tag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post8681905112286642989..comments2023-06-22T10:30:27.914+02:00Comments on sollevazione: CHI ERA DAVVERO KEYNES? di Michael RobertsSOLLEVAZIONEhttp://www.blogger.com/profile/06518274623438799369noreply@blogger.comBlogger11125tag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-40108121925364593052018-11-06T16:28:50.144+01:002018-11-06T16:28:50.144+01:00Aggiungo. Fare il pelo e contropelo alla proposta ...Aggiungo. Fare il pelo e contropelo alla proposta di Mitchell è un evidente fuori tema rispetto a questo articolo. L'ho tirato in ballo solo per la sua critica a Keynes, che mi sembra ragionevole, aggiungendo che se pure mi piace la sua critica ho invece molti dubbi sulla proposta. Non vedo l'utilità di spostare la discussione su un altro argomento.<br /><br />Il soggetto qui non è Mitchell ma Keynes, il punto è capire se possa essere utile darne una rilettura critica per capire cosa ha fatto è perché, per capire cosa manca e cosa dovremmo far noi. Del resto se la proposta di Keynes a Bretton Woods risultò perdente forse è perché era storicamente irrealistatica, anzi velleitaria.<br /><br />GiovanniAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-76153078941544693802018-11-06T15:33:41.039+01:002018-11-06T15:33:41.039+01:00Le risposte dettagliate punto per punto, specialme...Le risposte dettagliate punto per punto, specialmente nei periodi di transizione, non le ha mai nessuno. Si può solo andare andare per tentativi. Anche ricondurre tutto a dettagliatissime risposte è un pretesto, e pure un po' disfattista. Tipico fra l'altro di chi pensa di saper le cose e che gli altri non le vogliano capire.<br /><br />In fondo anche una parte delle proposte di Marx si è rivelata velleitaria ma non per questo dobbiamo buttar via Marx. Però non tutte le critiche a Marx sono necessariamente segno di complicità con il capitalismo e non tutte le critiche a Keynes possono essere ricondotte alla mentalità sinistrata.<br /><br />GiovanniAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-15053202252277536502018-11-06T15:33:15.587+01:002018-11-06T15:33:15.587+01:00Le risposte dettagliate punto per punto, specialme...Le risposte dettagliate punto per punto, specialmente nei periodi di transizione, non le ha mai nessuno. Si può solo andare andare per tentativi. Anche ricondurre tutto a dettagliatissime risposte è un pretesto, e pure un po' disfattista. Tipico fra l'altro di chi pensa di saper le cose e che gli altri non le vogliano capire.<br /><br />In fondo anche una parte delle proposte di Marx si è rivelata velleitaria ma non per questo dobbiamo buttar via Marx. Però non tutte le critiche a Marx sono necessariamente segno di complicità con il capitalismo e non tutte le critiche a Keynes possono essere ricondotte alla mentalità sinistrata.<br /><br />GiovanniAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-30977742372902179782018-11-05T18:15:39.127+01:002018-11-05T18:15:39.127+01:00Giovanni, prendere una parte del discorso altrui, ...Giovanni, prendere una parte del discorso altrui, estrapolandolo dal resto e mutandone in sostanza il significato, è un pretesto evidente.<br />In compenso vedo che ti sei guardato bene dal rispndere nel merito delle questioni da me sollevate, che per comodità del lettore e dell'interlocutore ho suddiviso in punti. <br /><br />Quindi non so proprio cosa dirti.<br />Se le cose le volete capire, bene. Altrimenti fate come volete.<br />Leo Pistonenoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-20366065094806640982018-11-05T18:14:58.181+01:002018-11-05T18:14:58.181+01:00Giovanni, prendere una parte del discorso altrui, ...Giovanni, prendere una parte del discorso altrui, estrapolandolo dal resto e mutandone in sostanza il significato, è un pretesto evidente.<br />In compenso vedo che ti sei guardato bene dal rispndere nel merito delle questioni da me sollevate, che per comodità del lettore e dell'interlocutore ho suddiviso in punti. <br /><br />Quindi non so proprio cosa dirti.