Cosa si sta cucinando nel retro-bottega del centrosinistra?
Una ruota di scorta di Bersani per il dopo elezioni?
di Leonardo Mazzei
Non tutto è visibile in politica. Alla ufficialità dei documenti pubblici, sempre si accompagna il lavorio dietro le quinte, e gli obiettivi sono spesso diversi da quelli dichiarati.
Tutto ciò è ben noto, e le attuali contorsioni pre-elettorali non fanno altro che confermarcelo. Ma c'è un segmento del quadro politico dove le cose sembrano davvero oscure, roba per soli iniziati.
Una ruota di scorta di Bersani per il dopo elezioni?
di Leonardo Mazzei
Non tutto è visibile in politica. Alla ufficialità dei documenti pubblici, sempre si accompagna il lavorio dietro le quinte, e gli obiettivi sono spesso diversi da quelli dichiarati.
Ci riferiamo a quell'area tutta seriosamente intenta a discutere di «liste arancioni», i cui promotori sono contro Monti, ma non contro Bersani. Fuori, ma anche dentro al centrosinistra. Contro le politiche dell'Europa, ma a favore dell'Unione Europea. Un po' contro e un po' votanti alle primarie.
Credevate che questo genere di ambiguità fosse ormai finito? Che il governo Monti avesse avuto almeno il merito di fare chiarezza? Nossignori, così non è. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. In realtà, di «pelo» ne è rimasto ben poco, ma il vizio è evidentemente troppo forte.
Particolarmente penosa, tanto per cambiare, è la parte auto-assegnatasi dal Prc. Stramazzati a terra dal flop arcobalenico del 2008, i dirigenti di Rifondazione sono ancora lì a riprovarci, questa volta in versione monocromatica.
Leggiamo il passaggio chiave del documento approvato dal Comitato politico nazionale del Prc, lo scorso 18 novembre:
«Avanziamo la proposta della costruzione di una lista unitaria della sinistra contro il neoliberismo, per un progetto di alternativa e per la riforma radicale della politica. La nostra proposta politica si rivolge ad Alba, all’IdV, a Sel, ai Verdi, alle forze che hanno organizzato la manifestazione del 27 ottobre, al complesso delle forze associazionistiche, sociali, culturali e di movimento disponibili, ed è finalizzata a costruire un ampio polo di alternativa che si ponga l’obiettivo di governare il paese su un programma antitetico a quello imposto da Monti e dalle politiche europee».
Mettiamoci ora nei panni di una persona che volesse capacitarsi di una simile proposta.
Inevitabilmente si porrebbe alcune domande, tra le quali, supponiamo, anche quelle che seguono:
Alba chi? Quelli del documento più inconsistente mai prodotto nella storia dei partiti politici?
E Sel? Chi sono questi omonimi del partitello alleatosi per tempo con il Pd?
E con quale Idv ci si vuole coalizzare, con quello che Donadi e soci stanno traghettando verso Bersani, o con quello che comunque andrà a votare con Di Pietro alle primarie?
Tralasciando i Verdi, per ragioni di spazio e di sostanza, dovrebbe essere ben chiaro che le forze principali che hanno organizzato il No Monti Day (Comitato No Debito e Cobas) non potranno essere della partita, come ha già spiegato Piemme. Dunque, niente Sel e niente Idv. Resta Alba, con i suoi promotori senza truppa e senza appeal.
Credevate che questo genere di ambiguità fosse ormai finito? Che il governo Monti avesse avuto almeno il merito di fare chiarezza? Nossignori, così non è. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. In realtà, di «pelo» ne è rimasto ben poco, ma il vizio è evidentemente troppo forte.
Particolarmente penosa, tanto per cambiare, è la parte auto-assegnatasi dal Prc. Stramazzati a terra dal flop arcobalenico del 2008, i dirigenti di Rifondazione sono ancora lì a riprovarci, questa volta in versione monocromatica.
Leggiamo il passaggio chiave del documento approvato dal Comitato politico nazionale del Prc, lo scorso 18 novembre:
«Avanziamo la proposta della costruzione di una lista unitaria della sinistra contro il neoliberismo, per un progetto di alternativa e per la riforma radicale della politica. La nostra proposta politica si rivolge ad Alba, all’IdV, a Sel, ai Verdi, alle forze che hanno organizzato la manifestazione del 27 ottobre, al complesso delle forze associazionistiche, sociali, culturali e di movimento disponibili, ed è finalizzata a costruire un ampio polo di alternativa che si ponga l’obiettivo di governare il paese su un programma antitetico a quello imposto da Monti e dalle politiche europee».
Mettiamoci ora nei panni di una persona che volesse capacitarsi di una simile proposta.
Inevitabilmente si porrebbe alcune domande, tra le quali, supponiamo, anche quelle che seguono:
Alba chi? Quelli del documento più inconsistente mai prodotto nella storia dei partiti politici?
