La violenza è il prodotto socio-culturale della dinamica storico-politica
di Massimo De Santi
Alcuni ci hanno chiesto di esprimere un giudizio politico sul recente attentato anarchico di Genova. Non abbiamo molto da aggiungere quello che a suo tempo diede Marx sui gesti degli anarchici del suo tempo:
«È evidente che questi cospiratori non si preoccupano di organizzare il proletariato rivoluzionario in generale. Il loro compito consiste esattamente nell’anticipare sul processo di sviluppo rivoluzionario, nel condurlo artificialmente fino alla crisi, nell’improvvisare una rivoluzione senza le condizioni per fare una rivoluzione. Per loro, la sola condizione per la rivoluzione è l’organizzazione sufficiente del loro complotto. Sono questi gli alchimisti della rivoluzione e condividono lo smarrimento mentale, la ristrettezza di idee e le fissazioni degli alchimisti di un tempo».
[Recensione di Carlo Marx al libro di A. Chenu I cospiratori, uscito a Parigi nel 1850]
Ci sembra utile pubblicare, a margine, le riflessioni più generali sulla violenza di Massimo De santi.
«La violenza non è solo quella fisica, assume tanti aspetti che spesso sono molto peggiori.
C'è la violenza della guerra, dell'economia e della finanza selvaggia, della manipolazione di massa attraverso i mezzi di comunicazione, dello Stato quando non garantisce la giustizia sociale, quella dei partiti corrotti che ormai fanno l'antipolitica e che usano il potere per fini individualistici e non per l'interesse della collettività». [1]
C'è la violenza della guerra, dell'economia e della finanza selvaggia, della manipolazione di massa attraverso i mezzi di comunicazione, dello Stato quando non garantisce la giustizia sociale, quella dei partiti corrotti che ormai fanno l'antipolitica e che usano il potere per fini individualistici e non per l'interesse della collettività». [1]
«Quando si parla di violenza, immediatamente pensiamo alla guerra e alla distruzione tanto diffusa oggi sul pianeta. Non esiste però solo la violenza materiale e fisica, esiste anche la violenza invisibile e la violenza psicologica, pratica molto generalizzata che segna in modo indelebile i cervelli umani. Oggi giorno questa violenza viene sottostimata, mentre dovrebbe preoccuparci molto perché può alterare in forma irreversibile lo sviluppo mentale, provocando squilibri nella crescita e nel comportamento dei bambini».
«Molte volte si confonde la violenza con l'aggressività e ciò necessita di un chiarimento. L'aggressività è quella energia che sorge naturalmente, derivata dalla biologia dell'essere umano e che, se controllata per mezzo del processo della coscienza, è un elemento importante per l'espressione creativa dell'uomo. Al contrario la violenza è uno stato particolare dell'essere umano che si manifesta per raggiungere un fine senza alcun controllo della coscienza».
«In generale una società che funziona secondi i principi di solidarietà, giustizia, amore, libertà e rispetto dei diritti umani non dovrebbe essere violenta. (...) Una delle ragioni fondamentali del sorgere della violenza e' l'ambizione dell'uomo per il potere e la ricchezza»
«Molte volte si confonde la violenza con l'aggressività e ciò necessita di un chiarimento. L'aggressività è quella energia che sorge naturalmente, derivata dalla biologia dell'essere umano e che, se controllata per mezzo del processo della coscienza, è un elemento importante per l'espressione creativa dell'uomo. Al contrario la violenza è uno stato particolare dell'essere umano che si manifesta per raggiungere un fine senza alcun controllo della coscienza».
«In generale una società che funziona secondi i principi di solidarietà, giustizia, amore, libertà e rispetto dei diritti umani non dovrebbe essere violenta. (...) Una delle ragioni fondamentali del sorgere della violenza e' l'ambizione dell'uomo per il potere e la ricchezza»
«La cultura dominante è oggi nel mondo quella basata sull'odio, l'ingiustizia e il potere, e questo genera insoddisfazioni, ribellioni e violenze. (...) Anche certi modelli culturali implicano rischi, come quello basato nel postulato del massimo sviluppo dell'intelligenza e della competizione, arrivando ad affermare che occorre formare un essere umano efficiente, funzionale al sistema produttivo».