<br />Se le cose le volete capire, bene. Altrimenti fate come volete.<br />Leo Pistonenoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-73033371401289985762018-11-05T16:30:29.437+01:002018-11-05T16:30:29.437+01:00Un bellissimo articolo che smaschera e rende pales...Un bellissimo articolo che smaschera e rende palese, in modo trasparente e compiuto, le vere motivazioni che hanno condotto la sinistra keynesiana e i suoi satrapi ad essere, perché divenuta e percepita come stampella dei dominanti, espulsa dal cuore delle persone che soffrono e dalla scena politica nazionale e mondiale. In uno dei punti salienti dell’articolo si afferma: “questo perché il capitalismo è un modo di produzione guidato dal profitto superfluo; dallo sfruttamento e non dalla cooperazione e ciò genera contraddizioni inconciliabili che non possono essere risolte dalla “macro-gestione tecnica” dell’economia. Possono essere risolte solo sostituendo il capitalismo”. In un altro passaggio si denuncia che nonostante quanto sopra riportato “il mito di Keynes, radicale e rivoluzionario, è preservato e promosso dalla sinistra keynesiana che continua a influenzare il movimento operaio (in particolare i suoi leader) come l’alternativa al neo liberalismo, all’austerità, all’economia di mercato e la spiegazione di questo viene fornita da Geoff Mann tratta dal suo libro “sul lungo periodo siamo tutti morti” dove afferma che Keynes governa a sinistra perché offre “una presunta terza via tra rivoluzione sociale e la barbarie” per lei molto più comoda e sicura da percorrere, anche se non conduce da nessuna parte e lascia il tempo che trova, perché non la costringe a dover rischiare e scegliere ritenendo che per lei anche la scelta della strada della rivoluzione sociale sia troppo estrema e pericolosa “la rivoluzione è rischiosa e potremmo andare giù con lei – la sinistra vuole la democrazia senza il populismo, vuole una politica di trasformazione senza i rischi della trasformazione, vuole la rivoluzione senza rivoluzionari”; una sinistra priva di valori e di radici che è disposta e/o si rende disponibile ad alzare delle barricate contro il sistema solo quando è certa che queste saranno realizzate usando solo la “mobilia degli altri”. Contro questa opzione e visione politica, lentamente ma inesorabilmente, sta prendendo corpo un numero sempre più crescente di persone che hanno maturato la convinzione e determinazione che sia giunta, e non più rinviabile, l’ora di dare forma e sostanza ad una sinistra alternativa oggettivamente anticapitalista che liberatasi finalmente dell’illusione di poter utilizzare (anche solo tatticamente) la falsa arma dell’utopia keynesiana sarà in grado di portare e condurre quell’attacco frontale necessario per combattere e abbattere i principi e i valori liberali che stanno alla base e a sostegno dell'etica e dello spirito capitalista.<br />pasquino55pasquino55noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-66710483835192089182018-11-05T15:28:41.565+01:002018-11-05T15:28:41.565+01:00Se le "politiche keynesiane elementi del gene...Se le "politiche keynesiane elementi del genere non li toccano proprio" allora vuol dire che c'è un vuoto che si dovrebbe cominciare a riempire, almeno tentativamente. Oppure no?<br /><br />Le critiche di Mitchell saranno pure velleitarie (ed aggiungerei anche economiciste), io stesso ho scritto che "siccome non dicono come lo faranno chissà perché io ho una certa idea sul come andrebbe finire", però almeno questo sforzo di riempire quel vuoto lo fanno. Dunque io apprezzo il suo sforzo, sono molto perplesso sulla soluzione che propone, ma ben venga lo sforzo.