E Sel? Chi sono questi omonimi del partitello alleatosi per tempo con il Pd?
E con quale Idv ci si vuole coalizzare, con quello che Donadi e soci stanno traghettando verso Bersani, o con quello che comunque andrà a votare con Di Pietro alle primarie?
Tralasciando i Verdi, per ragioni di spazio e di sostanza, dovrebbe essere ben chiaro che le forze principali che hanno organizzato il No Monti Day (Comitato No Debito e Cobas) non potranno essere della partita, come ha già spiegato Piemme. Dunque, niente Sel e niente Idv. Resta Alba, con i suoi promotori senza truppa e senza appeal.
Che senso ha, allora, la proposta di Rifondazione?
Ce lo spiega il passaggio successivo del documento già citato. Infatti, dopo un elogio spropositato all'appello «Cambiare si può» (in sostanza promosso da Alba) ecco dove va a parare Rifondazione: «Parimenti le posizioni del sindaco di Napoli De Magistris, la dialettica aperta all’interno dell’Italia dei Valori, come anche posizioni presenti territorialmente e nazionalmente all’interno di Sinistra Ecologia e Libertà, ci confermano nella possibilità di allargare le forze che possono essere coinvolte nella costruzione di un polo della sinistra di alternativa».
Avete capito l'opportuna precisazione?
Di Sel restano solo alcune «posizioni», dell'Idv la «dialettica interna», ma spunta invece la figura dell'ex-magistrato e sindaco di Napoli. Ecco, è lì che ha deciso di andare ad impiccarsi Ferrero. Vedremo con quali risultati. Ma prima chiediamoci dove vuole andare davvero De Magistris.
Già, perché la sensazione è che la dirigenza del Prc abbia più che altro degli interlocutori immaginari, soggetti politici (e qualche volta solo soggetti) ai quali si fa la corte in assenza di una vera linea politica. In realtà, una linea c'è, ed è anche abbastanza semplice: rientrare in parlamento ad ogni costo. In fondo è la linea di Diliberto, Patta e Salvi, già in coda da settimane ai gazebo delle primarie del Pd (pardon, del centrosinistra), e da mesi in fila alla porta di Bersani per ottenere qualche scranno.
Ma qual è il progetto di De Magistris? Ecco, questa anguilla arancione, ce lo dirà soltanto a metà dicembre. Mica fesso! A quel punto sarà noto il responso delle primarie, come pure le prospettive della legge elettorale. E solo a quel punto, forse, l'anguilla cesserà di sgusciare per dire qualche parola più chiara.
Al momento dobbiamo accontentarci delle più recenti dichiarazioni dell'ex magistrato. Leggiamo ad esempio cosa dice in un intervista a Luca Sappino del 18 novembre: «Io vedo uno schieramento che si iscrive nella geografia del centrosinistra, ma che fa la sua corsa in autonomia, con le sue proposte, e solo dopo, per realizzarle, dialoga con quello che sarà il candidato della coalizione Pd-Sel-Psi». E ancora: «Da parte nostra il messaggio sarà chiaro: saremo fortemente alternativi ma senza conflitti feroci. Noi vogliamo governare». Non è ancora chiaro? Allora beccatevi questa. All'intervistatore, che gli chiede se c'è un candidato alle primarie che renderebbe impossibile l'alleanza con gli «arancioni», il furbastro risponde che non c'è niente di impossibile, neppure se vincesse Renzi...
Alla luce di queste affermazioni, siamo troppo maligni se pensiamo che il pastrocchio sia già stato cucinato da tempo nel retro-bottega del Pd, con un accordo tra Bersani e gli «arancioni»? Saremo anche maligni, ma è esattamente questo il senso colto anche dalCorriere della Sera, nell'articolo di Maria Teresa Meli pubblicato il 22 novembre. Per la giornalista, la coalizione «vedrà insieme il Pd, Sel e le liste arancioni. Ossia le liste di Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris».
C'è, tuttavia, un'altra possibilità, altrettanto «arancione», ma ancora più anguillesca (e dunque assai più probabile). Ce ne parla un articolo uscito su Repubblica questa mattina. Secondo Annalisa Cuzzocrea e Matteo Pucciarelli la lista arancione non sarà la «lista dei sindaci» di cui si è a lungo vociferato. Giuliano Pisapia (Milano), Michele Emiliano (Bari) e Marco Doria (Genova) si sarebbero infatti sfilati, mentre De Magistris si appresterebbe a lanciare la candidatura a premier di Antonio Ingroia, l'ex sostituto procuratore di Palermo, da poche settimane in Guatemala per un incarico Onu. Insomma, un magistrato che lancia un altro magistrato, nel mentre si dice di voler lottare contro le caste...
Vista l'inconsistenza strategica e programmatica di questa operazione, non è difficile capire quale sia il disegno: correre da soli, fuori dalla coalizione di centrosinistra, per raccogliere meglio i consensi di un elettorato di sinistra allo sbando, per poi proporsi come alleati di Bersani subito dopo il voto.
