranità nazionale, alla Le Pen?
Esiste in Francia una sinistra altrettanto sovranista e politicamente significativa, cioè capace credibilmente di arrivare al potere?
Se non esistesse, perchè i francesi dovrebbero votare qualcosa di diverso dalla Le Pen?
E' un dilemma che si pone in modo simile anche in Italia.
Che c'entra la tecnocrazia capitalista dei manager col fascismo?
Il fascismo ha sempre combattuto la finanza capitalistica tanto è vero che la struttura della Banca d'Italia nell'Italia repubblicana era presa parti pari da quella fascista.
E funzionava meglio di quella che è stata realizzata dopo il 1981 dai regimi democratici.
Non è che uno può usare le parole come gli pare.
La Le Pen non è fascista, ènazionalista, di destra, xenofoba ma è contro l'euro e contro la privatizzazione dell'emissione di denaro (per usare le parole sue).
Allora una domanda ai signori scandalizzati dal risultato elettorale in Francia: la democrazia è o non è la dialettica fra destra e sinistra? Ossia in altri termini: esiste una democrazia in cui non esista la destra?
No, lo sapete bene e quindi se diciamo tutti che il nemico è una oligarchia antidemocratica è evidente che destra e sinistra se democratiche devono allearsi.
La Le Pen porta alcune idee pessime ma altre molto importanti che noi condividiamo.
Il problema chiave è solamente se alla fine finirà per piegarsi ai poteri forti annacquando la parte condivisibile del suo programma.
Se resterà coerente si trattera di una scelta di popolo che quindi va rispettata integralmente.
Mi accorgo adesso di questa frase di Boria
"Finanziare lo stato ad interessi zero è una fumosa definizione che elude l'essere realmente concreti dicendo "dipende dal ministero del tesoro".
Fumosa espressione, come se questa fosse da attribuire al Front National...purtroppo la fumosa espressione, che non è fumosa per niente, non è del Front National che è molto chiaro sull'indipendenza della Banca Cebtrale e sulla separazione delle banche commerciali COSA CHE NON MI PARE ACCADA PRESSO FASSINA E CIVATI.
Non capisco perchè lo rinfacci a me, non c'è bisogno di scaldarsi se ci si sforza di essere analitici.
Inoltre io non voterei mai né per i civatiani né per la "salsa rosa".
Ma finanziare lo stato ad interessi zero non vuol tecnicamente dire nulla.
Vuol dire che la BC è dipendente dal tesoro e può influenzare a quali tassi lo stato si finanzia agendo da acquirente marginale dei titoli di stato, retrocedendo e monetizzando il debito pubblico?
Boh...
Ad ogni modo:
1) se la definizione non è del FN allora di chi è?
2) le chiacchiere stanno a zero, prendiamo il programma di FN
http://www.frontnational.com/le-projet-de-marine-le-pen/redressement-economique-et-social/euro/
Ebbene, si ricorda che Milton Friedman aveva detto che una struttura rigida come l'euro difficilmente avrebbe potuto durare. Ma d'altra parte il monetarismo l'ha inventato lui, solo non credeva si potesse applicare a livello continentale ( ma stato per stato si ).
Potevano citare Kaldor.... Abbiamo comunque un indizio su quali siano i loro parametri di riferimento.
Seguono argomentazioni che mescolano l'ovvio ad affermazione che suonano un po' strane. "non dobbiamo più concorrere ai salvataggi dei paesi dell'eurozona in crisi perchè i soldi dei francesi devono rimanere in Francia".
Un momento, il TFUE esclude l'esistenza di trasferimenti fiscali. Che intendono dire con questa cosa? Qua al massimo, con il QE, si stanno trasferendo sofferenze bancarie sui bilanci degli stati coi soldi nostri buttati tutti a mucchio, ma in questa operazione ad esempio riguardo alla Grecia....sono state garantite innanzitutto banche private francesi che erano le più esposte.
Che discorso fa FN, i banchieri sono strozzini tranne quando sono banchieri francesi?
mmmmmhhhhh
Lo sganciamento deve essere coordinato, detto a premessa, e le istituzioni europee dovranno sorvegliare sulle procedure di ripristino della sovranità.
In pratica FN fa affidamento sul fatto che all'eurogruppo, quando ci sarà la Le Pen, non gli dicano di no perchè lei rappresenta la Francia.
"siamo francesi, non ci tratteranno di certo come quei 4 pecorai dei greci"
Ciao còre.
E se invece dicono di no?
Escludendo opzioni unilaterali e difedendo il ruolo delle istituzioni UE, che ragno pensa di cavare dal buco la Le Pen?