<br /><br />Certo non trascuro il fatto che da ciascuno di questi sforzi nascono varie sette, il PLGisti, gli RdCisti e tutti gli altri, ognuna con la sua presunzione di detenere "la verità". In fondo anche questo, per quanto triste, è inevitabile. Il tuo giudizio mi sembra indulgente verso Keynes e più sferzante verso Mitchell ma questo è possibile solo perché Keynes questo sforzo non lo fa, visto che "politiche keynesiane elementi del genere non li toccano proprio", mentre invece Mitchell prova a farlo. Chi non fa non sbaglia, solo chi fa può sbagliare.<br /><br />Infine, fra gli "squilibri economico-commerciali tra i diversi stati" passano anche i conflitti geopolitici ed i rapporti di forza all'interno di questi. Tali squilibri non si riescono a riequilibrare proprio perché questi rapporti sono in via di progressiva disgregazione a causa del più o meno lento declino della potenza unipolare statunitense. Lo sblocco di questo punto, che in un modo o nell'altro prima o poi arriverà, ci porterà dentro una fase multipolare di accentuata conflittualità. Insomma, sono i primi lampi delle tempeste che verranno e che mi appaiono inevitabili, però in questo percorso bisognerà pure che qualcuno faccia lo sforzo di riempire quel vuoto di cui dicevo all'inizio di questo commento. Anche perché è solo all'interno di queste fasi di tempesta che si aprono gli spazi per poter cambiare qualcosa, dopo sarà troppo tardi.<br /><br />GiovanniAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-63067180894689943852018-11-05T14:38:47.842+01:002018-11-05T14:38:47.842+01:00Mitchell nella sua critica è velleitario almeno qu...Mitchell nella sua critica è velleitario almeno quanto il sinistrato bandiere al vento.<br />Per il semplice motivo che<br />-1 nessuno e tantomeno lui è stato capace di stabilire quale differenza ci sia, nei fatti, tra programmi di lavoro garantito e lavoro obbligatorio. Men che meno è dato sapere quale sia la soglia che separa il primo dal secondo.<br />-2 in una crisi irreversibile di domanda come quella che viviamo, riesce alquanto difficile stabilire cosa si potrebbe far fare a tutta questa gente. Si, ci sono i soliti discorsi di manutenzione e cura del territorio, servizi agli anziani eccetera. Ma se in un contesto come quello attuale di saturazione dei mercati di merci e servizi non vogliamo ridurre masse che superano il 30% della popolazione a un esercito di stradini, giardinieri e badanti, non resta molto altro dal mettere tutti a scavare buche e poi richiuderle. A quel punto, allora, meglio buttare soldi dall'elicottero. Non si vanno a cercare genialate improbabili, su cui c'è sempre il piddino di turno che trova il modo di speculare e rendere di fatto la realtà di certe politiche del tutto contraria alle intenzioni con cui le si è promulgarte, sovvertendone il significato e soprattutto gli esiti. Oltretutto si risparmiano risorse, che potranno esere destinate a rendere ancora più efficace il meccansmo di redistribuzione. <br />-3 non tiene conto delle dinamiche attuali che ormai hanno quasi del tutto spostato i meccanismi di accrescimento dei capitali dalla produzione di merci, con tutti i rischi e le contrarietà che essa comporta, alla speculazione pura. Più redditizia ma che soprattutto si sbarazza di tutte le incertezze insite nel rapporto con la forza lavoro, l'imprevedibilità dei mercati eccetera. Per non parlare dell'inquinamento, a parte la carta straccia che si produce allo scopo.<br />-4 neppure è in grado di prospettare una via di uscita dalla tendenza al continuo abbassamento dei salari, che in ultima analisi rende del tutto superfluo, o meglio privo di significato, qualsiasi programma di piena occupazione.