30 novembre. La mobilitazione del 9 dicembre, partita in sordina, si va facendo largo, raccogliendo l'adesione spontanea di migliaia e migliaia di cittadini. Praticamente in ogni provincia del Paese si sono formati o si vanno formando comitati e coordinamenti decisi a portare in strada la rabbia popolare e la sete di giustizia.
Chi come noi partecipa attivamente alla preparazione di questa mobilitazione ha potuto verificare che non si tratta solo di indignazione morale o di cieca rabbia. C'è dietro una consapevolezza tutta politica. Che vogliono coloro che scenderanno in strada? (1) cacciare il governo e farla finita coi partiti, di destra e sinistra che ci hanno accompagnato al baratro; (2) uscire dall'Unione europea, farla finita con l'euro-dittatura e tornare alla sovranità monetaria, ovvero a quella popolare e nazionale; (3) infine, e questo non è meno importante, li unisce tutti la consapevolezza che per cambiare il corso delle cose occorre una generale sollevazione popolare dal basso, che rispettando le compatibilità sistemiche resteremo sempre prigionieri.
Alle porte delle elezioni del febbraio scorso, spiegando le ragioni della nostra decisione di votare M5S scrivevamo che una forte affermazione elettorale di M5S:
La mobiltazione del 9 dicembre potrebbe essere, dopo alcuni segnali visti ad ottobre, un importante passo verso questa "spallata sociale".
"Si tratta di bottegai, di piccoli imprenditori, di ex-leghisti e ed ex-berlusconiani... come potete mischiarvi con certa gente?". Questo ci sussurra certa sinistra mentalmente incartapecorita, prigioniera di consunti miti ideologici operaisti.
Che in questo movimento che sfocerà nella mobilitazione che inizia il 9 dicembre ci siano, e per aadesso in prima linea, strati della piccola borghesia, non c'è dubbio. Che in questa polvere d'umanità massacrata dalla crisi allignino tanti pregiudizi se non proprio posizioni politiche destrorse, per noi, è chiaro. Non è vero, tuttavia, che esse siano dominanti. Alla base c'è invece un sincero comune sentire sovranista democratico —attestato dall'appello che indice la mobilitazione medesima. Ciò è confermato tra l'altro dal fatto che, se i "bottegai" sono stati in molti casi i primi a farsi avanti, molti giovani precari, disoccupati (quasi tutti senza precedenti esperienze politiche), stanno ora partecipando alle riunione preparatorie della mobilitazione e possono diventare la forza motrice della battaglia che si prepara.
Il compito dei rivoluzionari è di stare accanto a questi settori sociali che si ribellano, di innervare questo movimento di idee a proposte adeguate. Solo da dentro, eventualmente sulle barricate, dando l'esempio di determinazione e intelligenza tattica, portando la nostra esperienza, si conquista la fiducia di chi lotta, si possono far viaggiare le idee giuste, così contrastando gli avventurieri e i demagoghi reazionari che fanno capolino.
Chi sceglie di mettersi alla finestra, chi fa finta di niente, chi addirittura sputa addosso alla mobilitazione del 9 dicembre, lo voglia o meno, fa un favore non solo al regime (che si regge sulla pace sociale e l'apatia delle masse) ma proprio ai settori politicamente reazionari che agiscono nel movimento, lasciando loro aperta la strada per prendere la testa della rivolta sociale.
Chi condanna la mobilitazione del 9 dicembre non venga a dirci che è un "rivoluzionario". Può forse essere utile ricordare quanto disse Lenin:
A chi si considera davvero rivoluzionario vogliamo ripetere quando andiamo da tempo dicendo. La rivoluzione che sta crescendo nelle viscere di questa società in decomposizione non sarà, per stare all'analogia, come quella del 1917, ma come quella del 1905, ovvero sarà oggettivamente una rivoluzione popolare e democratica contro il regime dell'euro-dittatura, per rovesciare il sistema oligarchico e plutocratico.