Poi ancora lo banca centrale dovrà poter fare degli prestiti anticipati al tesoro.
mmmhhh....Ricordo che lo statu quo ante euro, in Francia, era già di sovranità monetaria azzoppata essendo la banca di Francia di fatto indipendente dal tesoro. Come la nostra dal 1981, ma da loro addirittura dal 1974.
Non mi sembra che spendano troppe parole sul senso di questa fregatura.
Forse che non vogliano mettersi troppo contro i banchieri?
Accidenti, una posizione limpida.
Uscita solo negoziata ( e se dicono di no ), con le istituzioni UE che si fanno co-garanti del ripristino della sovranità, e con una BC che non si capisce se dovrà diventare dipendente dal tesoro o meno.
E questo sarebbe un programma "chiaro"?
Questa è una sòla conclamata.
In Italia se qualcuno si proponesse in questo modo verrebbe giustamente preso a pernacchie dai sovranisti politicamente appena appena un po' sgamati.
Poi c'è tutto il resto, e tutto il resto lo abbiam già detto, ha un profilo limpidamente di destra.
Ripropongo la mia domanda, essa sì obiettivamente chiara e limpida, che è stata elusa.
Se la Le Pen afferma e ribadisce che nel momento stesso del suo insediamento darà ordine al ministro competente di ripristinare la valuta nazionale, INDIPENDENTEMENTE DAL CONSENSO DEGLI ALTRI PAESI (lo scrivo in maiuscolo nella speranza che venga finalmente letto), questa non significa forse essere pronti ad un'uscita UNILATERALE dall'eurozona?
Sulla questione della Banca Centrale, ammetto di non aver letto nel dettaglio il programma politico del FN.
Ma parlare di un "obbligo di finanziamento dello Stato ad interessi zero" significa, per definizione, proporre una forma di dipendenza DI FATTO Tesoro-Banca Centrale, visto che il finanziamento del Tesoro è (o meglio: dovrebbe essere) la funzione principe di una Banca Centrale nazionale.
Un OBBLIGO di finanziamento significa fungere da prestatore di ultima istanza. E significa di fatto poter monetizzare il debito pubblico. Significa tutto ciò proprio da un punto di vista tecnico.
Non so se, oltre a tale obbligo, il FN vada a definire anche la natura giuridica (pubblica o privata) della Banca Centrale nazionale.
E' certamente un aspetto importante anche quello, ma se si parla di "obbligo di finanziamento ad interessi zero", beh, stiamo già parlando di una forma avanzata (anche se non perfettamente compiuta) di sovranità monetaria.
Ti rispondo, molto seramente e con nulla di personalistico, che le chiacchiere stanno a 0.
La Le Pen può dire laqualunque per prendere il voto di laqualunque.
Io leggo il programma politico.
Il programma politico non è limpido, chiaro, univoco, né serio ( se non sul fronte della repressione poliziesca. Li è limpido e terribilmente serio ).
Io ho riportato un link, tu dice "la Le Pen dice". Ok, quando, dove, abbiamo un filmato? [ e se anche l'avessimo verba volant, scripta manent ]
Quello che tu dici in maiuscolo nel programma non c'è.
Un obbligo di finanziamento nella forma, da programma, di prestito anticipato, è una banca centrale indipendente dal tesoro con la possibilità di stampare un po' di moneta in fase di buriana economica.
Liberismo temperato.
Ah, nel programma c'è anche un'altra perla.
Rimettersi a stampare franchi serve per poter praticare svalutazione competitiva.
Insomma, il programma è il mercantilismo che ci tocca subire dai tedeschi, ma se potessi praticarlo alle condizioni della nostra confindustria il mercantilismo sarebbe una figata pazzesca. ( punto 2 delle proposizioni )
In pratica il piano B dei padroni.
Certo, in un contesto nel quale gaullisti e PS sono il piano A dei padroni, e la sinistra non risponde ancora chiaramente all'appello, capisco che molti lavoratori e lavoratrici la votino. E non li prendo ad insulti, non è nemmeno colpa loro.
Ma siamo di fronte al piano B dei padroni.
Questo è di una chiarezza estrema.
Perdonami Enea, però continuano ad esserci due domande eluse.
1) La Le Pen ha ribadito alla nausea, in più sedi e di fronte a media diversi, che il giorno stesso del suo insediamento si rimetterà a stampare franchi. L'hanno sentita letteralmente tutti, in primis i suoi connazionali. Che sia scritta in questi termini o meno nel programma politico del FN, non penso che l'opinione pubblica si scordi di tale proposito, così frequentemente sbandierato.
