15 aprile. «Quello che mi chiedo: riuscirà il “sovranismo di sinistra”, in tempi accettabili, a imporsi alla pubblica opinione – sapendo di avere un nutrito numero di nemici, soprattutto a sinistra – e competere con il sovranismo di destra?»
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo, che prende le mosse
dall'articolo pubblicato il 20 marzo scorso LA TERZA FASE.
Nulla da dire sul passaggio, indotto dalla crisi sistemica, dalla cetomedizzazione
di massa alla pauperizzazione che travolge larghi strati di piccola borghesia. Aggiungo che all’interno
di questo melting pot (ciò che tu chiami serbatoio), la parte che più ha
beneficiato delle prebende neo liberiste è quella che reagirà per i propri
interessi e non per l’intera comunità nazionale. E questo è da mettere in conto
fin da subito. Essa sarà quella parte pronta a vendersi al migliore offerente,
contro altri italiani. E non ho difficoltà nel condividere che tra lotta
istituzionale e lotta extra istituzionale non v’è nessuna dicotomia. Ma, ma…
Parlate di guerra sociale e fate bene perché i nemici che ci hanno
circondato, ormai da molto tempo, la conducono in maniera unilaterale (e al
momento ci battono come un tamburo), sono al sicuro perché loro picchiano “da una batteria di obici che spara da
lontano, su un nemico ridotto all’impotenza, senza subire il fuoco di
controbatteria.” Il loro programma sta marciando rapidamente senza trovare
alcun ostacolo. L’imperativo è: instaurare un nuovo ordine basato sul
convincimento della necessità, da parte delle classi subalterne, di un duro
rapporto sadomasochistico tra
sfruttatori e sfruttati.
La società è ormai formata da generazioni (e non mi
riferisco solo a quelle più giovani) caratterizzate da mediocrità, banalità e
insulsaggini, abituate a chinare il capo
e a umiliarsi, senza più alcuna memoria storica perché neppure i luoghi del
sapere la insegnano più. Anzi, con l’andare del tempo il potere – che ha a
disposizione mezzi di persuasione immensi – ha confezionato revisionismi
storici inconsistenti ma di massa, che hanno prodotto un’immane devastazione
nei meccanismi del pensiero delle persone, distruggendone il senso critico. Il
modello che viene loro offerto, in ogni dove, è quello di una società dove il
capitalismo, con la sola legge della sopravvivenza, è il destino immutabile
dell’umanità e dove il conflitto deve essere bandito. Istruttivo, a questo
proposito, il decalogo di N. Chomsky per capire tutte le menzogne che ci
raccontano.
D’accordo con le quattro fasi ma quasi certamente una parte
del serbatoio andrà ad alimentare un movimento
di massa reazionario – sempre latente che aspetta solo di essere
organizzato – e che porterà parte dei consensi al “sovranismo di destra”, già
accreditato come forza anti euro proprio dai media del potere. La sua eventuale
terza via, dopo la fase iniziale “rivoluzionaria”, servirà a “normalizzare” la
sollevazione e a rassicurare il potere neo liberista, ma nel frattempo avrà
catalizzato intorno a sé parte dei consensi delle classi popolari. Quelli che voi indicate come gli schiavi della
globalizzazione e/o popolo lavoratore. D’altra parte come dite: “Un popolo incazzato sceglie il meno peggio
quando è spinto sull’orlo del baratro.”
Quello che mi chiedo: riuscirà il “sovranismo di sinistra”,
in tempi accettabili, a imporsi alla pubblica opinione – sapendo di avere un
nutrito numero di nemici, soprattutto a sinistra – e competere con il
sovranismo di destra? Non scordiamoci che al momento non disponiamo di una
forza consistente di sinistra, che sappia offrire una risposta concreta alla
crisi.
Il M5S – ago
della bilancia tra centro destra e centro sinistra – manterrà i suoi consensi
pur rimanendo “ a-sovranista” e fermo al referendum sulla permanenza o meno
nell’euro. Oggettivamente dice alcune cose condivisibili ma non si dichiara e
non è un movimento di sinistra. Rappresenta la stanchezza della gente e non
prospetta una società socialista. (Interessante l’analisi che ne fa Giandiego
Marigo su Bandiera Rossa.)