<br /><br />Le politiche keynesiane elementi del genere non li toccano proprio, per un motivo semplicissimo: si limitano a stabilire un contesto generale, quello appunto della cancellazione degli squilibri economico-commerciali tra i diversi stati, in cui i meccanismi dellì'iperliberismo attuale non avrebbero più senso alcuno. Dato che a nulla servirebbe praticare politiche austeritarie e ridurre le masse lavoratrici in povertà, per poi vedersi sistematicamente azzerare qualsiasi vantaggio che ne possa derivare.Leo Pistonenoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-68079019775442714442018-11-05T13:21:27.837+01:002018-11-05T13:21:27.837+01:00In effetti attribuire a Keynes gli sviluppi finali...In effetti attribuire a Keynes gli sviluppi finali di Bretton Woods come fa questo articolo è abbastanza scorretto. Tuttavia il punto importante per noi sono le ricadute di una eventuale applicazione alla nostra attuale situazione delle sole politiche economiche keynesiane, politiche basate su un generico aumento della domanda di lavoro tramite un intervento diretto dello stato limitato a certi settori e con un deficit sul quale comunque si dovrà rientrare in futuro.<br /><br />Se la critica a Keynes viene non solo dai vari e fanciulleschi sinistrati ma anche da altri economisti come Mitchell, che certo non possono essere definiti né hayekiani né sinistrati, allora forse una riflessione è legittima ed anche necessaria. Certo poi voglio vedere come la proposta dello stesso Mitchell del PLG si realizza. Essi si impegnano a garantire un allocazione al lavoro a tutti quelli che ne fanno richiesta, ciò significa che se ricevono sei-milioni-ed-uno domande di lavoro devono allocarli tutti e sei-milioni-ed-uno senza escluderne nessuno, siccome non dicono come lo faranno chissà perché io ho una certa idea sul come andrebbe finire. E le politiche keynesiane propongono addirittura meno di questo, centrare la riflessione su questo punto mi sembra ragionevole.<br /><br />GiovanniAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-5042409168068954532018-11-05T11:48:49.186+01:002018-11-05T11:48:49.186+01:00Occorrerebbe ficcarsi in testa che l'economia ...Occorrerebbe ficcarsi in testa che l'economia è la materia che studia i capitali.<br />Pertanto non è possibile trovare un economista che sia del tutto indipendente dalla loro logica di produzione e accumulazione.<br />Neppure Keynes poteva esserlo, ovviamente. Meno che mai in un'analisi assolutistica del suo pensiero.<br />Ciò non toglie che nei confronti dell'accezione estremistica dell'oltranzismo Hayekiano oggi imperante, la visione che Keynes portò a Bretton Woods e risultò perdente, quindi è del tutto scorretto attribuirgli gli assetti attuali a livello economico e i meccanismi con cui operano, sia quanto di più vicino al socialismo nei rapporti tra stati. Proprio per la sua idea di riequilibrare i disavanzi nella bilancia dei pagamenti (Bancor), che se lasciati liberi di accumularsi o addirittura si predispone un'architettura istituzionale atta a favorirli quanto più possibile, come avviene oggi nella stessa UE, producono in breve gli effetti che abbiamo sotto gli occhi e dei quali ancora non conosciamo le conseguenze ultime.<br />Durante lo scorso secolo furono due guerre mondiali devastanti, un intero continente e altri paesi sparsi totalmente rasi al suolo, con il sacrificio di intere generazioni, cancellate dalla violenza del conflitto. Oltre al definitivo radicarsi delle dinamiche di dominio globale che pure fuorno la causa prima di quei conflitti.<br />La differenza è che oggi le armi a disposizione sono infinitamente più efficaci e lo strapotere di chi del capitale ha il controllo non è più neppure paragonabile a quello di 70 o 100 anni fa.<br /><br />Pertanto, seguire l'atteggiamento tipico dell'antifa, che rifiuta a priori tutto quanto non combaci a perfezione con la sua visione del mondo fanciullesca, fatta di bandiere rosse gioiosamente sventolanti che casualmente non trova corrispondenza alcuna nella realtà dei fatti e ne fa un mero dissociato, conduce in ultima analisi a fiancheggiare le posizioni di Von Hayek, in quanto critiche nei confronti del Keynesismo, e dunque a favorire quella corrente e gli interessi da cui muove. Proprio come il sinistrato attuale fa regolarmente gli interessi della finanza globalizzata e ne condivide parole d'ordine e finalità, credendo invece di combatterla. <br />Se invece si ha intenzione di costruire un'alternativa alla dittatura del liberismo ordinamentale che oggi domina incontrastata e non sia una mera enunciazione di velleità, occorre trovare una base concreta da cui sviluppare un modello di solidarietà, condivisione e sviluppo di una nuova coscienza di equità sociale. <br />In quest'ottica credo che ancora oggi sia difficile trovare qualcosa di meglio del pensiero Keynesiano.