Ora: questo proposito corrisponde o non corrisponde ad una uscita potenzialmente unilaterale dall'eurozona? SI/NO.
2) La questione del "chi votare". Voglio proportela con domanda diretta. Tu sei un francese e vivi in Francia nel 2015. Hai idee sovraniste. Chi voti alle presidenziali se si votasse domani? Le Pen o qualcun altro? O ti astieni?
Avevo lasciato un commento ma non è stato (ancora?) pubblicato, dunque ci riprovo.
Innanzitutto: qui stiamo parlando di politica, non di giurisprudenza.
Il rapporto non è fra imputato e accusa, bensì fra uomoni politici e pubblica opinione.
Perchè lo ricordo? Perchè non sono necessari gli stessi formalismi per definire tale rapporto.
Certo, ogni forza politica che si rispetti deve definire un programma politico formale e pubblicarlo. Ma la relazione politica-elettorato NON si fonda su esso (parliamoci chiaro: quanto sono gli elettori che si prendono la briga di leggere il programma elettorale di un partito?) bensì sul rapporto "informale", cioè interviste, articoli, comizi, talk show.
Quando un obiettivo (nel caso in questione: il ripristino IMMEDIATO della valuta nazionale) viene affermato, ribadito e reiterato per mesi e mesi su una svariata serie di mass-media a stretto contatto con l'elettorato, significa che viene comunicato a milioni di cittadini, i quali - che vadano a leggersi il programma elettorale "formale" o meno - lo considerano COMUNQUE il programma del partito. Magari "non ufficiale", ma tanto più vincolante quanto più lo si è veicolato nei mass-media.
Non è che se la Le Pen (una volta eventualmente raggiunta la presidenza) non attuasse il ripristino della valuta nazionale, allora potrebbe cavarsela dicendo "eh vabbeh, ma nel programma ufficiale mica c'era!". Gli elettori se ne sbattono, GIUSTAMENTE, della distinzione fra programma "formale" ed "informale", e la considererebbero a tutti gli effetti una TRADITRICE del popolo sovrano. Punto.
Quindi, che sia espresso o meno in tale forma nel programma elettorale "formale", l'uscita dall'eurozona FA PARTE effettiva del programma elettorale della Le Pen: è un obiettivo ribadito in tutte le sale e su tutti i canali, ed in nessun caso potrà far finta che non esista.
Ora, di fronte a questo obiettivo del suo programma elettorale "effettivo", ciò significa che il FN si prepara ad un uscita dall'eurozona "costi quel che costi", anche unilaterale.
E' una diretta e logica conseguenza del programma elettorale, e come tale è certamente stato interiorizzato dall'opinione pubblica francese. La quale, ripeto, sicuramente non avrà intenzione di giocare con le virgole e con le formalità, nel momento in cui venisse tradita.
Ha percepito il messaggio della Le Pen come CHIARO, e come tale vorrà che venga attuato.
Che la Le Pen intenda effettivamente giocare su quegli aspetti che tu ritieni ambigui, questo non è dato sapere.
Dando per scontata quella che tu stesso giudichi una grande intelligenza politica, io dubito che vorrà andare incontro alla sicura ed immediata ribellione del suo elettorato, nel caso in cui lo volesse tradire.
Ha ripetutamente affermato che intende ripristinare non solo la valuta nazionale, ma anche la separazione fra banche commerciali e d'investimento, nonchè una dipendenza "di fatto" Tesoro-Banca Centrale.
Su questi aspetti, la si potrà giudicare negativamente nel momento in cui dovesse disattenderli. Ma in quanto a comunicazione politica c'è poco da dire: li ha espressi con decisione e chiarezza. Il che, aggiungo, renderebbe ancora più intollerabile un'eventuale mancata applicazione del programma.
A domanda rispondo:
FN fa sul serio?
NO: sono chiacchiera e distintivo.
Stampare franchi non vuol dire sovranità monetaria, ne è solo una parte.
E non sono neanche sicuri che facciano sul serio circo lo stampar franchi, che in ogni caso con BC indipendente sarebbe la solita sòla perchè le redini restano in mano al mercato dei capitali, mentre il programma è esplicito sull'impostazione mercantilista, cioè il mercato interno e quindi i salari verranno comunque compressi.
Fossi francese e votassi?
Votassi per cosa, cantonali, regionali, presideniali?
A livello locale non si vota "sovranità monetaria", quindi esclusi gollisti, fn, socialisti, verdi e PCF.....valuterei le persone che restano, se stiamo parlando di elezioni locali.
Se mi chiedi se si tratta invece di elezioni presidenziali, se si ricandidasse senza avere quegli zozzoni del PCF tra le palle, voterei Mélenchon.