Ovviamente, nessuno può sapere oggi quale sarà il risultato elettorale di questa aggregazione senz'anima, ed ancor meno sono prevedibili quelli che potranno essere i margini di manovra dopo il voto, sempre ammesso ma tutt'altro che concesso che la soglia per l'accesso al parlamento venga superata. Di solito i listoni pasticciati dell'ultimora, modello «né carne, né pesce» non funzionano, potranno funzionare questa volta, con il voto d'opposizione polarizzato sul M5S e quello di fiancheggiamento del Pd già opzionato da Vendola?
Staremo a vedere. Ma, in ogni caso, che c'azzecca con una simile prospettiva Rifondazione Comunista? C'azzecca, c'azzecca. Perché l'arancione potrebbe essere il colore dell'autobus diretto a Montecitorio. Niente di male, purché lo dicessero con chiarezza, senza scomodare un'improbabile ed inesistente «Syriza italiana».
Del resto, costoro, nella loro imperizia, lasciano sempre abbondanti tracce dei loro pasticci. Sapete con quale titolo hanno presentato il documento di cui ci siamo occupati più sopra: «Alternativi a Monti, ma unitari». La domanda sorge spontanea: unitari con chi? Eh già, perché se la lingua italiana ha un senso il «ma» è davvero rivelatore. Infatti, se si fosse voluto solo indicare l'obiettivo dell'unità contro Monti il «ma» sarebbe stato fuori luogo. Dunque la traduzione esatta è: contro Monti, ma unitari con chi Monti lo sostiene. Piccole contraddizioni, ma che in bocca a chi ha detto signorsì a Bertinotti per 15 anni di certo non stupiscono troppo.
E', la nostra, un'altra malignità? Sarà, ma è una malignità che coincide con la sintesi ricavata dal giornalista della Reuters Massimiliano Di Giorgio a commento della propria intervista a Paolo Ferrero, realizzata tre giorni fa:
«Dopo essere rimasta fuori dal Parlamento per più di quattro anni, Rifondazione comunista vorrebbe presentarsi alle prossime elezioni con una lista “No Monti” – ma non contro l’euro – a cui potrebbero partecipare l’Idv, esponenti della Fiom, attivisti No-Tav e con la benedizione del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Lo ha spiegato in un’intervista a Reuters, Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, partito a cui i sondaggi attribuiscono il 2-3% delle intenzioni di voto. L’obiettivo della lista è quello di cercare di condizionare da sinistra un eventuale governo guidato dal Partito democratico, per abbandonare la politica “neoliberista” del governo di Mario Monti e ricontrattare con l’Unione europea il cosiddetto “Fiscal Compact”, ossia il nuovo patto sulla disciplina di bilancio, e i trattati Ue».
Esattamente come per gli ispiratori della lista arancione, l'obiettivo è quello di «cercare di condizionare da sinistra un eventuale governo guidato dal Partito democratico», altro cheSyriza italiana, qui siamo alla politica di sempre, all'opportunismo di sempre. Senza che questo escluda, peraltro, il disastro elettorale degli ultimi anni.
Se sarà questa l'operazione, non solo non vi sarà alcuna Syriza italiana. Vi sarà piuttosto la sua negazione, prestandosi al gioco di imbrigliare ogni vera opposizione alle politiche del blocco dominante. Un autentico tradimento di quanto gli stessi dirigenti del Prc vanno dicendo, consumato per il solito piatto di lenticchie, peraltro neppure del tutto assicurato.
Vedremo come andrà a finire. Può darsi che alla fine il gruppo dirigente del Prc resti con il solito pugno di mosche. Può darsi, ma a quel punto sarebbe davvero troppo tardi per costruire una seria alternativa al montismo. Tanto più in una campagna elettorale in cui le attuali forze di governo cercheranno in ogni modo di demonizzare Grillo e il M5S, facendone ancor di più il vero antagonista di questa tornata elettorale.
Chi scrive ha sempre pensato che il Pd lavorasse ad un'alleanza più larga, a geometria variabile in funzione della legge elettorale. Al punto in cui siamo giunti è possibile che al Pd, più che un allargamento di una coalizione comunque impossibilitata ad incassare il premio di maggioranza, servano alleati da utilizzare solo dopo il voto. Anche perché nella coalizione c'è già Sel a fungere da copertura a sinistra. Con la lista arancione si cercherà invece di raccogliere il consenso di un'area potenzialmente più vasta, impedendo al tempo stesso la nascita di una vera lista di opposizione al montismo ed all'Unione Europea, la vera madre della politica dei sacrifici senza fine che si continuerà a voler imporre al popolo lavoratore.
Ecco a cosa servono gli arancioni. Ad impedire, ancora una volta, che nasca qualcosa di serio contro la politica del blocco dominante.