Dentro quindi la mobilitazione del 9 dicembre, affinché si allarghi, per sostenere che una volta cacciati i Quisling dal potere avremo un governo popolare d’emergenza che dovrà applicare solo poche ma incisive misure: (1) uscita unilaterale dall’eurozona, (2) rinazionalizzazione della Banca d’Italia, (3) emissione della nuova lira, (4) misure restrittive dei movimenti di capitali; (5) moratoria sul debito pubblico. Il tutto entro il quadro di una decisa difesa dei redditi e dei diritti delle classi lavoratrici.
Il socialismo —un sistema che utilizzi razionalmente le fonti da cui solo sgorga la ricchezza, la natura e il lavoro, non per il profitto di una esigua minoranza ma per il bene comune e la collettività tutta— è la sola alternativa al marasma capitalistico, ma esso non è dietro l'angolo, giungerà al culmine di una serie di difficili battaglie preliminari. Vinciamole!
La Segreteria nazionale del Mpl
30 novembre 2013
Chi come noi partecipa attivamente alla preparazione di questa mobilitazione ha potuto verificare che non si tratta solo di indignazione morale o di cieca rabbia. C'è dietro una consapevolezza tutta politica. Che vogliono coloro che scenderanno in strada? (1) cacciare il governo e farla finita coi partiti, di destra e sinistra che ci hanno accompagnato al baratro; (2) uscire dall'Unione europea, farla finita con l'euro-dittatura e tornare alla sovranità monetaria, ovvero a quella popolare e nazionale; (3) infine, e questo non è meno importante, li unisce tutti la consapevolezza che per cambiare il corso delle cose occorre una generale sollevazione popolare dal basso, che rispettando le compatibilità sistemiche resteremo sempre prigionieri.
Alle porte delle elezioni del febbraio scorso, spiegando le ragioni della nostra decisione di votare M5S scrivevamo che una forte affermazione elettorale di M5S:
«... darà forza e coraggio al popolo lavoratore, lo farà uscire dall’apatia e dallo stato d’impotenza. La spallata che verrà dalle urne sarà il segnale di un risveglio popolare, risveglio che è la condizione per invertire la rotta, per cacciare una volta per tutte una casta di politicanti corrotti e venduti, per creare le condizioni di un’alternativa di governo e di sistema. (...) Ognuno deve sapere che entriamo in un periodo ancor più turbolento, e che chi comanda è pronto a tutto pur di impedire una svolta. Il popolo lavoratore questo lo sa, deve quindi essere consapevole che una vittoria elettorale non sarà sufficiente, che dopo la spallata sarà necessario mobilitarsi, agire, lottare in milioni, che solo una sollevazione popolare potrà finalmente evitare la catastrofe del paese». [Una spallata per invertire la rotta, 19 febbraio 2013 ]Dopo la spallata elettorale, dicemmo, verrà quella sociale.
La mobiltazione del 9 dicembre potrebbe essere, dopo alcuni segnali visti ad ottobre, un importante passo verso questa "spallata sociale".
"Si tratta di bottegai, di piccoli imprenditori, di ex-leghisti e ed ex-berlusconiani... come potete mischiarvi con certa gente?". Questo ci sussurra certa sinistra mentalmente incartapecorita, prigioniera di consunti miti ideologici operaisti.
Che in questo movimento che sfocerà nella mobilitazione che inizia il 9 dicembre ci siano, e per aadesso in prima linea, strati della piccola borghesia, non c'è dubbio. Che in questa polvere d'umanità massacrata dalla crisi allignino tanti pregiudizi se non proprio posizioni politiche destrorse, per noi, è chiaro. Non è vero, tuttavia, che esse siano dominanti. Alla base c'è invece un sincero comune sentire sovranista democratico —attestato dall'appello che indice la mobilitazione medesima. Ciò è confermato tra l'altro dal fatto che, se i "bottegai" sono stati in molti casi i primi a farsi avanti, molti giovani precari, disoccupati (quasi tutti senza precedenti esperienze politiche), stanno ora partecipando alle riunione preparatorie della mobilitazione e possono diventare la forza motrice della battaglia che si prepara.