<br /><br />Certamente è il frutto di concezioni capitaliste, ma forse sarebbe il caso di rammentare che oggi ci troviamo in una fase in cui il capitalismo, inteso oltretutto nella sua accezione più estremista, sta trionfando dappertutto. <br />Non tenere conto di questo sarebbe solo un velleitarismo bambinesco, appunto male endemico di quello che è stata la sinistra e nei fatti l'ha condotta a essere un concetto del tutto impraticabile.Leo Pistonenoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-33738537130009747552018-11-03T18:38:13.339+01:002018-11-03T18:38:13.339+01:00Articolo interessante, non sapevo che cambiasse id...Articolo interessante, non sapevo che cambiasse idea i maniera così volatile. Però dice:<br /><br /><i>1) "stabilire un volume aggregato di produzione il più vicino possibile alla piena occupazione"</i><br /><br />e poi prosegue<br /><br /><i>2) "Quindi una volta ottenuta la piena occupazione, possiamo fare a meno della pianificazione"</i><br /><br />In realtà è anche peggio di così, se le parole in (1) sono esatte lui non vuole affatto ottenere la piena occupazione come detto in (2), ma solo arrivarci "il più vicino possibile". Frase ambigua, non significa nulla di preciso ma esclude proprio il raggiungimento effettivo della piena occupazione. Vista la facilità con cui cambiava idea che significato possiamo dargli noi? Significa: generiamo domanda di lavoro tale da raggiugere un effettitiva situazione di quiete sociale ma stiamo bene attenti a non andare oltre neppure di un millimetro.<br /><br />Del resto è anche interessante l'articolo dell'economista MMT Bill Mitchell (<a href="https://www.retemmt.it/le-radici-della-mmt-non-stanno-keynes/" rel="nofollow">1</a> e <a href="https://www.retemmt.it/le-radici-della-mmt-non-stanno-keynes-2/" rel="nofollow">2</a>) che dice (grassetto mio):<br /><br /><i>"Ma per me il vero punto di scontro con Keynes è la sua visione che <b>il deficit fiscale dovesse essere in equilibrio nell’arco di un ciclo economico</b> e che questo consentirebbe allo Stato di ripagare il debito contratto negli anni di deficit. <b>Quella visione – da allora – ha vanificato il pensiero progressista</b> da allora ed è antitetica rispetto alla MMT."</i><br /><br />Dunque Keynes non era neppure contrario al pareggio di bilancio, ma voleva un pareggio di bilancio nell'arco del ciclo economico, mentre la MMT vorrebbe <i>"avere continui deficit fiscali in tempi normali"</i> (poi bisogna vedere se e come riesce politicamente ad ottenerlo, ma questa è un altra storia) ed essere subordinati al raggiungimento effettivo della piena occupazione garantita.<br /><br />Bisogna però ricordare che anche la MMT è una teoria che si muove esclusivamente all'interno della sfera economica come se questa potesse essere analizzata in separata sede rispetto ai processi politici. Inoltre non si può certo escludere che essa voglia fare la stessa cosa di Keynes, salvare il capitalismo da sé stesso, ma con un approccio diverso: tenergli i lavoratori in caldo con un sottolavoro temporaneo e sottopagato permanente disponibile finanziato (di transizione al privato dice Saint Warren, non scordiamocelo mai) con tutto il deficit che questo richiede.<br /><br />Certo è pur sempre meglio di Keynes, che la piena occupazione di fatto voleva solo sfiorarla, ed evidenzia i punti negativi e dubbi del suo approccio ma la diffidenza, anche nel caso della MMT, resta sempre giustificata.<br /><br />GiovanniAnonymousnoreply@blogger.com