Ce lo spiega il passaggio successivo del documento già citato. Infatti, dopo un elogio spropositato all'appello «Cambiare si può» (in sostanza promosso da Alba) ecco dove va a parare Rifondazione: «Parimenti le posizioni del sindaco di Napoli De Magistris, la dialettica aperta all’interno dell’Italia dei Valori, come anche posizioni presenti territorialmente e nazionalmente all’interno di Sinistra Ecologia e Libertà, ci confermano nella possibilità di allargare le forze che possono essere coinvolte nella costruzione di un polo della sinistra di alternativa».
Avete capito l'opportuna precisazione?
Di Sel restano solo alcune «posizioni», dell'Idv la «dialettica interna», ma spunta invece la figura dell'ex-magistrato e sindaco di Napoli. Ecco, è lì che ha deciso di andare ad impiccarsi Ferrero. Vedremo con quali risultati. Ma prima chiediamoci dove vuole andare davvero De Magistris.
Già, perché la sensazione è che la dirigenza del Prc abbia più che altro degli interlocutori immaginari, soggetti politici (e qualche volta solo soggetti) ai quali si fa la corte in assenza di una vera linea politica. In realtà, una linea c'è, ed è anche abbastanza semplice: rientrare in parlamento ad ogni costo. In fondo è la linea di Diliberto, Patta e Salvi, già in coda da settimane ai gazebo delle primarie del Pd (pardon, del centrosinistra), e da mesi in fila alla porta di Bersani per ottenere qualche scranno.
Ma qual è il progetto di De Magistris? Ecco, questa anguilla arancione, ce lo dirà soltanto a metà dicembre. Mica fesso! A quel punto sarà noto il responso delle primarie, come pure le prospettive della legge elettorale. E solo a quel punto, forse, l'anguilla cesserà di sgusciare per dire qualche parola più chiara.
Al momento dobbiamo accontentarci delle più recenti dichiarazioni dell'ex magistrato. Leggiamo ad esempio cosa dice in un intervista a Luca Sappino del 18 novembre: «Io vedo uno schieramento che si iscrive nella geografia del centrosinistra, ma che fa la sua corsa in autonomia, con le sue proposte, e solo dopo, per realizzarle, dialoga con quello che sarà il candidato della coalizione Pd-Sel-Psi». E ancora: «Da parte nostra il messaggio sarà chiaro: saremo fortemente alternativi ma senza conflitti feroci. Noi vogliamo governare». Non è ancora chiaro? Allora beccatevi questa. All'intervistatore, che gli chiede se c'è un candidato alle primarie che renderebbe impossibile l'alleanza con gli «arancioni», il furbastro risponde che non c'è niente di impossibile, neppure se vincesse Renzi...
Alla luce di queste affermazioni, siamo troppo maligni se pensiamo che il pastrocchio sia già stato cucinato da tempo nel retro-bottega del Pd, con un accordo tra Bersani e gli «arancioni»? Saremo anche maligni, ma è esattamente questo il senso colto anche dalCorriere della Sera, nell'articolo di Maria Teresa Meli pubblicato il 22 novembre. Per la giornalista, la coalizione «vedrà insieme il Pd, Sel e le liste arancioni. Ossia le liste di Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris».
C'è, tuttavia, un'altra possibilità, altrettanto «arancione», ma ancora più anguillesca (e dunque assai più probabile). Ce ne parla un articolo uscito su Repubblica questa mattina. Secondo Annalisa Cuzzocrea e Matteo Pucciarelli la lista arancione non sarà la «lista dei sindaci» di cui si è a lungo vociferato. Giuliano Pisapia (Milano), Michele Emiliano (Bari) e Marco Doria (Genova) si sarebbero infatti sfilati, mentre De Magistris si appresterebbe a lanciare la candidatura a premier di Antonio Ingroia, l'ex sostituto procuratore di Palermo, da poche settimane in Guatemala per un incarico Onu. Insomma, un magistrato che lancia un altro magistrato, nel mentre si dice di voler lottare contro le caste...
Vista l'inconsistenza strategica e programmatica di questa operazione, non è difficile capire quale sia il disegno: correre da soli, fuori dalla coalizione di centrosinistra, per raccogliere meglio i consensi di un elettorato di sinistra allo sbando, per poi proporsi come alleati di Bersani subito dopo il voto.
Ovviamente, nessuno può sapere oggi quale sarà il risultato elettorale di questa aggregazione senz'anima, ed ancor meno sono prevedibili quelli che potranno essere i margini di manovra dopo il voto, sempre ammesso ma tutt'altro che concesso che la soglia per l'accesso al parlamento venga superata. Di solito i listoni pasticciati dell'ultimora, modello «né carne, né pesce» non funzionano, potranno funzionare questa volta, con il voto d'opposizione polarizzato sul M5S e quello di fiancheggiamento del Pd già opzionato da Vendola?