Il compito dei rivoluzionari è di stare accanto a questi settori sociali che si ribellano, di innervare questo movimento di idee a proposte adeguate. Solo da dentro, eventualmente sulle barricate, dando l'esempio di determinazione e intelligenza tattica, portando la nostra esperienza, si conquista la fiducia di chi lotta, si possono far viaggiare le idee giuste, così contrastando gli avventurieri e i demagoghi reazionari che fanno capolino.
Chi sceglie di mettersi alla finestra, chi fa finta di niente, chi addirittura sputa addosso alla mobilitazione del 9 dicembre, lo voglia o meno, fa un favore non solo al regime (che si regge sulla pace sociale e l'apatia delle masse) ma proprio ai settori politicamente reazionari che agiscono nel movimento, lasciando loro aperta la strada per prendere la testa della rivolta sociale.
Chi condanna la mobilitazione del 9 dicembre non venga a dirci che è un "rivoluzionario". Può forse essere utile ricordare quanto disse Lenin:
«Ogni crisi rigetta tutto ciò che è convenzionale, strappa gli involucri esterni, spazza via ciò che è sorpassato, scopre le molle e le forze più profonde. (...) Credere che la rivoluzione sociale sia immaginabile senza le insurrezioni e le esplosioni rivoluzionarie della piccola borghesia, con tutti i suoi pregiudizi, senza il movimento delle masse proletarie e semiproletarie arretrate ... non la vedrà mai. Egli è un rivoluzionario a parole che non capisce la vera rivoluzione.
La rivoluzione russa del 1905 è stata una rivoluzione democratica borghese. Essa è consistita in una serie di lotte di tutte le classi, i gruppi e gli elementi scontenti della popolazione. V'erano tra di essi masse con i pregiudizi più strani, con i più oscuri e fantastici scopi di lotta, v'erano gruppi che prendevano denaro dai giapponesi, speculatori e avventurieri, ecc. Obiettivamente, il movimento delle masse colpiva lo zarismo e apriva la strada alla democrazia, e per questo gli operai coscienti lo hanno diretto.
La rivoluzione socialista in Europa non può essere nient'altro che l'esplosione della lotta di massa di tutti gli oppressi e di tutti gli scontenti. Una parte della piccola borghesia e degli operai arretrati vi parteciperanno inevitabilmente —senza una tale partecipazione non è possibile una lotta di massa, non è possibile nessuna rivoluzione— e porteranno nel movimento, non meno inevitabilmente, i loro pregiudizi, le loro fantasie reazionarie, le loro debolezze e i loro errori. Ma oggettivamente essi attaccheranno il capitale». [V. I. Lenin, Luglio 1916]
A chi si considera davvero rivoluzionario vogliamo ripetere quando andiamo da tempo dicendo. La rivoluzione che sta crescendo nelle viscere di questa società in decomposizione non sarà, per stare all'analogia, come quella del 1917, ma come quella del 1905, ovvero sarà oggettivamente una rivoluzione popolare e democratica contro il regime dell'euro-dittatura, per rovesciare il sistema oligarchico e plutocratico.
Dentro quindi la mobilitazione del 9 dicembre, affinché si allarghi, per sostenere che una volta cacciati i Quisling dal potere avremo un governo popolare d’emergenza che dovrà applicare solo poche ma incisive misure: (1) uscita unilaterale dall’eurozona, (2) rinazionalizzazione della Banca d’Italia, (3) emissione della nuova lira, (4) misure restrittive dei movimenti di capitali; (5) moratoria sul debito pubblico. Il tutto entro il quadro di una decisa difesa dei redditi e dei diritti delle classi lavoratrici.
Il socialismo —un sistema che utilizzi razionalmente le fonti da cui solo sgorga la ricchezza, la natura e il lavoro, non per il profitto di una esigua minoranza ma per il bene comune e la collettività tutta— è la sola alternativa al marasma capitalistico, ma esso non è dietro l'angolo, giungerà al culmine di una serie di difficili battaglie preliminari. Vinciamole!
