tag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post7295264720664935739..comments2023-06-22T10:30:27.914+02:00Comments on sollevazione: MPL-DIBATTITO (4): VERSO L'ASSEMBLEA DEL 4-5 FEBBRAIOSOLLEVAZIONEhttp://www.blogger.com/profile/06518274623438799369noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-29937469730766195982012-01-12T10:18:35.980+01:002012-01-12T10:18:35.980+01:00Cito di nuovo Husson: "è infatti la compressi...Cito di nuovo Husson: "è infatti la compressione dei salari, altrimenti detto l'accaparramento di una parte crescente del plusvalore da parte della finanza, che ha condotto all'enorme accumulazione di debiti che ha condotto alla crisi. E`questa la vera base materiale di questa crisi.<br /> L'alternativa passa in particolare attraverso una vera riforma fiscale che annulli i regali fatti da anni alle imprese e ai ricchi. Essa implica pure, in un modo o in un altro, l'annullamento del debito. Tra il debito e gli interessi sociali maggioritari l'incompatibilità è totale. Non può esserci esito progressista alla crisi senza rimettere in questione questo debito, che sia sotto forma di insolvenza o di ristrutturazione.<br /> D'altra parte, un certo numero di paesi arriveranno all'insolvenza, e perciò è tanto più importante anticipare questa situazione e dire come essa dovrà essere gestita."<br /><br />Secondo me c'è molto di più, ad es. il massiccio trasferimento transnazionale e transcontinentale di titoli spazzatura verso soggetti deboli, sia pubblici che privati, si configura come vera e propria truffa finanziaria al di fuori di ogni collocazione politica dello scontro, e per questo un audit vero ad ampio spettro sulla formazione del debito è essenziale (è solo un esempio, c’è molto altro di degenerato nella prassi della finanziarizzazione dell’economia).<br />La sovrapposizione delle problematiche “tecniche” e “politiche” è il primo nodo da sciogliere, quello che genera il caos nichilista che ha reso impotente la politica e la comprensione popolare degli eventi.<br /><br />Partire dal rifiuto della moneta unica è come una scorciatoia per eludere il problema, per confondere il fine con lo strumento, non aiuta le masse a chiarirsi le idee, oltre che subirne le conseguenze di breve termine.<br />E’ chiaro che Maastricht salta, indipendentemente da tutto. Per questo la sua alternativa va costruita con la maggior forza possibile, anche logica, per sottrarla alle stesse forze che l’hanno imposta 20 anni fa.<br /><br />Alberto ContiAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-56599310120850610882012-01-11T18:51:32.584+01:002012-01-11T18:51:32.584+01:00Alcune obiezioni sono serie, altre sono vere e pro...Alcune obiezioni sono serie, altre sono vere e proprie sciocchezze.<br />La questione dell'uscita dall'euro, come ogni altra decisione di politica economica [sottolineo: prima politica e poi economica], richiede una duplice analisi. La prima teorica, la seconda empirica. L'uscita è una questione, come tutte le altre decisioni di politica economica, controversa. <br />Ogni atto politico è controverso, ovvero dipende da chi lo fa, per quale finalità lo fa, come lo fa. Restare al piano accademico, o dell'astrazione econometrica, non ci fa fare un passo avanti. <br />Gratta gratta, il sostrato del ragionamento pro-euro, è un realismo forzoso, per cui ogni ogni rettifica dell'esistente, porta rischi, o meglio più costi che ricavi.<br />Ma da quale punto di vista? Figuriamoci se a certi accademici gli si dice che un'economia razionalizzata sulla base di un piano generale è preferibile a quella di mercato. Ti dicono che riporti la società all'età della pietra.<br />La base di tutto è la produzione reale, la massa di ricchezza sociale complessiva, ciò che è necessario alla società per riprodursi e il sovrappiù. Di qui la centralità delle forze produttive disponibili e il loro grado di produttività effettiva.<br />Se produci meno del tuo competitor, se la ricchezza che sforni è minore, se la tua produttività è più bassa, o soccombi, o ti proteggi con le misure adeguate.<br />Qui è il busillis. La sovranità monetaria è solo uno di questi mezzi di protezione, niente di più. Altro che le fanfaluche della MMT o sul signoraggio.<br />Last but not least: l'uscita dall'euro è per noi solo un elemento di una piattaforma generale, una delle misure per fuoriuscire dal capitalismo.<br />te la immagini tu una società socialista che resta nella Ue, che rispetta Maastricht e che usa l'euro?