La sua posizione sulla moneta unica è ancora insufficiente, ma al redde rationem che comunque in programma hanno messo come eventualità, contemplano la rottura anche a costo di doverla portare avanti soli.
Ha avuto il coraggio di cambiare linea.
In ritardo?
Certo.
Ma ne conosciamo tanti politici che ammettano un errore con onestà intellettuale?
E' stato consequenziale nel farlo, e ha stretto raspporti internazionali con gli altri movimenti di sinistra che vogliono rompere con l'UE a cominciare da Unità Popolare.
Sicuramente è incomparabilmente più incline di chiunque altro a fare uno sgarro vero alle banche, ed oltre a questo è L'UNICO politico di rilievo nazionale in Francia, insieme ai portavoce di PdG Coquerelle e Simmonet, ad aver parlato in termini chiari ed espliciti CONTRO le fascistissime leggi dello stato di eccezione che Hollande ha prolungato e nel quale FN sguazza a propria volta.
Cosa che DA SOLA ai miei occhi giustificherebbe un voto, perchè la politica non si risolve nella sola questione dell'euro, e una deriva autoritaria in Italia tutti la sottovalutano....solo perchè non si ricordano cosa voglia dire la polizia che spara per strada ad altezza d'uomo e gli arresti senza formulazione dell'accusa fatti direttamente con l'esercito bypassando le normali procedure della magistratura.
E' un'ipotesi perfetta?
Chiaramente no.
E' solo il meglio che c'è. ( e per inciso è un bel po' meglio della salsa rosa italiana, perchè qua è un partito ed una alleanza che si stanno portando su posizioni utili, mentre in Italia abbiamo 2 persone che predicano "quasi bene" dentro un'accozzaglia di stronzi falsari, il che non lascia presagire che la linea sarà potabile nel suo insieme )
Devo dilungarmi?
Fossi spagnolo 10 mesi fa avrei votato Podemos, oggi dopo che Alberto Garzon ha preso il posto di Lara e vedendo quanto è aumentato lo spazio per gli euroscettici dentro un partito ora guidato da un trentenne non carrillista, ed anche a causa dell'errore di Iglesias di appoggiare acriticamente Tsipras, rivoterei Izquierda Unida ( o se votassi a Madrid, ma solo in quel caso, voterei nella lista di Podemos Monereo o Tania Sanchez perchè sono compagni e sono personalmente eurocontrari ).
Fossi Irlandese voterei - e pure con entusiasmo - per il Sinn Fein.
Fossi tedesco farei lotta interna dentro Die Linke per far ri-prendere il partito a Lafontaine, Wagenknecht e Hoeger.
Fossi austriaco astensione.
Fossi Sloveno voterei Zdruzena Levica.
Troverei qualcosa di votabile quasi ovunque.
E anche in Italia m5s, per generare casino e sgambettare il PD, e poi nel casino si vedrà, saranno le piazze a stabilire l'indirizzo e lavorerei su quello.
Ora, se tu voteresti FN, resta a te dover spiegare perchè ritieni che un recupero di sovranità monetaria monco, in un partito di impronta mercantilista, e che ti darebbe pure lo stato di polizia, sarebbe auspicabile.
"Gli altri fanno schifo"?
Lo so già, ed è vero, per questo non sputo addosso a chi lo vota.
Ma son libero di dire ugualmente che è un errore?
Non so se voterei Le Pen in Francia, ma non posso certo affermare per certo che il concetto di sovranità monetaria di cui parla il FN sia necessariamente "monco", nè che la sua politica economica nazionale sia necessariamente "mercantilista". Non ci sono le basi per affermare simili certezze. Ritenere che tornare alla valuta nazionale serva per svalutare rispetto al marco/euro è un'assoluta ovvietà (vale anche per l'Italia e gli altri PIIGS, tanto per dire), e non credo che coincida necessariamente con una visione mercantilista dell'economia.
Non dico che tu abbia per forza torto nel pensarla così, dico che dai alcune cose per scontate, quando in realtà non lo sono.
Dopodichè, nemmeno una sovranità monetaria "piena", anche qualora rientrasse nel programma effettivo del FN, significherebbe per forza una buona gestione dell'economia nazionale: si possono fare disastri, perpetrare ingiustizie sociali e generare distribuzione di ricchezza verso l'alto anche con il pieno controllo della politica monetaria e fiscale, quindi non è che la sovranità monetaria funga di per sè da garanzia che la Le Pen voglia adottare politiche "popolari".