La Segreteria nazionale del Mpl
30 novembre 2013
18 commenti:
Voi leggete quello che citate, vero?
"e per questo gli operai coscienti lo hanno diretto."
Allo stesso modo del 9 dicembre, giusto? Pieno di gruppi socialisti, questo movimento. A quando il riavvicinamento a Bagnai?
bvzm1
"(1) uscita unilaterale dall’eurozona"
Detto così presta il fianco a molte critiche, potenzialmente anche fondate.
Già si tende a confondere l'eurozona con la UE, e la UE con l'euro.
Ma nella sostanza è l'unilateralismo che non convince, perchè sembra escludere i rapporti con gli Stati vicini e ricorda l'isolazionismo d'altri tempi, che furono tempi bui.
E' ancor meno di uno slogan, certamente, ma le parole comunque pesano. Detto così salta all'occhio la sproporzione tra la vera identità della controparte, che va ben oltre i soli confini nazionali, ed il modo primario di affrontare la lotta.
bvzm1
sarebbe meglio facesti una ripassatina di storia.
I bolscevichi all'inizio della rivoluzione russa del 1905 erano una sparura minoranza. Lenin, anzi, all'inizio, sottovalutò la funzione dirgente dei soviet —ammise il grave errore.
Ma se Lenin poté dire dopo che gli operai coscienti guidarono quella rivoluzione, fu proprio grazie al fatto che i bolscevichi e gli altri socialisti si gettarono nella mischia, e nella mischia presero il comando, non pontificando o facendo i grilli parlanti.
Ad essere precisi la scintilla da cui sorse la rivoluzione del 1905 fu rappresentata da una manifestazione popolare che alle porte del palazzo d'Inverno fu massacrata alle fuardie imperiali.
I manifestanti, figurati, imploravano e inneggiavano allo Zar e issavano icone dei santi e della Madonna, ed il promotore di quella manifestazione du il pope Gapon. Che poi scopriremo essere stato un agente dell'Okhrana, la polizia segreta.
I rivoluzionari distensero i fattori obiettivi, le cause dei primi moti, dai limiti soggettivi e dai pregiudizi reazionari dei capi del primo momento.
Per questo, nel fuoco della lotta, alla fine li schiacciarono in un angolo.
fai uno sforzo: prova a capire il senso di quel che dice Lenin invece di ciurlare nel manico e cercare il pelo nell'uovo pur di critacrci.
Lenin una cannonata. Però lo Zarismo non aveva nessuna NATO a fargli le pulci e neppure esisteva un Eurogendfor che potesse rompere le scatole con tanto di decine e decine di basi "straniere" armate all'inverosimile sparse sul territorio.
Per me ci vorrebbe più preparazione. E pur vero che "la boje"e si sono superati molti limiti da parte degli "irresponsabili" che hanno pilotato e che pilotano la nave Italia, ma la coordinazione? Ai tempi di Lenin c'erano componenti della quinta colonna ebraica infiltrati ovunque. Qui, dove sarebbe la Quinta Colonna?
Perciò : sì Avanti Pedro, ma con juicio".
Cari compagni io aspetto la rivoluzione come nel 17..con i bottegai, imprenditori etc non ci sto..conosco bene come la pensano e chi sono..mi spiace che Mpl sostenga questa cosidetta rivolta..
Non so cosa dirvi, se voi pensate davvero che le situazioni siano in qualche modo paragonabili. Ad esempio che oggi esista un movimento operaio comparabile; dei giovani partiti di sinistra comparabili; che i rapporti di forza fossero in qualche modo comparabili; che le organizzazioni avessero la stessa forza; o perfino - nonostante la cosa mi disgusti alquanto - dei leader comparabili. Quale sarebbe la storia che dovrei ripassare? Dove saranno quelli di sinistra il 9 dicembre?