«In un incontro di Premi Nobel organizzato a Parigi nel 1999 dal titolo Chi ha paura dell'intelligenza? ebbi a dire nel mio intervento che bisognava avere paura dell'uso distruttivo e violento dell'intelligenza come quella dedicata a inventare armi terribili come quelle batteriologiche, chimiche e nucleari che minacciano la stessa sopravvivenza dell'umanità ma che ero invece a favore di un uso costruttivo dell'intelligenza per migliorare le condizioni di vita del genere umano. (...) Tutto ciò si sarebbe raggiunto con un uso cosciente dell'intelligenza».
«La coscienza è la bussola della costruzione. Dal punto di vista della scienza del cervello, la coscienza la possiamo definire come una superplurifunzione complessa che presiede tutte le attività cerebrali e determina una selezione dei neuroni e del tipo di reti neuronali più funzionali alla completa espressione dell'individuo e alla sua armonica evoluzione. (...)
Ragionando in termini di sviluppo della coscienza, si può dire che nell'essere umano esistono tre livelli: coscienza individuale, coscienza sociale, coscienza planetaria».
«L'acquisizione della coscienza passa attraverso una rivoluzione individuale che chiamiamo cerebrale, cioè una rottura di schemi, stereotipi e modelli con l'assunzione di nuovi paradigmi funzionali all'evoluzione naturale».
«Questi esempi dimostrano che la rivoluzione può essere positiva o negativa, e cioè vale in ambito individuale e sociale. Con una rivoluzione, infatti, sempre avviene un cambiamento rapido e profondo. L'importante è che il cambiamento sia sempre costruttivo».
«Si può dire che la coscienza da l'orientamento costruttivo al vettore rivoluzione o meglio: la coscienza è la scienza della rivoluzione costruttiva, cioè la rivoluzione in sintonia con l'evoluzione. Per questo, a noi piace molto parlare di ri-evoluzione.
«La rivoluzione cosciente in un cervello inizia quando una persona percepisce uno squilibrio tra cultura e natura. Questa serve a riportate in equilibrio e armonia la sua unità mente/corpo, garantendone l'evoluzione». [2]
«La coscienza è la bussola della costruzione. Dal punto di vista della scienza del cervello, la coscienza la possiamo definire come una superplurifunzione complessa che presiede tutte le attività cerebrali e determina una selezione dei neuroni e del tipo di reti neuronali più funzionali alla completa espressione dell'individuo e alla sua armonica evoluzione. (...)
Ragionando in termini di sviluppo della coscienza, si può dire che nell'essere umano esistono tre livelli: coscienza individuale, coscienza sociale, coscienza planetaria».
«L'acquisizione della coscienza passa attraverso una rivoluzione individuale che chiamiamo cerebrale, cioè una rottura di schemi, stereotipi e modelli con l'assunzione di nuovi paradigmi funzionali all'evoluzione naturale».
«Questi esempi dimostrano che la rivoluzione può essere positiva o negativa, e cioè vale in ambito individuale e sociale. Con una rivoluzione, infatti, sempre avviene un cambiamento rapido e profondo. L'importante è che il cambiamento sia sempre costruttivo».
«Si può dire che la coscienza da l'orientamento costruttivo al vettore rivoluzione o meglio: la coscienza è la scienza della rivoluzione costruttiva, cioè la rivoluzione in sintonia con l'evoluzione. Per questo, a noi piace molto parlare di ri-evoluzione.
«La rivoluzione cosciente in un cervello inizia quando una persona percepisce uno squilibrio tra cultura e natura. Questa serve a riportate in equilibrio e armonia la sua unità mente/corpo, garantendone l'evoluzione». [2]
[1] Dal mio libro IL BAMBINO E LA PACE
Eizione CENTROAMERICA 1988 - Edizione italiana 1992
[2 ]Brani tratti dal mio libro: INTELLIGENZA EMOZIONALE E COSCIENZA. UNA DIDATTICA DEL CERVELLO.
Edizione: CENTROAMERICA 1998. Edizione italiana: IBIS - Pavia 2003.
26 commenti:
Caro Massimo, non entro nel merito del tuo ragionamento filosofico, preferendo parlare della violenza anarchica. Ciò a prescindere dal fatto che l'attentato di Genova sia di genuina natura anarchica e non, come sospetto, di altro genere.