<br />Tranquillo: avremo modo di precisare come si deve, ma senza farci spaventare dalla pseudo-scienza della crematistica borghese<br />Moreno PasquinelliSOLLEVAZIONEhttps://www.blogger.com/profile/06518274623438799369noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8331350360694748810.post-49861386411144312732012-01-11T16:47:51.366+01:002012-01-11T16:47:51.366+01:00http://www.sinistrainrete.info/europa/1767-michel-...http://www.sinistrainrete.info/europa/1767-michel-husson-uscire-o-non-uscire-dalleuro.html<br /><br />Estratto:<br /><br />"... Come ben sintetizza Özlem Onaran[i]: «Emerge un consenso tra le forze anticapitaliste europee intorno a una strategia basata su quattro pilastri: 1) resistenza alle politiche d’austerità: 2) radicale riforma fiscale e controllo dei capitali; 3) nazionalizzazione/collettivizzazione delle banche sotto controllo democratico; 4) audit del debito sotto controllo democratico, seguito dall’eventuale default [sospensione del pagamento].<br />Quale sarebbe il vantaggio dell’uscita dall’euro? Il principale argomento è che questo renderebbe possibile la svalutazione della nuova moneta, il che restituirebbe competitività al paese interessato. Restituirebbe alla Banca centrale la possibilità di emettere moneta per finanziare diversamente il proprio passivo. I più pessimisti vi vedono un modo per reindustrializzare l’economia, attendere una crescita più elevata e creare posti di lavoro.<br />La fusione di monete nazionali all’interno dell’euro ha sottratto una variabile essenziale di aggiustamento, il tasso cambiario. I paesi la cui competitività-prezzi arretra non hanno altro strumento, nell’attuale quadro europeo, se non il blocco dei salari e la corsa all’indebitamento. Questo è vero, ma non elimina l’incoerenza dello scenario dell’uscita dall’euro......<br /><br />.....L’uscita dall’euro, quindi, dovrebbe riguardare solamente un limitato numero di paesi. Si tratta dunque di una soluzione nazionale di non collaborazione, in cui un paese cerca di guadagnare quote di mercato sui suoi partner commerciali. La svalutazione, però, fa aumentare i prezzi delle importazioni, il che si ripercuote sull’inflazione interna e può in parte annullare quanto guadagnato in competitività sui prezzi all’esportazione. L’economista Jacques Sapir, che ha previsto un piano di uscita dall’euro per la Francia,[ii] ammette che «l’inflazione imporrebbe regolari svalutazioni (ogni anno od ogni anno e mezzo)» per mantenere costante il tasso di cambio effettivo. Questo equivale ad accettare una spirale inflazionistica all’infinito. La competitività di un paese si basa su elementi materiali: gli incrementi di produttività, l’innovazione, la specializzazione industriale, ecc. Pensare che la manipolazione dei tassi cambiari possa bastare a garantire la competitività è ampiamente illusorio. È il motivo per cui, grosso modo, non esiste alcuna esperienza di svalutazione che non si sia tradotta in aumentata austerità, che ricade alla fine sui lavoratori. Perché la svalutazione possa servire a realizzare una diversa ripartizione dei redditi e un altro sistema di crescita occorrerebbe che fossero stati trasformati a fondo i rapporti di forza sociali. Fare dell’uscita dall’euro l’elemento preliminare equivale quindi a invertire le priorità tra trasformazione sociale e tasso di cambio. Si tratta di uno slittamento particolarmente rischioso. Nel suo documento, Jacques Sapir mette in risalto come la «nuova moneta dovrebbe allora venire inserita nei cambiamenti di politica macroeconomica e istituzionale […] se si vuole che dia i risultati auspicati». Tra i cambiamenti, egli cita un recupero dei salari, la perpetuazione dei sistemi sociali, il rigoroso controllo dei capitali, la requisizione della Banca di Francia, il controllo dello Stato sulle banche e le assicurazioni. Ma tutte queste misure dovrebbero essere state imposte prima ancora del progetto di uscire dall’euro.<br />Un governo di trasformazione sociale commetterebbe, del resto, un terribile errore strategico se partisse dall’uscita dall’euro, perché così si esporrebbe a tutte le misure di ritorsione.<br />Politicamente, c’è il rischio assai grande di offrire legittimità da sinistra ai programmi populisti...."<br /><br />Aver le idee chiare non vuol dire necessariamente essere saggi. Per questo mi piacerebbe di più un CLN che un partito.<br /><br />Alberto ContiAnonymousnoreply@blogger.com