Per indicare il che fare? evocate parole mito per la sinistra
di lotta che un tempo fu, ma citi soggetti, pratiche ed etiche militanti ormai
dimenticati. Purtroppo il pacifismo imbelle, vero e proprio cavallo di Troia
dell’internazionalismo imperialista,
ha prodotto i suoi frutti avvelenati. Se per la proposta politica non mancano le
idee, per quanto riguarda il resto credo che occorrerà una lunga e paziente opera
di ricostruzione. Ora possiamo solo contare su persone di buona volontà, a
volte un po’ ingenue e/o incazzate per i motivi più disparati ma spesso
politicamente e ideologicamente sterili. (Per l’appunto “... dopo trentanni di devastazione neo liberista, di sfascio sociale…”.)
Per formare soldati politici
rivoluzionari si dovrà lavorare parecchio.
Bene il Coordinamento e bene l’idea di un nuovo CLN come
blocco sociale. Qui si giocherà la partita con i cascami della borghesia impoverita, la media e piccola borghesia;
in quel frangente essa dovrà scegliere da che parte stare: o con noi o contro
di noi. O con gli sfruttati per l’emancipazione e l’affrancamento o con gli
sfruttatori.
Indubbiamente questo nuovo CLN avrà un arduo compito:
condurre una rivoluzione democratica (giusto
richiamo alla Rivoluzione Francese ma spero anche all’idea che ne ebbero gli
azionisti e i comunisti nel periodo resistenziale), attraverso una lotta di liberazione sociale e nazionale
che necessariamente dovrà affrontare due momenti, ritengo, non nettamente
distinti nel loro svolgersi, anzi, inevitabilmente paralleli per la posta in
gioco:
·
Una fase interna contro i Quisling nostrani per un
governo popolare d’emergenza e la riconquista della sovranità.
·
Una fase esterna contro chi vorrà impedire la
rinascita dell’Italia. Questo chi
sarà lo schieramento imperialistico euro atlantico che avrà come alleata la
grande borghesia nazionale.
Una nozione, quella della rivoluzione democratica, che rimanda
– pur tra molte contraddizioni – a ciò che fu la Resistenza italiana: lotta insieme
patriottica, civile e di classe. L’Italia rimane un paese comunque occupato anche
militarmente; le basi Nato e l’Eurogendfor non rimarrebbero con le mani in
mano, esse agirebbero per conto del potere economico finanziario euro
atlantico, contro un eventuale governo popolare democratico. Per questo motivo
sarebbe bene ricercare, fin da subito, anche alleanze con sovranismi europei di
sinistra.
Ciò nonostante, al di là del tempo
occorrente, quel che è indubbio è che il cambio, al momento opportuno, dovrà
essere decisivo e inibire per un lungo periodo un eventuale tentativo di
rovesciamento da parte della reazione.
Seppure
affascinato da un ardimentoso agire politico, non rinuncio ad analizzare la
realtà così come la percepisco. E la realtà mi dice che il fattore repressione deve
essere valutato attentamente. A Dio non servono né i martiri né gli stolti. Per
questo dobbiamo attenerci al seguente suggerimento:
«Quando, [ …], avevo disegnato una qualche impresa, […], divenivo cautissimo e prudentissimo. Guardavo dove mettevo i piedi. Osservavo la massima sobrietà.[…]. Evitavo ogni rischio inutile. Ero intento e attento a preservar me stesso per l’attuazione del mio disegno temerario. Non volevo inciampare o battere il muso nelle vie comuni, prima d’intraprendere la via difficile, prima d’avviarmi alla mèta che m’ero scelta. E’ questa la regola del buon combattente».
Va da sé che chiunque intenda sbarrare il passo a un
sistema, qualsiasi esso sia, ne deve considerare la reazione. Oggi si ha a che
fare con una legalità – a difesa del potere – imposta dentro un modello di
sviluppo in crisi e pertanto “incattivita”: carcere, monito, azione preventiva.
Lettura di determinati fenomeni, in chiave anti terroristica e anti eversiva.
La lotta è interpretata come fattore criminale e non dal punto sociale. Il
messaggio che viene mandato è molto chiaro: intransigenza contro chi vuole
resistere alla crisi. Malcom X diceva: “…se
non state attenti, i media vi faranno odiare le persone oppresse e amare quelle
che opprimono.” Per essere più
esplicito: siamo in una società dove chi
sta bene denuncia chi sta male!
Il sistema non
sarà tenero con chi vuole democraticamente la sua destituzione.
Non sicuro di nulla, nonostante tutto, vale la pena
provarci.
1 commento:
Non per fare del disfattismo, ma quando si vedono certi sondaggi che danno Renzi al 70%, cosa c'è da sperare?
Se non è bastato quello che è capitato dal 2011 in qua, quando volete che si possano aprire le intelligenze?
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