Lo faccio usando una metafora. Immagina di essere il comandante di un piccolo popolo che deve condurre in battaglia il suo piccolo esercito contro le truppe imperiali, di gran lunga più numerose. E immagina che tu, che ben conosci il terreno dello scontro, abbia un piano per mettere in difficoltà il nemico. Il tuo piano è ben articolato, ingegnoso ma di difficile attuazione, perché richiede una certa coordinazione tra i reparti del tuo esercito.
Ora immagina che, mentre stai manovrando le tue coorti per posizionarle al meglio (al nemico stai facendo credere che, per quel giorno, non intendi accettare battaglia) un giovanotto esaltato al comando di uno squadrone di cavalleria si lascia prendere dall'ardore bellico e si lancia contro le linee nemiche, ben prima che tu abbia completato la tua astuta manovra. A quel punto, il grosso del tuo esercito per non lasciare da solo "l'eroico comandante dello squadrone", si lancia anch'esso all'attacco. E il tuo piano fa a farsi fottere.
Naturalmente perdi la battaglia, perché il nemico è molto più numeroso.
Domanda: cosa gli facciamo "all'eroico comandante dello squadrone" quando, se Dio vuole e vent'anni dopo, il nemico è comunque sconfitto? Gli diamo una medaglia o lo appendiamo per i pollici?
L'esempio sarebbe calzante... se vi fosse un piccolo esercito da manovrare in grado non dico di debellare il nemico, ma di dargli qualche fastidio.
Invece ci sono 25 anni di pensiero unico neoliberale, di inebetimento consumistico delle masse, e di semiscomparsa di ogni idea o movimento antisistema.
L'esercito è tutto da reclutare, e ciò appare possibile solo a partire dalla crisi del sistema: dai suicidi, dagli attentati, dalla povertà, dall'imbarbarimento della vita civile. La disperazione strappa gli individui al nulla consumistico e li riconduce alla realtà della lotta.
Per quanto poi riguarda la natura della violenza, che non è solo violenza fisica ma insieme globali di rapporti di prevaricazione, anche e soprattutto mediatici e spirituali, essa permea la totalità dell'associazione umana. Lo stato, nella definizione di Max Weber, è "l'istituzione che gode del monopolio della violenza legittima", cioè accettata come tale dalla maggioranza dei consociati. Vale a dire: un terrorismo a cui il gregge si è abituato, e che quindi non esperisce più come tale.
Corrispettivamente, ogni terrorismo è violenza allo stato fluido, che ambisce a cristallizzarsi in un ordinamento statuale.
Al termine di ogni ciclo rivoluzionario i terroristi di ieri incarneranno i miti fondatori del regime che hanno contribuito ad instaurare. Perché "gli esseri umani sono facinorosi, sì, ma dei facinorosi infingardi, incapaci di perseverare nella propria sedizione [...]. Degli schiavi soggiogati dal fascino servile per il potere che incute loro terrore" . E quindi essi, al termine d’ogni carnevale, d’ogni festa rivoluzionaria, si prostreranno ai piedi di coloro che "sapranno portare il fardello della libertà, e governarli" (Dostojewski).
Cari compagni, il gesto di Genova è non soltanto da condannare, ma è anche da studiare. Condannare perché diceva bene Marx contro ogni forma di anarchismo e individualismo, da studiare perché dice bene Massimo de Santi circa la "rivoluzione mentale soggettiva" di cui sopra.
Per quanto concerne il nostro pensiero (come già scritto sul nostro blog) esiste anche una terza ipotesi: quella che a colpire (senza uccidere) il dirigente Ansaldo non sia stato nessun nuovo commando brigatista o anarcoide (nascosto dietro uno strano e quanto discutibile logo). Il governo italiano si rende perfettamente conto che l'attuale situazione socio-economica del nostro paese è in allerta: troppe tasse da pagare ai soliti noti (cioè a noi), nuove mazzate fiscali nelle nostre buste paga (…per chi ancora ha la fortuna di averne una!), niente riduzione dei loro salari e pensioni d'oro (con tutti i benefit dei quali godono sulle nostre spalle!), ruberie dei partiti dove nessun partito politico ne è immune (PdL-PD-Lega e, ne siamo sicuri, non finirà qui), la situazione è (per loro) di assoluta allerta. Hanno paura. Paura che una rivolta dal basso possa scatenarsi violenta. Vedono quante bandiere rosse sventolano ad ogni manifestazione di piazza e, al di la del tristemente conosciuto "frazionismo della sinistra", si rendono perfettamente conto di una cosa fondamentale: che noi siamo più di loro! Spaventare la popolazione con lo spettro del brigatismo in stile BR diventa un' utile pedina per allontanare dalle posizioni "di sinistra" quante più persone possibili. Non stiamo dicendo che sia stato lo stesso governo italiano ad organizzare questa messa in scena...però i dubbi restano.