Staremo a vedere. Ma, in ogni caso, che c'azzecca con una simile prospettiva Rifondazione Comunista? C'azzecca, c'azzecca. Perché l'arancione potrebbe essere il colore dell'autobus diretto a Montecitorio. Niente di male, purché lo dicessero con chiarezza, senza scomodare un'improbabile ed inesistente «Syriza italiana».
Del resto, costoro, nella loro imperizia, lasciano sempre abbondanti tracce dei loro pasticci. Sapete con quale titolo hanno presentato il documento di cui ci siamo occupati più sopra: «Alternativi a Monti, ma unitari». La domanda sorge spontanea: unitari con chi? Eh già, perché se la lingua italiana ha un senso il «ma» è davvero rivelatore. Infatti, se si fosse voluto solo indicare l'obiettivo dell'unità contro Monti il «ma» sarebbe stato fuori luogo. Dunque la traduzione esatta è: contro Monti, ma unitari con chi Monti lo sostiene. Piccole contraddizioni, ma che in bocca a chi ha detto signorsì a Bertinotti per 15 anni di certo non stupiscono troppo.
E', la nostra, un'altra malignità? Sarà, ma è una malignità che coincide con la sintesi ricavata dal giornalista della Reuters Massimiliano Di Giorgio a commento della propria intervista a Paolo Ferrero, realizzata tre giorni fa:
«Dopo essere rimasta fuori dal Parlamento per più di quattro anni, Rifondazione comunista vorrebbe presentarsi alle prossime elezioni con una lista “No Monti” – ma non contro l’euro – a cui potrebbero partecipare l’Idv, esponenti della Fiom, attivisti No-Tav e con la benedizione del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Lo ha spiegato in un’intervista a Reuters, Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, partito a cui i sondaggi attribuiscono il 2-3% delle intenzioni di voto. L’obiettivo della lista è quello di cercare di condizionare da sinistra un eventuale governo guidato dal Partito democratico, per abbandonare la politica “neoliberista” del governo di Mario Monti e ricontrattare con l’Unione europea il cosiddetto “Fiscal Compact”, ossia il nuovo patto sulla disciplina di bilancio, e i trattati Ue».
Esattamente come per gli ispiratori della lista arancione, l'obiettivo è quello di «cercare di condizionare da sinistra un eventuale governo guidato dal Partito democratico», altro cheSyriza italiana, qui siamo alla politica di sempre, all'opportunismo di sempre. Senza che questo escluda, peraltro, il disastro elettorale degli ultimi anni.
Se sarà questa l'operazione, non solo non vi sarà alcuna Syriza italiana. Vi sarà piuttosto la sua negazione, prestandosi al gioco di imbrigliare ogni vera opposizione alle politiche del blocco dominante. Un autentico tradimento di quanto gli stessi dirigenti del Prc vanno dicendo, consumato per il solito piatto di lenticchie, peraltro neppure del tutto assicurato.
Vedremo come andrà a finire. Può darsi che alla fine il gruppo dirigente del Prc resti con il solito pugno di mosche. Può darsi, ma a quel punto sarebbe davvero troppo tardi per costruire una seria alternativa al montismo. Tanto più in una campagna elettorale in cui le attuali forze di governo cercheranno in ogni modo di demonizzare Grillo e il M5S, facendone ancor di più il vero antagonista di questa tornata elettorale.
Chi scrive ha sempre pensato che il Pd lavorasse ad un'alleanza più larga, a geometria variabile in funzione della legge elettorale. Al punto in cui siamo giunti è possibile che al Pd, più che un allargamento di una coalizione comunque impossibilitata ad incassare il premio di maggioranza, servano alleati da utilizzare solo dopo il voto. Anche perché nella coalizione c'è già Sel a fungere da copertura a sinistra. Con la lista arancione si cercherà invece di raccogliere il consenso di un'area potenzialmente più vasta, impedendo al tempo stesso la nascita di una vera lista di opposizione al montismo ed all'Unione Europea, la vera madre della politica dei sacrifici senza fine che si continuerà a voler imporre al popolo lavoratore.
Ecco a cosa servono gli arancioni. Ad impedire, ancora una volta, che nasca qualcosa di serio contro la politica del blocco dominante.
16 commenti:
Nel momento in cui non si dovrebbero disperdere voti, si spaccano le formazioni politiche (IdV) e saltano fuori nuove compagini che sembrano proprio essere nè carne nè pesce. Capisco che la dirigenza del PD abbia alienato al centro sinistra una infinità di consensi, ma a pochi mesi dalle elezioni mettersi a fondare nuovi partiti non so che prospettiva possa avere quando sarebbe il momento di mettersi a fare una serrata e veemente campagna elettorale. I "campi" occorre ararli e seminarli per tempo! Col vento che tira poi e con la barca che fa acqua da tutte le parti vuol dire proprio favorire il blocco dominante pro Banc ... arotta. L'articolo fa un'analisi chiara e razionale e tutti dovrebbero capire. Ma ......
