29 aprile. Dedicato agli euro-grulli, gli "ultimi giapponesi" della moneta unica.
[Nella foto Helmut Khol e Romano Prodi]
Ma il bello viene dopo, nell'analisi a consuntivo della politica dei sacrifici:
Chi è il pericoloso "populista" che ha osato parlare in questo modo? Forse non ci crederete, ma il personaggio che ha detto queste cose, con un articolo sul Messaggero di ieri, è il signore della foto in alto a sinistra. Quello che si dilettò a torturare gli italiani con le finanziarie per l'euro, e che l'Europa ricompensò nominandolo presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004. Colui che nel 1999 ebbe la faccia tosta di dichiarare che: «Con l’euro lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come se lavorassimo un giorno in più».
Nessuno si aspetti una qualche coerenza da questo signore. Dopo aver scritto le cose citate, Prodi chiude l'articolo dicendo che bisogna proseguire con la precarizzazione del lavoro, con l'obiettivo di portare lo spread a zero. E ci mancherebbe! Il primo ministro del "Pacchetto Treu" certo non vuole smentirsi.
Ma mentre ripone grande fiducia nella BCE del compare Draghi, ecco il giudizio sulle istituzioni europee: «L’esperienza ci dimostra che ben poco possiamo fare conto sulla solidarietà europea e sull’operato delle Istituzioni comunitarie di Bruxelles, negli ultimi tempi sostanzialmente operanti sotto tutela germanica».
Amen, verrebbe da dire. Prima, però, una domandina piccola piccola: ma se ogni solidarietà europea è esclusa a priori che senso ha restare nell'euro e nell'Unione? Di sicuro non potrà rispondere a questa domanda con sincerità colui che farfugliava su un'Europa che sarebbe arrivata a Vladivostock, ma certo potranno farlo tutte le altre persone dotate di un minimo di intelletto. E questo ci basta.
[Nella foto Helmut Khol e Romano Prodi]
«La crisi greca mostrò invece che non eravamo tutti uguali e che la solidarietà europea era stata costruita solo sulla carta».
Chi ha fatto questa affermazione? Prima di rispondere, leggete come viene argomentata:
Chi ha fatto questa affermazione? Prima di rispondere, leggete come viene argomentata:
«In poche settimane le banche tedesche e francesi (comprese quelle che abbondantemente guadagnavano e tuttora guadagnano nel mercato italiano) si sono precipitate a vendere i nostri titoli pubblici in loro possesso, spingendo ovviamente tutti gli altri a fare altrettanto. Esse hanno improvvisamente trasformato i buoni del Tesoro italiani in pericolosi “derivati” anche se vendere questi titoli equivaleva a scommettere sulla bancarotta italiana. L’esempio francese e tedesco è stato ovviamente subito seguito da parte di tutti gli altri operatori, cominciando dagli americani».Dunque, non solo nessuna solidarietà, ma un comportamento da veri avvoltoi. La qual cosa non è mai stata per noi un mistero, ma che suona assai interessante sulla bocca di uno dei principali artefici dell'euro.
Ma il bello viene dopo, nell'analisi a consuntivo della politica dei sacrifici:
«Ci si è poi finalmente accorti che, col crollo dell’otto per cento del nostro PIL e con una crescita sotto zero della nostra economia, il debito italiano sarebbe sempre cresciuto. Nonostante questo, dato che gli impulsi suicidi sono lenti a morire, abbiamo voluto mettere addirittura nella carta costituzionale il pareggio del bilancio della nostra economia. Un favore politico per chi comanda a Berlino ma un assurdo logico perché non si mettono in costituzione obiettivi che dipendono anche da eventi che non sono sotto il nostro controllo».Il pareggio di bilancio inserito nella Costituzione come frutto di «impulsi suicidi lenti a morire» e, peggio ancora: «un favore politico per chi comanda a Berlino».
Chi è il pericoloso "populista" che ha osato parlare in questo modo? Forse non ci crederete, ma il personaggio che ha detto queste cose, con un articolo sul Messaggero di ieri, è il signore della foto in alto a sinistra. Quello che si dilettò a torturare gli italiani con le finanziarie per l'euro, e che l'Europa ricompensò nominandolo presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004. Colui che nel 1999 ebbe la faccia tosta di dichiarare che: «Con l’euro lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come se lavorassimo un giorno in più».
Nessuno si aspetti una qualche coerenza da questo signore. Dopo aver scritto le cose citate, Prodi chiude l'articolo dicendo che bisogna proseguire con la precarizzazione del lavoro, con l'obiettivo di portare lo spread a zero. E ci mancherebbe! Il primo ministro del "Pacchetto Treu" certo non vuole smentirsi.
Ma mentre ripone grande fiducia nella BCE del compare Draghi, ecco il giudizio sulle istituzioni europee: «L’esperienza ci dimostra che ben poco possiamo fare conto sulla solidarietà europea e sull’operato delle Istituzioni comunitarie di Bruxelles, negli ultimi tempi sostanzialmente operanti sotto tutela germanica».
Amen, verrebbe da dire. Prima, però, una domandina piccola piccola: ma se ogni solidarietà europea è esclusa a priori che senso ha restare nell'euro e nell'Unione? Di sicuro non potrà rispondere a questa domanda con sincerità colui che farfugliava su un'Europa che sarebbe arrivata a Vladivostock, ma certo potranno farlo tutte le altre persone dotate di un minimo di intelletto. E questo ci basta.
3 commenti:
non c'è alcuna incoerenza in quel che dice Prodi. è sempre stato convinto della necessità di abbattere le tutele e i salari e di aumentare la tassazione. è sempre stato un fanatico dell'austerità e un liberista. e questo indipendentemente dal fatto che il paese fosse o meno sotto la tutela di Berlino.
Un venditore di un prodotto non deve conoscere le vere qualità del suo prodotto ma essere convinto comunque che sia il migliore in assoluto ,ciò ne fa un ottimo Venditore ,così accade per tutte le categorie anche per gli uomini di potere , essere convinti comunque senza alcun dubbio di ciò che fanno anche se ciò che fanno e'Criminale.Il punto negativo più di tutto è' che non c'è nessuno a fermarliQuesti Sciagurati , anzi molti si schierano per loro tornaconto .Ecco come Si Produce una Società di Merda.
Prodi come Monti è da sempre al servizio del ceto politico dominante. L'Italia per essere competitiva aveva bisogno di un ricambio dirigenziale che di fatto è impossibile realizzare.
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