Partito Socialista d'Azione
Il Direttivo Nazionale
http://partitosocialistadazione.blogspot.it/
mail to: azione.socialista@libero.it
Dal tema dei vostri commenti si evince chiaramente che non avete letto la rivendicazione. Meglio tacere che dire stronzate.
La citazione di Marx è contro i complotti, contro gli intrighi di palazzo, gli anarchici non fanno complotti per prendere il potere, non fanno cospirazioni.
Se non si ha nulla da dire, dignitoso è tacere.
Io la rivendicazione l'ho letta e ci ho pure scritto un post:
http://www.ecodellarete.net/code/xslt.aspx?guid=7211a1c4-9b00-41d1-a9d2-bb032e9dfbc9&isOld=False&idSelEdition=3d3cab7f-ac52-4062-84d5-80368fe431d5
Quello scrissi e quello penso. E' prevista la libertà di pensiero in anarcolandia?
Concordo con l'anonimo sopra di me. La citazione di Marx è del tutto fuori luogo. Marx afferma e ha ragione che la rivoluzione non è nel momento del complotto. La teoria insurrezionalista di stampo anarchico, infatti afferma che, in questa fase, pur non essendo in un periodo rivoluzionario, contro ogni attendismo, scelgono di colpire, comunque, qui ed ora. Non solo, ma che non è questa cospirazione a fare la rivoluzione, ma uno dei rivoli che insieme alla molteplicità di altre pratiche portano, se non sormontate da una soggettività contraria e più forte, ad un aumento dello scontro.
Ma siete troppo stupidi per leggere, più facile copiare Marx. Perché non citate mai la rivendicazione nelle vostre critiche?
Un comunista meno opportunista del De Santi, ha dato critiche molto più dure e molto più azzeccate delle vostre:
http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/Oreste-Scalzone-15-05.mp3
Ma Oreste Scalzone non faceva certo le istanze alla Consulta...
Il tuo commento è infatti molto intelligente. Ti faccio i complimenti e se non ti dispiace lo divulgo dove posso. Sono i filosofemi di De Santi che fanno cascare le palle (ma dove lo avete preso? da rifondazione?) o le citazioni dottrinarie della Redazione baffuta che non c'entrano un cazzo e che confondono cospirazionismo e anarchismo
Salve "Anonimo" commentatore. Se ti riferisci al nostro commento mi sa tanto che non hai letto bene.
Ti invitiamo a rileggere con attenzione e ad usare un linguaggio meno colorito.
Saluti Socialisti.
Partito Socialista d'Azione
Il Direttivo Nazionale
http://partitosocialistadazione.blogspot.it/
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Caro Anonimo disinformato. Concordo con De Santi il quale se leggi bene non è entrato nel giudicare o commentare i fatti di genova ma ha evidenziato, argomentamdo che cos'è la violenza. Si può dissentire quanto si vuole dalla sua impostazione ma si devono portare a sostegno tesi convincenti che mi sembra non ci siamo. D'altra parte lo studio deli meccanismi di funzionamento del cervello- cioè delle neuroscienze- non sono un invenzione di De Santi ma ormai conoscenza acquisita a livello mondiale. Basta studiare un po' di più e si capisce!!
Memo male che ci sono persone come te che pensano di sapere tutto. Mi potresti allora spiegare cosa hai capito tu dell'attentato di Genova? Mi sembri un po' provocatore e anche poco intelligente, sicuramente non cosciente!!
Vale quanto sopra. Mi sembri anche te abbastanza provocatore e con giudizi di merito fuori luogo!!
Buona fortuna con le tue idee inespresse!!
in determinate condizioni la violenza C'E', si sviluppa, non ci sono (de) santi. opporre la coscienza all'istinto è sempre stato un errore della sinistra (e del cristianesimo e di qualsiasi "miglioratore" dell'umanità). meglio rileggere nonno sigmund.