Se non avessi un po' di rispetto per le vostre illusioni (o errori, fate voi) non cercherei il pelo dell'uovo. Che a me sembra una trave che molto presto finirà in zone del corpo che non sono ancora state esplorate dalla democrazia borghese di questo inizio millennio. Dovreste capire che in questo siete davvero del tutto speculari al bagnaismo, l'unica differenza è che voi siete politicamente più preparati e quindi non andreste mai con quelle fogne.
bvzm1
Rivolta sacrosanta ....
"Sollevazione" e "assedio" ... stesso concetto del 18 e 19 Ottobre ... e delle lotte dei tramvieri prima romani e poi genovesi ...
Come sacrosante lo fu a gennaio 2012 contro Monti.
Chi le butta merda addosso, sta semplicemente col governo, con la troika, con "lo stato di cose presenti" ...
Rivolta sacrosanta ... come lo fu nel gennaio 2012 contro Monti ..
Lo spirito di "sollevazione" e di "assedio" è lo stesso del 18 e 19 Ottobre scorsi ... è lo stesso delle lotte dei tramvieri prima a Roma e poi a Genova ... e dei lavoratori della logistica in tutta Italia ... dei No Tav ...
Chi butta merda sulla lotta che inizia la sera dell'8 Dicembre ... semplicemente sta col governo, con la troika, con gli euristi, con lo "stato di cose presenti" ....
Il resto non conta.
Chi le butta merda addosso, sta semplicemente col governo, con la troika, con "lo stato di cose presenti" ...
no, caro qualunquista, chi butta merda addosso a un movimento di destra è proprio chi sa che lo stato di cose presenti lo può cambiare SOLO E SOLTANTO il comunismo, che può avere successo SOLO E SOLTANTO con la guida di un partito comunista, che oggi non c'è. Una rivolta senza PCI è un macello inutile che fa solo comodo al potere, che sa benissimo che ormai è venuta l'ora di sparare, e non può che applaudire a chi si fa ammazzare manifestando disarmato sia praticamente che a livello di preparazione politica.
E mentre aspettiamo un improbabile Pci ... che peraltro dovrebbe essere diversissimo dal vecchio Pci italiano che le rivolte non le guidava, ma o vi svolgeva il ruolo da "pompiere" o peggio ancora - vedi 1977 - si schierava con la sbirraglia di Cossiga ... nel frattempo ci facciamo ammazzare lo stesso da precariato, tasse, disoccupazione, Equitalia ecc. ecc. ?
"un movimento di destra" la manifestazione del 9 dicembre?!!
Ma come si fa! Come si fa a tirar fuori la parola "destra" per qualificare una protesta di popolo!
Bisogna dire che ormai, è buio mezzogiorno!!!
E in questo caso, purtroppo, non c'è più molto da sperare se la faziosità arriva ad un punto simile.
Per chi, non comprende come la sorte di coloro che quotidianamente producono una ricchezza sociale che non appartiene loro (alias:i salariati) e di cui una sola piccola parte della società si appropria – e che, quando è loro consentito, lo fanno con un lavoro sempre più precario, sfruttato, pesante, alienato, anziché con un lavoro di poche e sufficienti ore distribuite fra tutti grazie alle moderne, efficienti e iper-produttive tecniche di produzione – non muterà assolutamente nulla nella sostanza, nella loro collocazione tra le file dei dominanti e degli sfruttati. Essi insomma non ricaveranno alcun vantaggio dall’essere sfruttati sotto l’egida dell’euro o della loro moneta "nazionale". Fino a quando si indicheranno ai lavoratori, ai precari, ai disoccupati, il “tifo da stadio” per soluzioni-palliativo dirette esclusivamente a "curare" il mostro che li sfrutta e che non ha nazionalità (se non sul piano della tutela militare che dal suo paese o blocco di riferimento esso ricava), si farà - volenti o nolenti - il gioco dello sfruttatore, del sistema: del mostro stesso per l’appunto.
Franco
https://www.facebook.com/migliorati.isidoro/posts/10200606213991949
P.S.
Trattandosi di una critica a Sollevazione, ho i miei dubbi, che questo commento verrà pubblicato.