Però sì, credo che senza sovranità monetaria non esista per definizione la democrazia, perchè senza il pieno controllo sulla politica fiscale e monetaria lo Stato (sia il Governo che i cittadini) cadono facili prede dei ricatti dei vari "vincoli esterni", per cui sicuramente non voterei MAI un partito che non la annoveri fra gli obiettivi. Preferirei non votare, o persino votare Le Pen. Sbagliando, probabilmente, ma tant'è.
Per parlarci chiaro: io alle ultime europee ho votato Lega per dare un voto a Borghi, e non me ne pento semplicemente perchè all'epoca non esisteva alcun altro partito politicamente consistente di impronta euroscettica (o parte Fratelli d'Italia).
L'unica cosa assolutamente certa del FN è l'approccio fascistoide su alcune politiche interne. Il che, lo ammetto, può essere sufficiente per NON votarli, nel caso in cui esista un'alternativa "sovranista" politicamente credibile.
Mi auguro che in Francia tale alternativa abbia il tempo, la forza ed il coraggio di crescere prima delle prossime presidenziali. Altrimenti vincerà Le Pen e sarà giusto così.
No, mi dispiace, io dico tutta un'altra cosa.
Io leggo il programma, dove le cose son scritte chiare e tonde ad uso soprattutto dei ceti dominanti che le cose se le studiano in dettaglio ( ceti con i quali è evidentissimo che FN ha fatto e di buon grado ampissimi compromessi ), e penso che invece quando un politico parla, parla per prendere voti e molto se lo gioca sugli equivoci in questo ambito.
Il securitarismo repressivo, lo stravolgimento dello stato di diritto in chiave poliziesca, il pasticcione sulla sovranità monetaria e su un ruolo della UE nella transizione che è semplicemente irrealistico, e l'impostazione squisitamente mercantilista, nel programma ci sono ed a chiare lettere.
L'ho pure linkato, in un certo senso lo hai riconosciuto tu stesso.
Tu invece ritieni che il programma "effettivo" siano le chiacchiere in TV o da un palco.
Ora non devi fare confusione; è vero che FN non ha vinto sugli attentati terroristici, ed è vero che ha vinto soprattutto dove le disparità sociali sono più alte e così la dissocupazione via meritata dissoluzione della sinistra francese.
Tuttavia nel loro programma la questione europea NON è la ciccia né la sostanza, né per iscritto né a parole. Questo può pensarlo solo chi abbia una visione della politica monocentrata.
La ciccia nel programma di FN è la repressione poliziesca nelle banblieue, perchè i ceti impoveriti non hanno più i loro tradizionali riferimenti a sinistra ma - come avviene anche qua - man mano che piombano nell'emarginazione se la prendono col degrado nel quale si ritrovano a vivere e coi radical chic che gli fanno la morale sulla tolleranza mentre vivono in ampi e spaziosi loft in centro città.
Della dissoluzione della democrazia perchè non avendo un demos europeo l'UE non può essere una democrazia, e di come tecnicamente la moneta serva a smantellare lo stato sociale e estromettere lo stato dall'economia il che serve a far fluire la ricchezza a senso unico dove in partenza ce n'era di più, NON C'E' coscienza diffusa, né in Italia né in Francia.
E di certo non è FN ad incentivarla, tanto è vero che si, nel programma c'è un po' di retorica antioligarchica ma non si parla mai apertamente di "redistribuzione".
Come non fa neanche la lega.
Il rilancio dell'economia senza lotta di classe e redistribuzione A CHI SERVE?
A quegli industriali che sono andati in anossia, punto.
Ma d'altra parte se hai votato Borghi, che ha la stessa identica impostazione ( e che di buon grado ha preso dei voti che son serviti soltanto a rieleggere al parlamento europeo un tizio che chiama "comandante" Delle Chiaie ) e se non ti ha inquietato né la retorica xenofoba e violenta della "ruspa" né la cialtronesca viltà di chi in diretta TV davanti ad un potente vero, anche sull'euro, s'è rimangiato tutto [ https://www.youtube.com/watch?v=i2ZFD7D7xro ] perchè a qualche chiacchiera oltretutto mal impostata sull'euro sei disposto a subordinare tutto il resto, mi dispiace ma può voler dire soltanto due cose:
a) sei di una sconcertante ingenuità politica, e pensi che tutto si risolva nella mera questione dell'euro, anche a costo di passare con uno schiacciasassi sullo stato diritto
b) sei semplicemente una persona contenta di votare a destra per quanto si premuri di non apparirlo in maniera smaccata.
Il che è perfettamente legittimo.
Ma non puoi pretendere di "convertire" chi di destra non è.
E in ogni caso "carta canta". Le chiacchiere...pffffff, son chiacchiere.
Amen, missa est, ite in pace.
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