Bene ho capito che tu neghi che ci sia una coscienza rivoluzionaria e allora sei proprio messo male. E non scomodare per favore Sigmund Freud che non conosci sufficientemente bene perchè lo stai usando a sproposito. Leggiti piuttosto " Anatomia della distruttività umana" di Enrik Fromm che ti potrebbe servire per una tua formazione in materia oppure "Il problema della coscienza" del Premio Nobel Crick. Tutto questo non ha nulla a che vedere con la sinistra o la religione ma è scienza. Buon lavoro!!
senti, anonimo delle 00.58, ho studiato a menadito TUTTA la produzione di sigmund (e non solo). quello che volevo dire non è che non ci sia la coscienza, ma che dell'istinto bisogna tenerne conto e che, se l'istinto lo si reprime, nasconde, ridicolizza, maltratta, minimizza, quello poi si ribella e i risultati di quella bella coscienza sfuggono di mano e possono addirittura essere opposti a ciò che ci si prefigge.
non esiste "migliorare" l'umanità solo imponendo la coscienza "dall'esterno"... tra l'altro mi pare un'operazione molto poco materialista.
Anonimo delle 12.46, mi fa piacere che hai studiato tutto ma si vede che non hai capito bene. Intanto ammetti che la coscienza esiste e tu prima la negavi, mi sembra quindi che siamo un passo avanti per poter discutere seriamente sul terreno della coscienza.
L'istinto certo che esiste ma ormai attraverso l'evoluzione della specie viene mediato dall'ambiente in cui si vive, in particolare dalla cultura e ciò è esattamente quello che fa la coscienza, ossia una sintesi tra natura-istinto e cultura. L'istinto quindi non nè minimizzato, nè ridicolizzato ma nemmeno esaltato, va sempre sottoposto a verifica continua da parte della coscienza che sovrintende tutto il processo evolutivo. Nessuno poi impone la coscienza a nessuno, questa è un processo che ciascuno di noi fa nel suo divenire in relazione alla sua esperienza storica- cioè concreta. Questo dibattito mi incomincia a piacere.
ok... ma non ho capito dove avrei negato la coscienza. la mia stessa frase "opporre la coscienza all'istinto" significa non solo che esiste e la riconosco, ma anche che penso che le sia dato un ruolo spesso eccessivo, troppo preponderante.
ed è proprio questo il "core" (inglese o romanesco va bene uguale) del discorso del sigmund più genuino... vabbè, poi invecchiando ha sbroccato pure lui.
secondo me l'uomo ha per natura pulsioni sia sociali che individuali, selezionate attraverso milioni di anni di evoluzione (visto che parlate di evoluzione), contro le quali poco possono pochi secoli (o peggio decenni) di indottrinamento forzato. il socialismo reale ha represso troppo la pulsione individuale e alla fine diventò insopportabile e cadde. stessa cosa con le pulsioni aggressive o sessuali. il cristianesimo col suo obbligo assurdo a essere buoni per forza ha poi prodotto i peggiori genocidi della storia... in russia l'imposizione di un'eccessiva uguaglianza ha poi prodotto stalin. la pulsione repressa nell'inconscio si ingigantisce e questo mi pare non solo reale ma anche molto freudiano.
Esatto, non la negavi in toto ma sostenevi che era inessenziale e soccombeva rispetto all'istinto. Vacci piano a sostenere che per sua natura l'uomo ha pulsioni sia sociali che individuali. Sicuramente ha pulsioni individuali ma sociali?? Come ben saprai l'uomo sin dalla nascita deve sempre apprendere praticamente tutto. Pensa solo al camminare, al comunicare.... alla fine siamo 70-80% ambiente, ossia cultura e 20-30% natura. Concordo sul fatto che non si può imporre di essere buoni, cioè nessuno deve tentare di reprimere la nostra aggressività che è biologica, ma si può insegnare, questo sì, a saperla controllare in modo che non diventi violenza. Non entro poi nel merito del cristianesimo e del socialismo reale come oggi lo conosciamo. E' evidente comunque però che c'è una bella differenza tra l'insegnamento di Cristo e la religione cattolica così come c'è un abisso tra la filosofia del marxismo e le applicazione pratiche dei modelli del socialismo reale. Il problema rimane pertanto ancora tutto in piedi davanti a noi :come si coniugano gli interessi della collettività e lo sviluppo di ciascun individuo in relazione alle sue caratteristiche innate, che tu chiami pulsioni ?. Io personalmente credo che il capitalismo abbia fallito clamorosamente (disatro ambientale, guerre, crisi economiche ricorrenti,...) mentre l'idea del socialismo possa essere ancora valida "ciascuno darà secondo le sue possibilità e avrà secondo i suoi bisogni reali". Non ne conosco una migliore per l'umanità e questo lo si può realizzare se ciascuno di noi raggiunge un livello di coscienza planetaria, cioè globale che è parte di un sistema complesso di relazioni e non può tentare di vivere egoisticamente.