Caro Paolo perdonami ma sono uscita dal PRC proprio per questo motivo, l' accozzaglia che si vuole sempre fare per andare ad ogni costo in Parlamento. Ma non si può una volta, coerentemente, fare una scelta diversa da questa? Possibile che PRC non riesca a camminare con le proprie gambe? sarà l' ennesimo errore in cui tutta la cacca ricadrà solo sul PRC e siccome in questo paese, quando si parla di sinistra, la gente calcola solo noi e non i "riciclati alternativi", la gente non guarda che un ladro di una lista di ieri, oggi è in una lista alternativa. Fate come volete, di mio, il voto non andrà a nessuno perchè mi asterrò ma, vediamo di iniziare a costruire una sx lontana da tutta questa "monnezza riciclata"...
Questo è il messaggio che ho lasciato a Ferrero su fb perchè questo è quello che vogliono fare anche i compagni ma, andare in Parlamento, non significa per forza "sfilare" insieme agli altri perchè si sa, gli altri sfruttano e poi ti danno un calcio nel fondoschiena, sfruttano il voto degli elettori e poi ti mettono in un angolo, come hanno sempre fatto e fatto anche qui un anno e mezzo fa, prima in coalizione poi, apparentamento con candidati di estrema dx, ex missini, sputando in faccia a noi compagni, compresi gli ex PRC attuali SEL.
Ma si riesce ad avere un po' di coerenza? Si riesce a fare politica seria, una volta per tutte senza pensare solo a coltivare il proprio orticello o dobbiamo andare in Parlamento e ribaltare tutto?...Opterei per la seconda dato che qui di serio, non si vedrà mai nulla ma soltanto gente che andrà lì a mettere il proprio culo su quelle poltrone, aspettando che passi il tempo per arrivare alla loro maxi pensione in men che non si dica!
Tutti coloro che esprimono l'intenzione di votare per il partito dell'astensione, sono come dei soldati che lasciano cadere la propria spada prima della battaglia.
Io sono dell'opinione che sebbene non esista mai il soggetto ideale a cui dare il proprio voto, ce n'é quasi sempre uno che "è il meno peggio".
Che poi si comporti come si sperava, é un'altra questione. Certezze ve ne sono poche a questo mondo e l'alea esiste in ogni caso, quasi come giocare un terno al Lotto!
ANALISI AZZECATISSIMA
SU IL MANIFESTO DI OGGI DE MAGISTRIS AFFERMA CHE GLI ARANCIONI FARANNO PARTE DEL GOVERNO DI CENTRO SINISTRA
Sul manifesto di oggi (che nonostante sia lunedì usciva in via straordinaria per le primarie) c'era una intervista a de magistris che annunciava l'accordo con PD e SEL.
Se il buon giorno si vede dall'ALBA, questa sera pioverà merda.
caro anonimo delle 14.02, in questi anni, a forza di seguire la logica del meno peggio, ci siamo ritrovati come siamo oggi, nel peggio del peggio. Da ex militante di Rifondazione non posso che che constatare che la coazione a ripetere del mio ex partito è ormai patologica. Quella che li ha portati al tracollo fino al 2% continua ad essere l'unica via che riescono a seguire con tenacia autodistruttiva, la stampella del centrosinistra. Avanti così, fino all'estinzione.
"Cambiare #sipuò, noi ci siamo:
lo spazio per l’alternativa è fuori dall’alleanza PD-SEL, questo punto non è in discussione.
Abbiamo lanciato 20 giorni fa la nostra campagna e questo sabato 1 dicembre ci incontreremo a ROMA al Teatro Vittoria.
Lavoriamo a una presenza elettorale alternativa, sia all’alleanza Pd-SeL, sia al Movimento 5 stelle. Questo punto non è assolutamente in discussione.
La sfida è quella di proporre un’alternativa nei contenuti e nei metodi, che tiri una riga netta con il recente passato di tutte le varie sinistre, offra volti nuovi, dichiari fin da subito uno stile radicale e alternativo.
Pertanto, rilanciando l’appuntamento di sabato prossimo a Roma, specifichiamo che al centro del confronto ci sarà il tema di come costruire la nostra presenza alternativa, ma non di certo il suo possibile posizionamento nell’alleanza PD-SEL. Sappiamo e leggiamo di interlocutori (come De Magistris) che hanno ancora dubbi, ma siamo convinti che il confronto e la valutazione di quello che sta succedendo in Italia porterà tante realtà e personalità a costruire insieme a noi ciò di cui molti italiani sentono l’esigenza.
All’interno dell’alleanza guidata dal PD, che non rompe con l’agenda Monti, come hanno dimostrato anche le primarie di ieri, non c’è spazio per contenuti alternativi dal pensiero unico Europeo e si affermano le posizioni più in continuità con Monti."