@anonimo del primo dicembre
Penso che la redazione si riferisse quei gruppi che si riconoscevano nel leghismo e nel liberismo. Ma a parte questi io apprezzo la protesta solo perchè tra gli organizzatori c'è il Movimento dei Forconi. Ho conosciuto alcuni di loro, e le ritengo persone di grande onestà intellettuale e correttezza. Qualcuno mi obietterà che non sono di sx, e allora? Non sono neanche di dx se è per questo. Sono persone che credono nella democrazia e nei valori costituzionali ed esigono il rispetto di tali valori. Punto e basta.
"nel frattempo ci facciamo ammazzare lo stesso da precariato, tasse, disoccupazione, Equitalia ecc. ecc. ?"
quello che fate finta di non capire è che non basta fare la fame perchè ci sia una rivoluzione. Ci vuole una guida che sappia SIA come muoversi durante la rivoluzione, che come cambiare il paese dopo. CHi pensa "i forconi sono brave persone, fa lo stesso se non si dicono di sinistra, tanto credono nella democrazia" (come se la democrazia REALE fosse la stessa cosa di quella formale!) non è nemmeno all'inizio della via per acquisire quella coscienza politica FONDAMENTALE per poter cambiare le cose. Carne da macello, se fa sul serio. Vaniloquio, se parla per parlare.
PALLIATIVI
Quindi per "Franco" noi faremmo addirittura "il gioco dello sfruttatore e del sistema". E perché? perché siamo nela movikento sempre più vasto eche chiede l'uscita dall'euro-dittatura. Un'uscita che Franco ritiene un "palliativo".
Non resta che una palingenesi totale, la catarsi rivoluzionaria che abbatte d'un botto il sistema.
L'esperienza storica ci insegna invece che ogni grande rivoluzione è preceduta da strappi, tappe, rotture successive.
Nessuno mai, partendo dall'opposizione, dal nulla, ha sferrato il colpo decisivo al cuore del sistema d'oppressione. Tale colpo lo si porta solo a condizione di aver condotto e vinto battaglie parziali, attraverso le quali la rivoluzione da idea di una minoranza, diventa volontà e necessità della maggioranza.
Magari vi interessa. Sapete, è un attimo e vi ritrovate a marciare su Roma... (si scherza eh? però dovete stare attenti a quello che fate)
http://www.contropiano.org/interventi/item/20715-l-ultimo-travestimento-di-forza-nuova
bvzm1
Da un confronto su comedonchisciotte Radisol avverte che il discorso intorno al 9 dicembre potrebbe essere in qualche modo "corrotto". Pur senza essere d'accordo con lui in molte cose devo onestamente ammettere che postare quell'articolo è stato precipitoso, avrei dovuto guardare meglio. Di questo doverosamente mi scuso, anche se le perplessità sulla piega delle manifestazioni del 9 rimane.
bvzm1
Intanto non siamo ne in Russia e ne ,tantomeno,nel 1905 e neppure nel 1917.Ma neppure siamo al 1945 dove il democratico borghese ci ha dato la costituzione che attualmente è inservibile.La rivolta contro l'eurodittatura che ci riporti alla cosiddetta sovranità nazionale è una sintesi patriottica che agli sfruttati ed alla classe lavoratrice non modifica nulla o forse addirittura peggiora la sua subaltgernità.Io credo che il manifestante del "9Dicembre", al pari degli studenti che cantavano fratelli d'Italia,che teneva con la sinistra la costituzione econ la destra invocava la patria e l'inno di mameli,non era poi cosi male se i comunisti che hanno partecipato attivamente alla rivolta ,come essi dicono avessero partecipato con i simboli del comunismo e le parole d'ordine contro il capitalismo italiano che non è qualcosa di separato dall'eurodittatura.Capitalismo e oppressione non hanno confini definiti e i proletari sono contro la concorrenza e l'unione delle lotte e no nazionalisti dentro la propria nazione in conconcorrenza con gli altri popoli.Gli sfruttati sono un popolo solo.
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