io sono MATERIALISTA e conseguentemente dò più importanza alla realizzazione pratica delle teorie che non alle teorie stesse. il messaggio di cristo era stupido, NECESSARIAMENTE ha poi prodotto il suo contrario (l'"enantiodromia" di jung). esteticamente mi piace certo più il socialismo che il capitalismo, ma io non sono nessuno per dire molto più di questo.
e la formula "ciascuno darà secondo le sue possibilità e avrà secondo i suoi bisogni reali" non funziona perchè siamo tutti diversi e troverai sempre qualcuno (anzi, molti) più capace che si domanderà "ma perchè io mi devo fare il culo per i meno capaci???".
proprio formule di questo genere bisognerebbe ELIMINARLE DAL DIZIONARIO se vogliamo avere successo, perchè la gente non le accetta (giustamente).
formule del genere sono solo slogan, simboli, dettati ipnotici, invocazioni trascendentali... come quando negli anni 70 si gridava "salario intero, lavoro zero"... ma come speri di vincere propagandando sta monnezza?
anzi, freudianamente penso che si dicono ste cose come tendenza incoscia masochista, volontà di perdere.
la sinistra ha bisogno anzitutto di una ri-evoluzione SEMANTICA.
abbandonare le parole-simbolo che in finale servono solo a cementare un insieme all'insegna dell'ortodossia... quindi, dopo aver abbandonato l'ortodossia semantica, riconsiderare anche quella contenutistica... ad esempio estromettere il femminismo, ormai trasformatosi in nazifemminismo, supercasta iperpotente, intoccabile e sfruttatrice.
STRONZATE
«Dal tema dei vostri commenti si evince chiaramente che non avete letto la rivendicazione. Meglio tacere che dire stronzate. La citazione di Marx è contro i complotti, contro gli intrighi di palazzo, gli anarchici non fanno complotti per prendere il potere, non fanno cospirazioni.
Se non si ha nulla da dire, dignitoso è tacere.»
Cospirare o complottare, nella lingua italiana, significa solo congiurare, organizzarsi segretamente per combattere un bersaglio, un nemico. Non divaghiamo: è' evidente il fulcro del ragionamento di Marx: è la condanna politica (non morale) di chi combatte, armi in pugno, senza preoccuparsi di organizzare gli oppressi, in barba alla loro arretratezza politica. Per quanto gli "anarchici informali" usino spezie nuove, la pietanza che ci servono è sempre la stessa.
Il problema (politico) è poi che che ogni atto politico clamoroso, quale un attacco armato, ha delle conseguenze pesanti nel conflitto sociale, che sono solo di due tipi e due soltanto: o esso aiuta la sollevazione popolare o la deprime.
In che maniera il gesto Genova aiuti il popolo lavoratore a ribellarsi a noi sfugge del tutto. Semmai da un aiutino al potere, sempre abilissimo, di controbalzo o di sponda, a sfruttare ogni occasione per reprimere e deprimere i dominati.
E' evidente che gli "informali" se ne sbattono di questo livello del problema, essi non cercano consenso, cercano ... complicità. E poi pretendono, che noi, trattati come volgare opinione pubblica da mettere davanti al fatto (esemplare) compiuto, si legga i loro comunicati. Si potrebbe rispondere: ci sono cose più importanti da fare (e da leggere), visto che non è in decibel che si misura la forza persuasiva di un ragionamento, tantomeno nella "geometrica potenza" dell'atto (gentilianamente) puro.