Voi di MPL restate pure in attesa del vostro Messia e del vostro aldilà (la sollevazioane popolare) mentre altri provano a fare politica nel presente, contro Monti, contro il Pd, contro il liberismo e soprattutto contro il capitalismo!
Caro anonimo del 27 novembre alle ore 08.04 nonchè ALBA, sappi che se abbiamo fatto una determinata scelta, di certo non abbiamo paura di morire a differenza tua e poi, ti chiedo:
Tu sai già quando e come morirai? io sinceramente no, potrebbe essere un minuto o 50 anni ma non so nè quando nè come nè dove, di certo non da codarda e non aspettando il messia perchè noi, non abbiamo bisogno di un capo in quanto siamo altruisti, il nostro pensiero è collettivo quindi non abbiamo bisogno di capi e capetti o messia.
Con il tuo discorso, infanghi la memoria di chi è morto per te che sei qui liberamente a parlare, la memoria dei nostri partigiani, di Ernesto Guevara e di tutti coloro che hanno combattuto per la libertà di tutti i popoli.
Rinneghi la "Costituzione italiana" che esiste grazie ai nostri eroi che non hanno avuto paura di andare nell' aldilà, se non era per loro, eravamo ancora nel fascio mussoliniano anche se, oggi siamo di nuovo al punto di partenza grazie ad un popolo che ha interpretato male il significato di libertà perchè, libertà non è egoismo ed opportunismo, non è coltivare solo il proprio orticello o mettersi in evidenza con qualsiasi cosa e in qualsiasi modo, libertà è rispetto, è coraggio ed è anche non aver paura di morire per combattere.
L' alternativa non significa non allearsi con il letamaio attuale, o nascondersi dietro ad un nuovo nome(oggi va di moda la "lista civica") con le stesse facce come ormai si fa da anni, l' alternativa significa ribaltare tutto ciò che c'è oggi, eliminare tutto e ripartire con un programma totalmente opposto a quello attuale, significa cambiare le menti e le abitudini, e soprattutto, rispettare ciò che si promette(cosa molto difficile e dubbia).
Ciò che mi meraviglia è il fatto che tu non sai che il tuo ostacolo più grande è il popolo che vuole sì il cambiamento ma, alla fine fa sempre la stessa cosa, ricordiamo il caso Mastella che, al governo Prodi, un mese prima era un ladro, il mese dopo è stato votato però con l' alternativa che era a destra e come questa, tante altre storie della politica partitica italiana.
Pensiamo a questi lunghi infiniti anni di Berlusconismo dai quali svegliarsi è un' impresa e chi è riuscito a farlo ed è capace di non cadere nel tunnel della depressione, ha gli attributi di vedere realmente quale è la realtà e non la favoletta della crisi alla quale credono, dalla quale usciremo facendo sacrifici, la realtà, è in gran parte quella della crisi, una scusante per il potere,verso il nazismo globale, togliendoci anche le mutamde e, abbiamo a che fare con gente spietata che si nasconde e si sente forte, soprattutto dietro alle forze dell' ordine, e non possono mettere il muso fuori di casa senza scorta perchè rischiano il linciaggio.
La "POLITICA" vera è ben diversa dalla "POLITICA PARTITICA" e, MPL fa "POLITICA VERA E SANA".
Sei in un paese democratico e sei libero di credere e fare ciò che vuoi ma, prima che riuscirete a farvi conoscere, a farvi votare e a cambiare tutto, ne passerà del tempo e sinceramente, di tempo ne è rimasto molto meno di pochissimo, si vedrà quale sarà la risoluzione contro Monti liberismo e capitalismo, intanto noi ci prepariamo poi, come si dice, "Chi vivrà, vedrà!"...
Allego il video di una delle ultime interviste al grande Mario Monicelli, ascoltalo bene, forse le parole di un vecchio rimbambito come lui ti faranno bene.
W LA SOLLEVAZIONE!
http://www.youtube.com/watch?v=hEUtmhKN_1o&feature=player_detailpage
Car* compagn*, la tua lunga risposta, con qualche offesa gratuita e un po' cervellotica, e molte parole giuste, riconferma quello che penso, e che pensava anche Mario Monicelli, cioè che c'è bisogno della Rivoluzione. Cha va costruita! e per la quale ci vuole tempo e pazienza, organizzazione e soprattutto lavoro! Il fango va spalato!!
Sperare che qualcun altro (il Popolo in sè) prenda la scorciatoia della Sollevazione, esimendoci dallo sporcarci col letame che ci circonda, mi pare francamente un approccio "religioso", di chi, magari dopo anni di lotta politica, vede accorciarsi il suo futuro a la possibilità di vedere in vita la fine del capitalismo!
Il Che e gli "eroi della Costituzione", come li chiami tu, hanno subordinato ogni loro gratificazione personale, senza mai sperare nella Sollevazione futura, combattendo nel presente, nonostante il letame che li attorniava e con cui hanno dovuto fare i conti! (Dal letame nascono i fiori!)
W la Rivoluzione! W il Comunismo!...anche se oggi non è di "moda", mentre sulle riviste patinate e sui mass media di regime "spopola il populismo"!!
Fraternamente.
Non so in quale punto ci possano essere offese gratuite.
Volevo solo dire che ognuno prende la strada nella quale crede, tu credi in ALBA, offendendo tutti coloro che hanno perso la vita per lottare e cioè quello che faremo noi, io di mio dico semplicemente che entrambe le strade sono tortuose, tu credi ancora nella politica partitica, io non più dopo le esperienze con la politica e, ti parlo di PRC.
Sorella rossa
Ti confermo che in politica, attualmente, o sei spietato o ne esci fuori, la gente non guarda te che vuoi combattere il sistema ma vede il sistema comodo per se stessi e continua su quella strada.
Io non spero che qualcun altro prenda la strada della sollevazione ma, io farò parte della sollevazione.
Certo, può darsi anche che morirò senza vedere nulla di diverso ma se non altro, ci avrò provato, andrò avanti insieme ai miei compagni, senza paura e senza vergogna.
Di religioso rimane il fatto che in questo paese c'è troppa religione, troppo legati alla mentalità cattolica e poi, se vai a vedere, sono più zozzi loro che noi che non frequentiamo la chiesa.
Il Che disse che non si può fare una rivoluzione senza un popolo e questo purtroppo è vero ma in questo paese, piuttosto continuano a vendersi al padrone che fare una rivoluzione.
Non mi sono mai piaciute le mode, il mio estremismo comunista è nato il giorno in cui sono nata io, le ingiustizie non le difendo perchè va di moda ma perchè ci credo e ci ho sempre creduto e ne ho subite abbastanza tanto da essere pronta a qualsiasi cosa perchè gli altri non le subiscano, sotto ogni forma, ogni genere in tutto il mondo.
Perdonami ma Ernesto Guevara, i partigiani, le ingiustizie e tutto lo sporco che esiste, non hanno fatto altro che fortificare questo mio carattere rivoluzionario e di questo ne sono fiera anche se a volte, mi rendo conto che non ne vale la pena ma vado comunque avanti a testa alta.
Basta non arrendersi mai, meglio morire che piegarsi a questo sistema.
Carissima compagna, Sorella Rossa
io vengo da una famiglia che ha dato il suo tributo di sangue per le cose per cui combattiamo.
Non sono affatto di Alba, figurati! ...e mi offendi quando dici che offenderei la memoria di chi ha combattuto per certi valori solo perchè penso che che l'assemblea di Roma del 1° dicembre, pur essendo calibrata sulle elezioni, rappresenta uno dei tanti terreni dove dobbiamo stare e lottare, quì e ora!
Mi ritrovo molto nelle cose che scrivi, che sono anche molto belle!
Se dovessimo incontrarci a Chianciano (MPL) a gennaio, ti sentiresti ancora "offesa" nelle tue scelte da un operaio comunista di lungo corso come me?
Magari ci fosse veramente la Sollevazione all'orizzonte! Ma non possiamo saperlo! ...basta con gli oroscopi di qualche profetino! E' solo una ipotesi, una delle tante plausibili. E se non ci fosse!? Che facciamo allora, ci tagliamo le vene?
Lavoriamo per la Rivoluzione ...saremo pronti anche per la Sollevazione! e soprattutto "...non arrendersi mai, meglio morire che piegarsi a questo sistema."
Sento che sei veramente sincera!
Un abbraccio comunista
Se non ci fosse la sollevazione ci terremo tutta 'sta merda. Punto. Tutte le altre vie non sono che palliativi, tanto più le ipotesi elettoralistiche. Queste si che sono scorciatoie perdenti, fallimentari. E se proprio dovremo votare, se proprio dovremo sporcarci le mani di merda, tanto vale votare Grillo, che è la sola cosa che andando sul 20% può farli tremare . Per il momento
Non sono offesa.
A Chianciano sicuramente ci incontreremo però, sinceramente non credo più nelle promesse di nessun partito.
Certo, la possibilità non si nega a nessuno ma ripeto, purtroppo quando si è lì, non è facile rimanere onesti o se si sceglie di farlo fisicamente, faranno in modo di eliminarti se non ti comporti come loro.
Hasta siempre!
Allora basta, Grillo, ALBA, PRC, IDV, pccc, pdl, plcm, dlmn oooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhh. SOLLEVAZIONE E BASTA!
E come no?! Si diceva la stessa cosa della Lega, a suo tempo! Erano gli stessi profetini che adesso teorizzano la sollevazione a farlo. I risultati sono sotto i nostri occhi. Purtroppo è un film gia visto.
Solo chi non lo sa o non ricorda può cascarci ancora, nel "tanto prggio, tanto meglio"...
...e viva la Juve!
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