Il tutto per dire che sì le cose cambiano, cambiano modalità, tattiche e linguaggi con cui date forze si presentano alla ribalta (non ci sono più monarchi da accoppare, ma "stregoni del nucleare") ma la sostanza è noisamente la medesima.
Gli anarchici, anarchici erano e anarchici restano. Anche noi cambiamo, restando gli stessi. Gli stessi che pensano che solo le masse organizzate possono cambiare il mondo e quindi la questione è come far maturare una coscienza di massa nuova e quindi aiutare un popolo ad alzare la testa.
Finalmente la redazione ha reso giustizia sul chi effettivamente in modo imperterrito continua a scrivere delle stronzate e non certamente MARX!!
Marx dice una cosa molto diversa: dice che la rivoluzione non è negli intrighi di palazzo, nella cospirazione massonica. E' rivolto ai carbonari non certo agli anarchici.
Usate Marx come la scolastica usava Aristotele.
La riflessioni di De Santi sulla violenza fanno veramente cascare le palle. Ma lo avete mai letto l'Antiduring di Engels? Lo avete mai studiato il modus operandi dei bolscevichi dal '15 al '18? Rapine, bombe, assalti ai treni porta valori (la più grande rapina della storia russa pare sia di Stalin).
Senza andare troppo nel profondo, basta leggere Sorel. Mentre De Santi dice che la violenza sta nella società, questa grassa banalità della sinistra a cui voi aderite, Sorel invita a non fare confusioni terminologiche. Sorel definisce "forza" quella degli oppressori, dello Stato e della borghesia. Essa è forza e non solo violenza perché si può esprimere ANCHE in forme non cruente come il licenziamento, l'arresto, i media, la fame, ecc. Quella degli oppressi che si ribellano è propriamente violenza. Quindi non c'è violenza nella società. Il capitalismo non è violento, come tanti rivoluzionari dicono errando in buona fede. Il capitalismo è forte. La violenza è solo quella di chi si ribella. E' solo la nostra
Prendete i tragici fatti di Brindisi. Pare sia dimostrato si tratti di un pazzo. Questo ci induce a delle riflessioni freudiane. La violenza è nell'animo umano. In tempi di crisi a maggior ragione.
Ora, o la si indirizza in un senso di classe, oppure esplode in suicidi, omicidi, irrazionalità, barbarità o mostruosità indicibili.
Quindi invece di condannare, dovreste indirizzarla nella giusta direzione
Anonimo delle 11.34 del 21 maggio.
Continui caparbiamente, pur avendotelo spiegato abbondantemente, a confondere aggressività e violenza. L'aggressività naturale-biologica, va saputa indirizzare e incanalare quella sì ma che c'entra l'apoteosi della violenza come elemento strutturale dell'animo umano. Hai una visione ancora tradizionale ma non te ne faccio una colpa. E' chiaro quando uno non sa offende, ma purtroppo, in quel modo non risolvi il problema di fondo e ti arrampichi sugli specchi.
Cerca di riflettere di più. Mi sembri un frustato che cerca una qualche forma di gratificazione e giustificazione nella pura e semplice violenza.
=>=> Mi riferisco all'anonimo che ci dice:
«Usate Marx come la scolastica usava Aristotele».
Ma almeno Tommaso D'Aquino Aristotele l'avevo letto e ben digerito, che non mi pare sia il caso tuo con Marx.
Engels nell'Antiduring (che faresti bene a leggere) afferma l'esatto contrario della tesi singolare che esponi.
Tu dici che quella del capitale non è "violenza", ma mera forza, mentre la violenza sarebbe solo quella rivoluzionaria. Ebbene: Engels sviluppa la tesi opposta — tesi che, per altro, fa venire l'orticaria agli economicisti. Ovvero: che la violenza delle classi dominanti ha un ruolo decisivo nella costituzione delle formazioni sociali e, ad un certo punto, dice apertamente che è condizione dell'affermarsi del modo capitalistico di produzione.
Ognuno ha la facoltà di raccontarsi storie, di ricorrere a diavolerie concettuali, di dire corbellerie, che so, che alla Diaz non ci fu violenza, o che i versaillesi che schiacciarono nel sangue la Comune parigina non fecero violenza ma... usarono la forza (sic!).
Costui dovrà accettare però il rischio che chi lo ascolta lo consideri o un capzioso, o meglio, uno svitato.
Moreno Pasquinelli
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